Fischi o applausi

Non so voi, però io mi sto veramente scocciando delle cosiddette “recensioni”, siano esse di libri, CD o film. Mi sto scocciando perché è sempre più raro che un recensore prenda veramente posizione su quello che ha letto, visto o sentito. Non parlo neppure di quelle innumerevoli recensioni di libri che prendono la bandella e, senza “cucinarla” neanche un po’, la trascrivono pari pari (se avessi un centesimo per ogni volta che mi è successo….); parlo proprio delle recensioni “originali”, magari di firme autorevoli, che si limitano a raccontare o a descrivere e, alla fine, ti fanno esclamare: “E allora? Si può sapere cosa pensi tu di quel libro, di quel CD, di quel film?” Il vuoto assoluto. Un vuoto, che per di più, ha numerose sfumature: il vuoto marchetta (“Non avevo nessuna intenzione di parlare di questo, ma devo farlo”); il vuoto a furor di popolo (“Ne parlano tutti, quindi devo parlarne anch’io”); il vuoto di posizione (“Non ho niente da dire, però qualcosa devo scrivere”). E’ ovvio che il risultato non cambia: nel migliore dei casi, il lettore ne esce intoccato (ne sa come prima); nel peggiore, apprende cose che sarebbero dovute emergere dalla lettura o dalla visione (si becca degli spoiler, insomma). Insomma, non so voi, ma io preferisco veri fischi o veri applausi, magari anche di parte, magari anche segnati dai pregiudizi, ma, appunto, veri.

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10

03 2008

24 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    Passiamo tutti ad Anobii o similia, che lì di giudizi veri se ne leggono :)

  2. koshka #
    2

    Purtroppo lo stile italiano del giornalismo e della critica è sempre stato spacciato come “impersonale”.
    La “non presenza” della personalità dell’autore era considerata sinonimo di oggettività.
    Tale insegnamento ha fatto sì che, come è costume di questa Penisola, si desse sempre e comunque un colpo al cerchio e uno alla botte perché “teniamo famiglia” e un domani non si sa mai come potranno cambiare le sorti politiche, economiche e culturali del nostro paese per cui è meglio tenerseli tutti buoni.

  3. 3

    Liseuse: su anobii però si leggono anche un mucchio di luoghi comuni scritti da gente che magari quel libro lo ha letto, ma lo ha letto così male che era meglio se faceva dell’altro.

  4. 4

    per hobby recensisco dischi, lo faccio qui http://www.outune.net (si, è un messaggio promozionale). C’è chi s’incazza perché dico solo quello che ne penso, senza descrizione alcuna. La gente, si sa, è il miglior spettacolo gratuito del mondo, c’è chi in una recensione vuole riassunti e cronache.

    Ma soprattutto la critica è morta, si legge una recensione esclusivamente per sentirsi migliori visto che l’autore la pensa come te. Dato che il recensore non può pensarla come tutti, allora si limita a non avere un’opinione e parlare dell’ovvio.

    “un libro di tutto rispetto: bella copertina rossa che cela alla vista una cascata di emozionanti pagine di carta ricoperte di con fini simboli alfabetici rigorosamente neri.”

    Ci sono perversioni peggiori, alla fine.

  5. 5

    Cortellessa e Giovanardi stroncano o elogiano eccome. anche Ferroni. e, in genere, con cognizione di causa. ;)

  6. 6

    The Petunias: ma che vicini ti sei scelto? :)
    A parte gli scherzi, certamente che sì, io non ho detto che siano “buoni” giudizi, ho detto veri, intendendo sinceri.
    Naturalmente non me ne faccio niente di un “fico”, “bello bello” oppure un “che schifezza”, buttati così, magari quest’ultimo contro il mio autore preferito.
    Tuttavia, preferisco qualche giudizio di persone che reputo capaci di dare un giudizio (lo si capisce leggendone un paio) che una recensione di D’Orrorico. Anzi, il D’Orrorico nemmeno lo considero.

  7. 7

    Leggere una recensione per me è da anni diventata attività assai faticosa. Se ho già letto il libro, benone la recensione è puro divertimento interessato; altrimenti è un rischio. I critici ufficiali a volte: o non esprimono un parere o se lo fanno non sempre è basato unicamente sul testo (non sono completamente indipendenti) o raccontano troppo della trama come un amatore qualsiasi. I lettori che esprimono un parere a volte: o raccontano particolari fondamentali o s’incartano non accettando di scrivere soltanto “mi è piaciuto, perché è un bel libro” (non ci sarebbe nulla di male) non riuscendo a trasporre le proprie emozioni. Complessivamente preferisco le impressioni dei lettori che quasi sempre sono (o appaiono) oneste.

    Anobii era troppo lento e aveva una gestione dei nomi e dei titoli del tutto insoddisfacente (è un po’ di tempo che non lo apro). Per quanto riguarda il parere di un lettore sconosciuto, a me manca un poco il “contesto” del lettore stesso (preferisco quindi una ricerca in blogosfera in modo da farmi una impressione del blogger/lettore: la recensione è inglobata in un personale contesto digitale, seppur ridotto).

    Inoltre, per quella che è la mia insignificante esperienza nel digitare di libri, più è piccola la casa editrice in rapporto a una impressione di lettura personale e più il rischio di ricevere email e/o post denigratori aumenta esponenzialmente (oltre a tanti complimenti). Mi sono fatto l’impressione che l’editoria (e la letteratura) sia come un branco di iene in una terra desolata: gli individui ai margini della gerarchia (del mercato) sono affamati, incattiviti e sprezzanti. Quindi comprendo che alcuni recensori preferiscano rimanere eterei o affidarsi alle veline degli uffici stampa.

  8. 8

    Cortellessa è mio idolo personale.

  9. 9

    La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo è che probabilmente, se tutti i recensori dicessero ciò che pensano davvero, entrerebbe nell’uso comune ’stroncatura’ al posto di ‘recensione’. Stavo rimuginando su qualcosa di simile stamattina: la sincerità è diventata un tabù in Italia, molte persone sono incapaci di accettare la critica e i recensori facendo due più due decidono che la neutralità è meglio di una querela (o di un’infinita serie di noiose recriminazioni). Solo che in questo modo smettono di essere dei recensori.
    Complimenti per il blog, interessante ma ‘leggero’ :)

  10. 10

    Io prediligo le recensioni che, più che prender posizione, mi fanno capire se un libro è adatto a me come lettore, oppure no. A tal proposito, oggi come oggi, per me vanno abbastanza bene recensori come Tiziano Gianotti o Corrado Augias.

    aNobii mi piace proprio per la sua utilità, ovvero perché mi ha fatto scoprire davvero parecchi libri i quali, poi, si sono rivelati adatti a me.

  11. 11

    Per un certo periodo ho scritto, se non vere e proprie recensioni, delle brevi schede di saggistica. Proprio per non incorrere nella sindrome dell’acriticità ho cercato di strutturarle con un’introduzione tematica (di cosa parla il libro), una serie di lati positivi (perché mi è piaciuto leggerlo) e negativi (cosa e perchè non mi è piaciuto), condendo il tutto cercando di spiegare chi, secondo me, poteva gioire o anche soltanto trarre profitto dalla lettura. Però le mie schede credo le abbiano lette sì e no, nei periodi di massima tiratura della rivista, trenta persone (redattori compresi). E quel che vale per la saggistica non sono sicura possa valere anche per la letteratura (o la musica, o il cinema). Tu cosa ne pensi? :)

  12. 12

    Io sul mio blog, quando lo ritengo necessario, stronco.
    E penso anche che stroncare sia diventare un’attività quantomai salutare e necessaria, vista l’enorme quantità di libri brutti e mediocri che si pubblica, e che soffoca i libri buoni. E visto anche che, come appunto si diceva, la critica sulla stampa ha smesso di essere un servizio al lettore per diventare vuota informazione pubblicitaria.

    Però, Catriona, mi chiedo: la tua CE la pensa come te riguardo alle recensioni? Te lo chiedo perché, nella mia esperienza, quando ho stroncato un libro che mi era stato mandato spontaneamente da un autore o da una casa editrice, ho più volte ricevuto reazioni piuttosto offese e infastidite. Come se avessi rotto un tacito accordo per cui chi riceve un libro gratis è tenuto a parlarne bene, o quantomeno a essere indulgente.

    Il peggio capita quando lo stroncato è un esordiente. Se stronchi un esordiente ti fanno sentire come uno che dà le randellate in testa alle baby foche. Ma come, fai del male così un esordiente che non era ancora maturo, doveva ancora crescere, sarebbe potuto diventare un grande scrittore e forse per colpa tua sparirà nel limbo?

    A quasi nessuno viene in mente che essere esordienti non è la scusa per scrivere brutti libri, e che se uno scrittore è immaturo forse bisognerebbe aspettare a pubblicarlo. E soprattutto, che se un esordiente scrive un brutto libro e nessuno lo stronca, il risultato più probabile è che continuerà a scrivere brutti libri…

  13. 13

    Aggiungo: sono da poco su aNobii e ho scritto solo una dozzina di commenti, e già DUE scrittori italiani mi hanno scritto per ribattere. Tutti e due molto civili, per fortuna, nessuno è passato agli insulti, però la cosa mette angoscia, eh…

  14. 14

    Temo di sapere di chi parli, Vanamonde :)

  15. 15

    Avrei voluto scriverlo io questo post: sono totalmente d’accordo. Anobii mi piace molto e lo trovo utile; è in piena tendenza duepuntozero fidarsi di più dei commenti del gruppo dei pari che di quelli che arrivano dall’alto, ossia dei media tradizionali, no? Ma purtroppo questa tendenza a non prendere posizione la riscontro in altre branche del giornalismo italico, non solo nella critica. E’ tutto lo stesso magma incolore, nessuno prende posizione su nulla e non, badate bene, per ottemperare al principio anglosassone dei fatti separati dalle opinioni, ma perché le opinioni non ci sono. O se ci sono, si devono tenere ben nascoste.

  16. .mau. #
    16

    @Catriona: è perché non leggi le mie recensioni! (o forse dici che è per questo che non pubblico le mie recensioni sulla carta stampata? :-) )

  17. Catriona Potts #
    17

    @ Tutti Mi sa che ho toccato un nervetto scoperto. E non un nervo dei lettori, ma dei recensori, dei critici eccetera…
    @ liseuse Mi spiace, ma non sono completamente d’accordo. Anobii (problemi tecnici a parte) va benissimo, ma perché non devo pretendere una “critica” da una persona che – si suppone – conosce l’argomento di cui parla?
    @ koshka Eppure ci sono giornalisti con personalità, anche nel campo delle recensioni. Io poi non cerco (soltanto) la personalità, ma le tracce, gli indizi o, se preferisci, il significato di un’opera. Che un esperto dovrebbe darmi. Per capire.
    @ ThePetunias Ecco, sì, talvolta scappa proprio la pazienza…
    @ Rumenta Fai bene a dire quello che pensi. Però voglio leggerle, le tue recensioni, prima di dare un parere…
    @ paolo beneforti. Hai ragione. Ma troppe volte, con altri, sento la mancanza di quella “cognizione di causa”.
    @ gattostanco Ma no, è che i piccoli sono più facilmente contattabili e quindi è più facile che ricevano “reazioni”. E ti assicuro che i recensori cui mi riferivo non avrebbero nulla da temere a stroncare un libro.
    @ tetra Ma i recensori spesso i libri li scelgono. Ce n’è uno che li prende a seconda del fascino che esercitano su di lui le copertine. E poi recensisce male, perché non sa nulla del genere, dell’autore, dell’opera… A ogni modo, prima di arrivare alla querela, ne devono scorrere, di parole :-) Grazie per i complimenti.
    @ davide l. malesi E’ bello quando si trovano voci affini. Io ne ho poche, pochissime e per questo mi lamento ;-)
    @ odiamore La riflessione va bene sempre: saggi, romanzi, film, quadri non c’è differenza. Pensa che questo post è nato non da una recensione letteraria ma da una (non)recensione di un film (quello dei Coen, per dirla tutta)…
    @ Vanamonde Ma scherziamo? Se ricevi un libro gratis ne devi per forza parlar bene! Sto celiando, ovvio. Però è nelle regole del gioco che chi ti ha mandato il libro non sia proprio entusiasta di una stroncatura ;-) Quanto alle baby foche, non dirlo a me: con tutti i potenziali esordienti che stronco, se mi trova il WWF mi mena di brutto!
    @ Blimunda Grazie, troppo buona (tu l’avresti scritto meglio). Sì, appunto: è la mancanza di opinioni fondate e giustificate che mi rattrista.
    @ .mau. Be’, forse le due cose sono collegate :-)

  18. 18

    La verità è che io non credo* davvero alle recensioni, né dal basso né dall’alto, ho un sistema tutto mio per trovare libri, un sistema che non è punto un sistema, vado per filoni, per umori, per luoghi dove andrò o sono andata, per libri lasciati in evidenza in biblioteca…
    Circa i critici, io personalmente calcherei il “si suppone”. Come se tutti gli insegnanti fossero bravi a insegnare, tutte le commesse brave a vendere, soltanto perché sono lì…Tempo fa, leggendo il sito di un celebre blogger letterario, sono finita sul suo profilo anobii e ho trovato che s/he ha dato un voto altissimo a un libro che a me era parso più stantio delle fette biscottate lasciate all’aria. Ho pensato: Embe’, capirai, l’autore è amico suo, come si fa a stroncare un amico? Anche volendo? Come si fa non essere invischiati nella cricca? Che inimicizie terribili ci si attira, sennò? Mi vengono in mente tanti altri esempi, ma ora scappo a leggere :)

    * Credo alle recensioni come agli oroscopi: li leggo dopo!

  19. 19

    Parlo per me che non sono nessuno: io di libri brutti non ne leggo. Non è il mio mestiere, leggo solo per diporto, se un libro non mi piace lo mollo senza pietà e senza rimpianti. Per questo su anobii o nel mio blog faccio solo rece più o meno positive e così sembro brava e buona;)

  20. 20

    Beh, ma lo sappiamo che molte recensioni, parlo di quelle che hanno una visibilità e di conseguenza un’importanza enorme, sono commissionate a costo di fior di quattrini. Per questo io mi affido con maggiore sicurezza alle opinioni di chi “non ci sta dentro” o che comunque non ha evidente interesse a parlare di questo o di quell’altro libro. E quelli sì che si schierano!

  21. Catriona Potts #
    21

    @ liseuse Ma è ovvio: arrivati a una certa età (ma anche prima…) si sa dove puntare o non puntare. Però questa non deve essere una giustificazione per rendere un servizio penoso a chi non ha ancora l’età o non sa orientarsi.
    @ La Donna Camèl Beata te! :-)
    @ il matto Non esageriamo. Se ti riferisci alle comparsate televisive è un conto, ma per la pagina scritta è diverso (ciò non significa che non ci siano pressioni, intendiamoci)…

  22. 22

    Beh, a meno di conoscenze importanti ( e quindi recensioni positive) quanto costa una recensione su La Repubblica, o su altri quotidiani nazionali? (Ad un ragazzo che conosco hanno chiesto cinquemila euro per tre giorni di trafiletto su La Repubblica e lui l’ha fatto perché altrimenti avrebbe significato non credere nei suoi sogni. Io gl’ho detto che era scemo.) :P

  23. 23

    Eccoti servita: http://allinone.outune.net/index.php?option=com_content&task=view&id=2781&Itemid=93

    così impari a giocare con il mio egocentrimo.

  24. Catriona Potts #
    24

    @ il matto Non confondiamo “recensioni” con “pubblicità”. E se mi spieghi cosa significa “tre giorni di trafiletto su Repubblica” forse ti so dire se il tuo amico è matto o saggio ;-D
    @ Rumenta Mi sarebbe piaciuta una articolazione più ampia delle tue “obiezioni”, comunque va bene così. Ti seguirò, se non altro per capire se parlerai di una band che andrò prossimamente a vedere… ;-)



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