Piccolismo

Ogni tanto vado in giro per siti. Sapete, quei siti che si offrono come vetrina agli esordienti scrittori per renderli, appunto, visibili. Ottima idea, in sé. E funzionante, pure, dato che una “professionale” come me ci va a curiosare. Così scorro qualche testo, animata da una flebile speranza… ed è allora che, diretta come un pugno in un occhio, mi colpisce l’assoluta vanità di quelle proposte. Non voglio neanche parlare degli intimisti, di quelli che vogliono scrivere l’Opera Letteraria. Parlo invece di quelli che si confrontano con i modelli narrativi più popolari e comuni (giallo, noir, rosa…) C’è un piccolismo (lo so, non esiste, ma rende l’idea) in quei testi che davvero mi turba. Come se, per dire, Georges Simenon, Dashiell Hammett e Barbara Cartland fossero sì famosi, ma per qualcosa che non ha nulla a che vedere con la pagina scritta. Come se qualcuno sostenesse di essere appassionato di montagna e, senza aver mai neppure visto di persona le Dolomiti, fosse sicuro di poter scalare l’Everest. Da zero a ottomila, insomma.
Poi mi fermo a riflettere e mi rendo conto che un unico filo unisce tutti quei testi: il desiderio, l’impulso, la voglia, la necessità di parlare di se stessi, però soltanto per proiettarsi in vicende misteriose o esaltanti, per sentirsi finalmente protagonisti di qualcosa, per dare un senso più “movimentato” alla propria normalissima esistenza. Ed è la cosa che mi rattrista di più.

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04 2008

12 Commenti Commenta ↓

  1. koshka #
    1

    In Italia ci siamo lasciati traviare dal sogno americano che in America è però crollato già da un pezzo. Poiché noi siamo in ritardo su tutto, credo che dovranno passare altri dieci anni prima che anche in Italia ci si renda conto che non è sufficiente: “crederci sempre”.
    Perché ci dicono che per riuscire nella vita, in qualunque campo, bisogna crederci, volerlo, avere cuore, non arrendersi, “emozionare”.
    Sappiamo che non è così, sappiamo che è necessario, imprescindibile applicarsi, studiare, avere delle doti (oddio sembro la Celentano di Amici) ma il popolo della pizza ama il melodramma e chi glielo propina costantemente. A tutti piace credere che se si vuole veramente qualcosa la si ottiene: io per esempio vorrei tanto essere invitata alla Biennale o vincere un Nobel per la letteratura… dite che se mi concentro mi riesce?

  2. 2

    Sì, però ora non è che si possa distinguere gli scrittori e le scrittrici in “caste”, anche perché, lo sapete benissimo, ci sono troppi fattori che vanno a determinare il successo critico o commerciale di chi scrive. Quanti sono gli autori scarsamente considerati in un primo periodo e poi magicamente divenuti famosi o, quantomeno, duraturi?
    Quanti bestseller d’altra parte sono poi caduti nel dimenticatoio?

  3. 3

    Credo di non aver afferrato il senso di quella parola, “piccolismo”.
    Se ho ben capito, la critica è rivolta al ben noto fenomeno, sempre più di massa, per cui si tenta la scalata al Grandioso con mezzi però straordinariamente inadeguati.
    Non dovrebbe dunque trattarsi di “grandiosismo”?

  4. 4

    vabbè, è sempre stato così: per ogni autore valido ci sono tot criptoscrittori piccolisti e illeggibili (ma dotati di enorme superIo). solo che ora, sul web, si vedono.

  5. Ire #
    5

    Sul “piccolismo” ci sto riflettendo anch’io, da molto tempo. Non riesco a capire se la rete abbia incentivato la scrittura oppure abbia solo portato allo scoperto i fogli che una volta si tenevano nascosti. Qualcuno dice che la facilità a pubblicare abbia portato ad un abbassamento del livello verso un’uniforme mediocrità. Credo ci sia del vero. Per un motivo principale che è quello che ognuno è diventato l’intellettuale di se stesso. Però, nel “piccolismo”, qualche volta si trova qualcosa di grande. Provo una specie di fastidio nel “perdere tempo” leggendo superficialità. Non mi ricordo chi, forse Hornby, diceva che provava rabbia quando si rendeva conto che un libro era idiota, rabbia per aver perso tempo prezioso quando avrebbe potuto leggere altro. Il mio fastidio è più che altro una sorta di tristezza, perchè, come dici tu, la scrittura è diventata un modo per comunicare, trasmettere se stessi. Ma in fondo lo è sempre stata. Scrivere è l’attività più egocentrica che abbia mai conosciuto. Catriona, mi scuso per il commento contorto e sgrammaticato, ma da quando hai cambiato look vedo malissimo, tutto sottosopra, in trasparenza e appiccicato. Non riesco a rileggermi e mi sento molto “piccola” :)

  6. claudia #
    6

    Certo che il quadro qui presentato è piuttosto triste…e non dubito che siaanche vero.
    Ma mi riallaccio a quanto detto da Ire: la scrittura è un’attività egocentrica, anche solo per il fatto che lo scrittore riversa tanto di sè nel suo lavoro, più o meno consciamente. Allora cosa segna la differenza tra questi aspiranti autori malati di piccolismo e invece gli autori validi, che sanno lasciare un segno?
    Come sempre, grazie per i tuoi interventi!

  7. Catriona Potts #
    7

    @ koskha Tu concentrati, rilassati, e conquisterai il Nobel solo quando lo dirò io! A parte gli scherzi: nei manoscritti americani che ricevo, per esempio, spesso c’è invece molto lavoro, molta cura del prodotto, come se il sogno americano dello scrittore esordiente fosse ben radicato nel mercato. Cosa che qui non avviene. E parlo di “prodotto” e di “mercato” perché, come dicevo nel post, ho debitamente evitato di parlare degli autori “letterari”, soffermandomi su quelli che hanno voluto scrivere testi “di mestiere”.
    @ Vincenzo Non credo di aver diviso gli scrittori in caste. E non parlavo di “considerazione”, ma di tecnica, assente dai testi che ho visto.
    @ ThePetunias Il piccolismo partiva dal fatto che questi autori non riescono a guardare al di là del proprio naso (od ombelico) e infilano naso (od ombelico) in una storia che, a loro parere, può competere con altri libri di genere, commerciali, insomma. Mi sembravano quindi abbastanza liberi dal “grandiosismo” che invece – ipotizzo, perché non li ho letti – pervade gli Autori Letterari. Comunque sì, non è raro che vadano a braccetto, il piccolismo e il grandiosismo…
    @ paolo beneforti Mi sa che hai ragione.
    @ Ire Innanzitutto mi spiace che tu veda così male. Ho provato il nuovo look su qualche computer e con Explorer e Mozilla e non dava problemi… È ovvio che scrivere sia un’attività egocentrica e che sia un modo per parlare di se stessi. Però devi avere gli strumenti per comunicare soprattutto se, come nei casi di cui parlavo, vuoi comunicare a un pubblico ampio e attraverso un modello conosciuto come quello del genere. E, quando leggo un brutto libro, sebbene io legga per lavoro, mi spiace sempre di più per lo scrittore che per il lettore.
    @ claudia Domanda semplice, eh? :-) Risponderti in maniera articolata sarebbe molto, troppo difficile. Ma ti posso dire che, nei libri che ho visto su quei siti, oltre alle conoscenze sintattiche, stilistiche e “tecniche”, mancava sicuramente il confronto con il mondo, con le opere – più o meno famose e/o riuscite – del genere letterario affrontato. E questo le uccideva nel giro di poche pagine… Grazie a te.

  8. 8

    Fenomento purtroppo diffuso capillarmente. Ho a che fare con imprenditori e aspiranti tali (soprattutto)… e di gente che ha in progetto di conquistare Saturno, scalza, a mani nude e soprattutto coi soldi altrui ce n’è a secchi.

    Ma come se non bastasse è la miopia a sconvolgere… si va dal pizzaiolo che considera Napoli una piazza priva di concorrenza al grande (?) imprenditore (???)che vuole organizzare un servizio di Taxi per spostamenti extra urbani valido in tutta Italia (!!!) ed è convinto che sia l’attività del futuro perché se la gente è disposta a pagare un aereo low-cost con tutti i disagi e i pericoli del caso (giuro) sarà ben felice di spendere un po’ di più per un servizio comodo e sicuro.

    La gente resta il miglior spettacolo del mondo… ed è pure gratis!

  9. 9

    Mi piace la parola “piccolismo”. Ed esiste, nel senso che è già stata utilizzata pubblicamente (prova a cercarla con google, ad esempio). Non so se sia veramente adatta per esprimere il velleitarismo autocentrato di queste incursioni nei generi letterari. Scrivere un racconto rosa, per dire, richiede mestiere. Questo semplice fatto è ignorato dai più. E molti pensano che sia più facile farsi pubblicare dando una veste “commerciale” alla propria grafomania. Il mondo cammina sulle illusioni e inciampa nell’imperizia.

  10. 10

    meno male va, che non ci ho mai scritto !

  11. 11

    Piccolismo in senso letterario è proprio una creazione di Catriona Potts: e rende molto bene.

  12. Catriona Potts #
    12

    @ Rumenta Certo che i miei “soltanto oggi” impallidiscono davanti a certi racconti…
    @ omniaficta Non avevo controllato, grazie. Per il resto, concordo.
    @ El Secretario E se fossi stato l’eccezione? ;-)
    @ Saonda Umilmente ringrazio.



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