Chi ha tempo (lo controlli meglio)

Si sa, gli scrittori sono artisti e spesso vivono in un mondo tutto loro. Ma, quando scendono nel nostro mondo, si può sapere che razza di percezione temporale hanno?

«Pioveva quando Billy parcheggiò l’auto davanti al vecchio palazzo. Marguerite scese e si riparò sotto il portone. Dopo cinque minuti, Billy la raggiunse.»
[Cinque minuti? Per chiudere la macchina e fare… quanti? Sette, otto passi? Figlio mio, fatti controllare le giunture o cambia scarpe.]

«Si fissarono per un minuto. Poi Marguerite scoppiò a piangere.»
[Provateci. Provate a fissare qualcuno per un minuto intero e a essere fissati di rimando. Anzitutto è un tempo eterno. E poi, dopo trenta secondi – massimo – scoppia la ridarella.]

Capitolo I

«Era ormai il tramonto e Marguerite si avviò alla fiera campestre…»
[seguono sedici pagine sulle vicende di Marguerite alla fiera]

Capitolo II

«Il sole rosseggiante stava lanciando i suoi ultimi bagliori, quando Marguerite scese dall’ultima giostra…»
[altre dieci pagine su altre vicende di Marguerite alla fiera]

Capitolo III

«La luce stava sbiadendo e nuvole rosa animavano il cielo. Marguerite le fissò, rapita…»

[Insomma: Marguerite sta alla fiera per tre ore abbondanti, si diverte un sacco, ma il povero tramonto deve rimanere sempre lì, fisso e impavido. Non c'è giustizia su questa Terra (né sul Sole, a quanto pare).]

Piccola consolazione: almeno l’autore non ha scritto «Marguerite le fissò per un minuto…»

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10 2007

14 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    «All’interno c’era il corpo di un uomo. Sembrava la brutta copia dell’omicidio di Allen Yoshida, un tentativo malriuscito compiuto in precedenza come prova generale. Rannicchiato nel baule dell’auto, appoggiato sul fianco destro, c’era il corpo di un uomo.»

    [scusa, non ho capito bene cosa ci fosse, e in che posizione.]

  2. admin #
    2

    Eh, il copia-incolla di Word fa brutti scherzi agli autori di lunga frase e agli editor stanchi…

  3. 3

    ma questa non è mica l’unica pe(e)rla!
    ne vuoi un’altra?

  4. admin #
    4

    Manda, manda… qualcosa resterà!

  5. 5

    Nicolas ebbe ragione del tappo nello stesso istante in cui Jean Paul Francis depositava sul sottopentola di sughero al centro del tavolo la teglia fumante di lasagne al pesto.
    «Ecco qui, si accomodi»
    Il suo ospite gli servì un’abbondante porzione di pasta fumante.

    [non posso scrivere un commento, sarebbe troppo lungo]

    infine, la mia preferita:

    Hulot si tolse la giacca e l’appese a un attaccapanni Thonet in faggio curvato a vapore, contro la parete di sinistra.


    credo che abbia dimenticato solo di dire: quanto sia stato pagato, dove e quando sia stato acquistato, quante altre giacche erano appese, oltre la sua. quante ne poteva ospitare, in totale; a che altezza si trovasse, perché sì, d’accordo, la parete di sinistra, ma ad altezza degli occhi, o sopra la testa? i dettagli, signora mia, i dettagli!

    scusa, è che ormai sono ossessionato da questo “libro”. :)

  6. admin #
    6

    Ma non c’è bisogno di chiedere scusa… Siamo qui per questo! Piuttosto è buffo come le “mode”, anche stilistiche, impieghino un bel po’ di anni ad arrivare in Italia. Qualche anno fa, non c’era romanzo medio americano che non avesse la stessa tiritera (il mobile X, la borsa Y, la penna Z) applicata a qualsiasi personaggio che entrasse in scena anche soltanto per dire: “Il pranzo è servito”. Qualcuno pensò addirittura a sponsorizzazioni occulte. Io, che sono più ingenua, pensai (e penso) invece a un tentativo di dare fisicità alla scena rappresentata, tentativo dettato dalla paura di essere troppo vaghi e quindi poco incisivi. Ma sono tanti gli autori (soprattutto americani) che non si sentono bene se non scrivono: “Pamela si alzò dalla sedia, fece tre passi verso la porta, appoggiò la mano sulla maniglia ed esercitò una leggera pressione verso il basso…” (NB: Pamela sta semplicemente andando a fare la spesa.) E gli autori “nostri” – con ritardo – si mettono a imitare pure quello…

  7. 7

    Ho le lacrime agli occhi dalle risate!

    comunque detesto le descrizioni troppo lunghe e dettagliate, mi fanno venire sonno. Quando l’autore impiega più di sei parole a descrivere qualcosa sorvolo e vado oltre. Come scrittrice rispecchio questo mio odio nelle descrizioni limitandole il più possibile lasciando che sia il lettore a crearsi il suo ambiente.

  8. 8

    marghe, guarda che io ho citato quello che tu non sai, ma forse è oggi il più grande scrittore italiano! mica pizza e fichi!

  9. 9

    per non parlare – soprattutto negli “americani” – di quei personaggi praticamente tarantolati che non fanno altro che strabuzzare gli occhi, sussultare, inarcare un sopracciglio, sbattere le palpebre, alzare le spalle, trattenere il fiato, sospirare, sbuffare, scuotere la testa, socchiudere gli occhi, schioccare le labbra, piegare la testa di lato… praticamente un ballo di San Vito.

  10. catrionapotts #
    10

    @ Laura: E altrimenti i traduttori che ci starebbero a fare? ;-)

  11. 11

    aggiornamento – a proposito di tempi:
    “Dopo venti vasche gli facevano male la schiena e le spalle” [...] “Alle sette e un quarto c’era solo lui nella piscina del centro sportivo, che aveva aperto alle sette”
    Riassumendo, il nostro eroe è arrivato alle sette, è entrato, si è cambiato, ha fatto venti vasche. Tutto in 15 minuti 15. Lo prendiamo in nazionale?
    NdT: ovviamente la piscina è olimpionica…

  12. catrionapotts #
    12

    Io lo soprannominerei “Spingi Gonzalez” ;-)

  13. 13

    Michele, non ho capito cosa volevi dire (sono in ritardo come un intercity) . ^__^

  14. 14

    eh, marghe, purtroppo non a molti è dato sapere.
    ma considerati fortunata, ché se non lo sai, vuol dire che non l’hai letto, e se non l’hai letto, non ti sei persa niente. :)



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