Penna e calamaio (VI)

Be’, insomma, direi che il più è fatto. Se hai letto qui e qui, sai cosa voglio dire. Non ci manca che la

Competenza Si articola in due fasi, da sviluppare in parallelo: la competenza esterna e quella interna. Su quella esterna c’è poco da dire, anzi c’è da dire soltanto un verbo: leggere. Leggi tutto quello che puoi, senza fermarti davanti a stili, forme e metodi espressivi. Leggi (o impara a leggere) un articolo, un quadro, una canzone, un film, un cartello stradale, un bugiardino, una vignetta… Leggi con vampiricità (sic!) ogni libro il cui argomento ti interessa anche soltanto un poco e, ogni tanto, anche qualche libro di cui magari non ti importa nulla, però che è stato letto da tutti (un libro altovendente, insomma). E non per copiare, ma per capire. Perché il tuo libro non finirà soltanto sui banchi delle librerie, ma davanti a un potenziale lettore la cui testa è (stra)piena di tutti quegli stimoli attraverso i quali tu sarai già passato/a con consapevolezza e competenza (acquisita). Anche se il tuo romanzo parla di Djedekheperu.
Pure la competenza interna si può riassumere in un unico verbo: scrivere. Sembra banale (o assurdo, a seconda dei punti di vista), ma è la realtà: molti dei manoscritti che ricevo rivelano al primo sguardo che l’autore/l’autrice non ha dimestichezza con la scrittura. Dimestichezza intensamente quotidiana, intendo. Non si nasce scrittori/scrittrici riempiendo le pagine e poi dicendo a se stessi/e: “Ho scritto un romanzo/un saggio”. Si scrive sempre, di molto e di tutto, sempre e comunque. E’ facilissimo perdere familiarità con la scrittura. Nel mio piccolo, lo noto spesso: se lascio passare, diciamo, un mese tra una bandella e la successiva, faticherò di più a scrivere la seconda. Appunti, lettere, liste, poesie, brani di romanzi destinati a morire: non importa. La scrittura e il pensiero della scrittura devono diventare (quasi) naturali.

Ci sarebbe moltissimo altro da dire, ma direi che i miei umili, banali consigli, per ora, possono fermarsi qui. Io non so se diventerai un autore/un’autrice di successo (la solita storia: se sapessi annusare il talento, sarei ricca e spaparanzata su una spiaggia dei Caraibi, eccetera eccetera). Ma credo di averti dato qualche elemento per riflettere su come si diventa un autore/un’autrice. I libri di barzellette, i romanzi scalcagnati, gli pseudo-saggi ci saranno sempre. E nessuno ti impedisce di inseguire fama e denaro giocando il tutto per tutto in quel senso. Ma se vuoi diventare un autore/un’autrice, la strada è un’altra. E, ti assicuro, chi lavora in una CE lo sa benissimo.

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03

03 2008

5 Commenti Commenta ↓

  1. koshka #
    1

    Il concetto di competenza non sarà mai troppo ripetuto.
    Purtroppo il fenomeno della “velina” o del “tronista” si è diffuso anche nell’editoria.
    La televisione ci insegna che si può diventare famosi anche senza avere delle doti particolari, meglio ancora se si è del tutto incapaci di qualsiasi disciplina applicata allo spettacolo.
    Perché imparare a ballare, cantare, recitare quando basta essere “personaggio” per apparire?
    Pensando alle lettere: perché leggere e studiare quando per essere pubblicati è sufficiente fare da hardware per la costruzione di un personaggio?

  2. 2

    Cat, vogliamo il tuo romanzo nel cassetto.

  3. Catriona Potts #
    3

    @ koshka Infatti. Se qualcuno ci vuole provare così, ci provi pure.
    @ ThePetunias E’ una battuta che facciamo spesso in CE (e credo in tutte le CE): se uno di noi diventasse un autore, sarebbe il più grande rompiballe mai annoverato nella categoria degli autori (vorrebbe seguire da vicinissimo ogni fase… fino all’ultima virgola). Quanto a me, non ci penso neppure, credimi :-D

  4. 4

    Mah, chissà se poi sarebbe proprio come dici. Franchini, per esempio, me lo danno come “tranquillo”. Sclavi, invece, pubblicò una decina di anni fa uno dei miei antiromanzi preferiti in assoluto (e se non l’hai letto te lo consiglio, sempre che si trovi ancora), “Non è successo niente”, in cui da ex redattore si divertiva ad assommare errori su incongruità, tanto strutturali quanto lessicali.
    Infine, sul crederti: ma figurati se ti credo :)

  5. Adel #
    5

    In altre parole, e con una puntina di adattamento, Cave ab scriptore unius libri. Rifletto anche sullo scrivere quotidiano. Sembra scontato ma io, per esempio, lo faccio pochissimo.Ho la ferma convinzione che pensieri e idee vadano automaticamente nello scompartimento appunti del mio cervello. Chissa’ perche’ poi visto che non li ritrovo mai.



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