Torri

Qual è la cosa più tremenda che si può dire di un libro/manoscritto?
“E’ orribile”?
No.
“Non venderà una copia”?
No.
“Non lo pubblicherei [avrei pubblicato] neanche se fosse [fosse stato] l’ultimo testo scritto sulla Terra”?
No.
La cosa più tremenda che si può dire di un libro/manoscritto è:
“Lo leggo dopo.”
Pensateci. Avete comprato un libro per un qualsiasi motivo e siete convinti che lo leggerete. Magari non subito (ce ne sono altri!), però prima o poi… Eppure, a poco a poco, quel libro scivola sempre più in basso nella torretta che avete sul comodino o sulla scrivania. Ogni tanto guardate la costa e sì, rammentate il perché l’avete comprato. Ma è un pensiero sempre più vago, sempre meno pressante, che finisce con un “Mah, sì, però lo leggo dopo.” Passano i mesi e il libro è sempre lì. Non raccoglie polvere soltanto perché è alla base della torre, ma è come se fosse coperto da un velo di nebbia. E, alla fine, durante le pulizie di primavera o in un attacco di furore ordinativo, lo prendete e lo mettete su uno scaffale, pensando: “Eh, pazienza, vuol dire che lo leggerò in un altro momento.”
Anche con i manoscritti succede così ed è quasi più triste. Perché se un testo non riesce neppure a suscitare un minimo di curiosità, quel pizzico di interesse che ti fa dire: “Ne leggo qualche pagina, tanto per vedere com’è”, allora vuol dire che ha ben poche speranze di diventare un libro. Mi scuso dunque pubblicamente con i manoscritti (i libri) e con i loro autori, ma qualche volta il loro destino – almeno per quanto mi riguarda – non può che essere l’indifferenza.
E su questa nota allegra vi lascio: la mia missione al servizio di sua maestà dovrebbe durare fino a mercoledì. Se non mi faccio più viva, vuol dire che ho scelto l’esilio (e da come si prospettano certe cose, forse è un destino auspicabile). Intanto ragionate su quello che c’è scritto qui.

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04 2008

8 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    Credo di essere strano io, ma i libri della ‘pila’ li scelgo in base all’umore del periodo o cosa ho letto prima. Per altri aspetto un momento specifico che tendenzialmente so già quale sarà… per dire, il Main Kampf sta aspettando il suo turno come libro da cesso :D

  2. 2

    è un altro modo per dirci che hai una “torre” di manoscritti da leggere? ;P

  3. 3

    Com’è bella questa osservazione. E prenderne atto è un po’ una sconfitta, questo libro mi ha sconfitta, prima ancora del combattimento!
    Comunque, via, compra tanti bei libri!! :)

  4. 4

    “Lo leggo dopo” è cosa tremenda da dirsi. Eppure è sicuramente necessaria (almeno per chi i libri li compra o li riceve in quantità). A me poi piace convivere con i libri, in modi diversi. A volte il libro se ne sta nella sua pila o sullo scaffale e io so che c’è, ma aspetto il momento in cui verrò chiamato. Diciamo che ci sono libri che convivono con me, ma non mi chiamano. E poi, penso, se mi snobbano avranno le loro buone ragioni. Per fortuna sono pochi. Il problema è che alcuni sono sicuramente belli. E allora? Ci vuole tanta pazienza.

  5. Francesco_84 #
    5

    Per una volta non sono d’accordo con te! ;) )

    Da accanito e onnivoro lettore quale io sono, ti dico, invece, che a me piace “mettere in stand-by” la lettura di un libro. E non perchè non mi vada, non ne abbia voglia o cose del genere, ma anzi proprio per assaporarne di più la lettura poi.
    Mi spiego: sapere che devo ancora leggere questo o quel libro/saggio (magari su cui nutro great expectations) è un pensiero che resta nella mente e che bussa piacevolmente ogni tanto come un tarlo. Un po’ come l’attesa del week end o di qualcosa di bello che deve ancora accadere. E non è un’attesa snervante, ma anzi è qualcosa di molto piacevole. Come una sorta di credito che prima o poi devi riscuotere.

    L’effetto è un po’ come quando leggi un libro e magari ti imbatti in una parte – o anche solo una frase – che è troppo, troppo bella, coinvolgente, penetrante, e allora chiudi per un po’ il libro per assaporarti ancora quella sensazione, per cercare di non farla fuggire via, di trattenerla.

    Insomma, un modo per gustare fino in fondo il piacere della lettura, provando invece a non abbuffarsi, anche se a volte la tentazione è forte(!)

    Spero di ESSERMI STATO spiegato(!) ;) )

    I miei libri attualmente in stand-by sono uno di Mcinerney (ora non mi ric. il titolo!) che poi – guarda un po’! – è il mio autore preferito, poi l’ultimo della Comencini e infine “Rumore Bianco” di Don DeLillo.
    Al momento, invece, sto leggendo un libro di un mio coetaneo di cui sicuramente avrai sentito parlare: “Mele” di Richard Milward (bompiani)
    SPET-TA-CO-LA-RE(!)

    (
    Visto che il commento è lunghissimo, vado fino in fondo senza vergogna e aggiungo un’altra cosa: leggo questo tuo blog ormai da un bel po’ di mesi e devo dire che è fantastico. E’ la prima volta che scrivo un commento, ma ci tenevo a dire questa cosa.
    Bellissima l’ironia, interessanti come pochi i tuoi consigli e il tuo punto di vista sul mondo.
    Davvero.
    Congratulations(!)
    )

  6. Catriona Potts #
    6

    @ Rumenta No, non sei strano. Ognuno di noi lettori ha diverse pile, vere o immaginate. Però credo che i lettori voraci una pila un po’ polverosa ce l’abbiano comunque…
    @ paolo beneforti Sì e no. Nel senso che io ho comunque una pila in più degli altri! Tiè :-)
    @ liseuse Grazie. Prima però: “Al voto! Al voto!”
    @ omniaficta Hai descritto meglio di me la situazione. Il fatto è che io sono pessimista :-)
    @ Francesco_84 Anzitutto grazie. E poi, come dicevo a Rumenta, ognuno di noi spesso ha più di una pila. C’è la pila dei libri desiderati, quella dei libri che stanno zitti, quella dei libri che ci chiamano… E io parlavo appunto della pila dei libri indifferenti, arrivati nel momento sbagliato eccetera. E soprattutto della *mia* pila di manoscritti “bah” :-)

  7. koshka #
    7

    bello questo verde, rilassante

  8. 8

    Oddio, che è successo qui?? Ritinteggiate le pareti? Cambiati i mobili?



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