Bella! No, brutta! No…

Sono rare, ma capitano. Parlo delle cortesie inattese, spontanee, non richieste. Così, quando una CES [vedi qui] ti scrive che ha molto apprezzato la (tua) edizione italiana di un suo libro, senti di aver fatto un buon servizio a te stesso, all’autore e anche ai lettori. Anche perché gli ultimi due spesso non sanno che hai fortissimamente voluto quella copertina e quel titolo e li hai difesi contro le onnipresenti perplessità. Nulla, infatti, è più discutibile (o discusso) di una copertina. Ci sono quelli che «il grigio non mi piace», quelli che «non mi dice niente» e persino quelli che «scusa, ma è proprio brutta…» Per non parlare dei titoli. Rido moltissimo quando leggo certi post in cui i lettori si lamentano perché il titolo originale è stato reso in maniera diversa, cioè non tradotto letteralmente. Credono forse che non ci piacerebbe «portare di peso» un titolo da una lingua all’altra? Non sarebbe più semplice e diretto? E invece talvolta (spesso) non funziona proprio. Perché ogni lingua ha il suo suono e i suoi significati. Un esempio al volo: se andate su Amazon.com, scoprirete che uno dei libri più venduti in America s’intitola The quickie. È un thriller, beninteso. Allora, come lo intitolereste? La sveltina? E dove lo metterebbe il libraio un volume con un titolo così?

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10 2007

2 Commenti Commenta ↓

  1. marghe #
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    C’è da considerare anche il caso in cui il titolo proposto per il libro non ha nulla a che vedere con il suo contenuto. Ti invito a controllare il libro della PIEMME di Jack Whyte LA DONNA DI AVALON, uno dei romanzi del ciclo arturiano. Leggi il titolo e pensi strano che Whyte che interpreta Artù in chiave tiri in ballo Avalon. Leggi il riassunto in cui ti spiegano che il libro parla di Merlino e di sua moglie Cassandra barbaramente uccisa. Leggi il libro e scopri che non si parla di Avalon, non si parla di nessuna donna di Avalon, non si parla di Merlino e non si parla di Cassandra, ma di Uther, perchè questi argomenti sono stati già trattati nel romanzo precedente. Al ché penso sia normale chiedersi : ma questi signori il romanzo lo hanno letto o hanno tirato ad indovinare?
    Non credo nemmeno alla patetica scusa della svista dato che l’edizione acquistata è la terza proposta dalla PIemme per questa serie.

  2. catrionapotts #
    2

    Be’, gli abbagli ci sono sempre (e pure nei titoli originali, credimi), anche se, in questo caso, probabilmente si è tentato di cavalcare il successo di Marion Zimmer Bradley. Il fatto che il titolo non sia stato cambiato nelle edizioni seguenti alla prima ha molto senso per due motivi 1) Se il libro ha avuto 3 edizioni, vuol dire che è andato bene, e quindi “l’errore” del titolo non è stato determinante; 2) Cambiare titolo “in corsa” causa una lunga serie di problemi tecnici e pratici: come dici, per esempio, al lettore che ha già comprato quel libro che ha fra le mani lo stesso libro, soltanto con un titolo diverso?



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