Ospiti

L’autore straniero viene in Italia perché gli abbiamo chiesto di promuovere il suo nuovo romanzo. E fa egregiamente il suo lavoro: è puntuale, preciso, cortesissimo coi giornalisti. Ma soprattutto è instancabile. Parla in continuazione, di tutto: racconta di sé, della sua famiglia, vuole sapere perché le nostre città sono coperte da cartelloni di donne nude, fa le sue proiezioni sulla situazione politica mondiale, poi domanda quale sia la situazione politica in Italia e si perplime adeguatamente ascoltando le risposte.
A mezzanotte, il suo uditorio è stremato. Lui invece è “fresco come un giglio, / o rosa colta allor di su la spina”.
Ed è in quel momento, il momento delle confidenze, quando dalle formalità si è passati (quasi) all’amicizia, che lui ti rivela la verità: vuole ambientare in Italia il suo prossimo romanzo. Ecco perché ha accettato con tanto slancio il nostro invito e perché si fermerà qualche giorno in più.
Puoi lasciarlo solo?
Certo che no.
Gli trovi una guida professionista, lo osservi scattare milioni di foto e prendere frenetici appunti su qualsiasi cosa. Gli traduci interi articoli di giornale o brani di un volume ottocentesco sulla storia delle Repubbliche Marinare. Lui si sforza costantemente di capire quello che dici e poi ti chiede di scrivere quello che hai detto.
Infine torna a casa e scrive.
Il romanzo risultante ha 1 scena ambientata in Italia per complessive pagine 2, con almeno 1 errore a pagina.
Eppure io lo difendo: perché evidentemente ha deciso che era meglio non ambientare il suo romanzo in Italia, perché ha comunque sfruttato il viaggio per ricavarne qualcosa e perché non è colpa sua se l’editor gli ha cambiato “berretta cardinalizia” in “beretta cardinalizia” forse per personale simpatia nei confronti di una certa ditta italiana nota anche all’estero.
E poi, vuoi mettere la soddisfazione di essere citati nei ringraziamenti di un romanzo straniero?

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07 2008

9 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    Chissà per quanto ancora potremo sonnecchiare sugli allori del Grand Tour…
    Tu intanto evita di portarlo a Napoli, ’sto scrittore straniero
    :) kartch

  2. 2

    eh, ma qua ti sgamiamo! ;)

  3. Catriona Potts #
    3

    @ kartch Eggià…
    @ paolo beneforti Già mi vedo il titolone “Mistero dell’estate” sulla colonna di destra di Repubblica: “Arrestato perché rubava tutte le pagine dei ringraziamenti dei libri stranieri. ‘Volevo scoprire l’identità di Catriona Potts!’ ha dichiarato. :-D

  4. 4

    veramente pensavo piuttosto al “vuole ambientare in Italia il suo prossimo romanzo” seguìto da “il romanzo risultante ha 1 scena ambientata in Italia per complessive pagine 2″, che mi suona vagamente familiare.

  5. #6 #
    5

    Per noi romani questo somiglia al problema del “parente burino”.
    Ti chiede di farsi un giro per Roma, fotografa tutto, urla davanti a qualunque sasso, fa domande del tipo “ma perché San Pietro è così grande?” (sentita, giuro).
    Te spieghi paziente perché l’imperatore di qua il papa di là i lanzichenecchi bla bla bla.

    Poi torna dagli altri parenti e dice “ma lo sai che le fontanelle a Roma non hanno il rubinetto?”

    ( Grazie per i technorati favorites, ‘che qui non ci sfugge niente ;-) )

  6. 6

    Se un autore straniero fa un buon successo in Italia con un libro, poi quella casa editrice gli pubblica tutto vita natural durante? Cioè, non esiste più selezione per quell’autore?

  7. koshka #
    7

    Faccio bene io ad ambientarli in Abruzzo i miei scritti, almeno lì sto a casa dei miei e non devo scroccare.

  8. Catriona Potts #
    8

    @ paolo beneforti Ah, sì? :-)
    @ #6 E’ ufficiale: d’ora in poi lo chiamerò “il problema del parente burino”. Da tradurre non sarà facile, ma ci proverò. Inoltre: prego! :-)
    @ il matto In linea di massima sì, anzi, se ha successo, cerchi di tenertelo ben stretto. Non è che gli autori di successo siano così diffusi…
    @ koshka Ragazza molto saggia :-D

  9. Zia Bisbetica #
    9

    Il parente burino è quello che se ti viene a trovare in Toscana e tu lo porti a San Gimignano, e a vedere il duomo di Siena e piazza del Campo, e all’abbazia di San Galgano… a un certo punto ti guarda con l’occhio implorante e ti dice: “Ci possiamo andarci al Mulino Bianco a farci le foto?”. (E tu ce lo porti, figurarsi. E lui rimane delusissimo perché nella pubblicità il MB è immerso in un campo di frumento ondeggiante al sole, photoshoppato dall’inizio alla fine, mentre nella realtà, in una distesa di sterpaglie e rifiuti.)
    Catri: The Yokel Relation Issue? Mmm…
    Buon fine settimana al colto pubblico e all’inclita guarnigione.



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