Bambini

Certi autori sono come bambini.
Si esaltano a ogni telefonata che ricevono e si adombrano per ogni critica, poi ci ripensano e ti ringraziano.
Ti lusingano (“Ma certo, in mano tua…”) e poi s’insospettiscono (“Ma se cambi le virgole, me lo dici, vero?”)
Ti chiedono “ancora cinque minuti” e poi passano tre settimane. Passano tre settimane e poi chiedono “ancora cinque minuti”.
Ti mandano email a orari impossibili per vedere se rispondi subito.
Ti raccontano il loro libro (600 pagine) per telefono, soltanto per capire se afferri il senso di “quel personaggio secondario che però è importante perché…” (E tu non ci azzecchi mai.)
Sbalordiscono davanti a qualsiasi materiale che tu abbia preparato per la promozione del libro, si schermiscono, poi lo mandano anche allo zio d’America che non vedono da trent’anni.
Prendono in mano il libro finito come se non fosse stato voluto, pensato e scritto da loro e dicono: “Però è bello.”
Certe volte mi piacerebbe lavorare sempre con gli autori americani, quadrati, efficienti, iper-professionali. Altre volte, tuttavia, mi diverto un sacco a giocare con i bambini di casa nostra.

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07 2008

7 Commenti Commenta ↓

  1. koshka #
    1

    Dai racconti di Catriona e da altri network che frequento emerge un’immagine dell’aspirante scrittore veramente poco edificante.
    Un esercito di folli, invasati e grafomani (ricordate il padre di “Caterina va in città” di Virzì).
    Tuttavia, a giudicare da quello che si vede pubblicato (la marea di chick lit o pseudo tale) che invade gli scaffali soprattutto in estate, non mi pare che poi ci siano delle grandi menti.

  2. 2

    Io sono un po’ così, comunque, perché a me puoi scoraggiarmi, stroncarmi, umiliarmi persino, ma le virgole io t’ammazzo, se tocchi le virgole :D

  3. 3

    hey, Cat, perché non ci sollazzi di aneddotica sull’editoria ammeregana, quella seria e profèscional? :D

  4. 4

    @ koshka: il punto è che i folli, invasati e grafomani, non vanno a rompere le scatole a chi pubblica la chick lit o invade gli scaffali.

    o forse sì, ma evidentemente le CE delle copertine sgargianti, dei blurb strillati e dei bestseller da 100.000 copie (vai a sapere se poi quelle copie sono state vendute solo in Italia o sono la somma delle vendite di Italia, Usa e Papuasia — pensaci, che una differenza la fa) hanno uomini e mezzi per respingere i loro attacchi in modo relativamente indolore. sono le CE medio/piccole a sostenere il grosso dell’assalto e a risentirne, vuoi perché meno attrezzate, vuoi perché meno raggiungibili.

    e poi alcuni lavori che arrivano sono decisamente, irrevocabilmente brutti, anche più di un chick lit meno che medio. e scritti male, per di più — non dal punto di vista stilistico, ma proprio quanto a grammatica e ortografia.

  5. koshka #
    5

    @farouche: purtroppo sappiamo anche che c’è chi pubblica per “grandi” case editrici solo in virtù del fatto di essere amico/parente/vicino di casa del dirigente o consulente di turno.
    Molte di queste persone non hanno bisogno di inviare il manoscritto, lo danno direttamente in mano a chi di dovere.

  6. Catriona Potts #
    6

    @ koshka Ma qui parlavo di scrittori pubblicati. E ti assicuro che trovare umanità e paure anche in autori magari al sesto o al ventesimo libro fa piacere.
    @ stark Ricevuto :-)
    @ paolo beneforti Va bene, prima o poi sollazzerò.
    @ farouchegrande Eh, sì, i grafomani vanno ovunque, irrefrenabili. Se ricevessi soltanto proposte di libri in linea con il mio catalogo, la quantità di manoscritti si dimezzerebbe.
    @ koshka E’ vero, però è un fenomeno meno diffuso di quanto si pensi.

  7. 7

    Gli americani so’ forti!, come diceva il grande Sordi :)



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