Giusto, però…

Giusto, efficace. Una doppia pagina su Repubblica che sconcerta e colpisce.

Se però, sulle copertine (e all’interno) dei supplementi femminili, non ci fossero quasi esclusivamente bambine anoressiche sarebbe anche meglio.

P.S. (25 settembre 2007) Confesso che, dopo aver letto l’articolo qui sotto, ho un po’ cambiato idea sul modo in cui si presenta il problema. Però la mia posizione sugli inserti femminili rimane valida.

Lo spettacolo (horror) dell’anoressica
Ida Dominijanni
«Mi sono nascosta e coperta per troppo tempo, adesso voglio mostrarmi senza paura, anche se so che il mio corpo ripugna. Voglio guarire perché amo la vita e la ricchezza dell’universo e spero che la mia foto shock sia di aiuto a chi è caduto nella trappola da cui io sto cercando di uscire». Ci affidiamo alla parola di Isabelle Caro, francese, 27 anni, un metro e sessantacinque di altezza per un peso oscillante fra i 25 e i 40 chili, per deglutire l’ultimo proiettile scagliato da Oliviero Toscani sull’immaginario collettivo con la sua mega-pubblicità, tre metri per sei, ovunque affissa e pubblicata (ma non sul «Corsera», che l’ha rifiutata), contro l’anoressia. Contro? La pubblicità, si sa, parla una lingua subliminale. Che la politica, anche questo si sa, non sa parlare e non sa leggere. Sì che non ci sentiremmo proprio di accodarci all’ottimismo pedagogico della ministra Livia Turco (committente di Toscani per un’altra pubblicità, stavolta guance rosee e sorriso smagliante, sulla salute), certa che la foto esangue e nuda di Isabelle Caro «possa aprire efficacemente un canale comunicativo originale e privilegiato, idoneo a favorire una assunzione di responsabilità verso il dramma dell’anoressia». Tanto meno ci rassicura il plauso della premiata ditta Dolce & Gabbana, per la quale ditta in pubblicità tutto fa brodo, dallo stupro di gruppo al corpo anoressico, purché serva a épater le bourgeois. E ci pare invece più sensata la preoccupazione di Fabiola De Clerq, ex anoressica a sua volta e fondatrice dell’associazione per la ricerca sull’anoressia, che la foto di Toscani possa sortire l’effetto contrario di scatenare in chi la guarda una insana gara per la magrezza. La pubblicità non è un comunicato politico e l’inconscio non funziona come una sezione di partito (quando c’erano). E l’anoressia, che non è un disturbo dell’alimentazione ma una sofferenza dell’inconscio, non la si può aggredire a suon di campagne pedagogiche di stato, né di grancasse mediatiche. C’era già toccato meno di un anno fa, di sorbirci una santa alleanza fra governi (italiano, inglese, argentino, spagnolo, tutti di centrosinistra), stilisti, produttori e venditori di moda, improvvisamente uniti dalla guerra alla taglia 38 e da un’accorata premura per tutte quelle ragazze vittime del sistema della moda (cioè degli stessi stilisti produttori e venditori): nel frattempo non c’è parso di vedere sfilare in passerella le taglie 46 e 48. Sugli effetti della campagna di Toscani, l’unico a essere almeno fedele a se stesso, sospendiamo il giudizio, ma di una cosa si può essere certi, che da stasera sulle anoressiche ricomincerà la grande abbuffata di prediche in tv officiate da Vespa, con esperti di ogni risma pronti a sentenziare questo e quell’altro pur di ammutolire, ancora una volta, il sintomo anoressico e quello che esso manda a dire: contro l’opulenza vincente del consumo e del potere, contro l’imperativo ad avere che uccide il desiderio di essere, contro l’estetica televisiva delle curve rifatte al silicone… E chi non vorrà partecipare all’abbuffata, potrà sempre consolarsi con le misure di miss Italia, o comprandosi un vestito del marchio sponsor della foto di Isabelle. (il Manifesto, 25-09-207)

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09 2007

1 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    C’è troppa strumentalizzazione sulla figura femminile, sempre. Grazia



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