- Il nuovo trend della Fiera è non prendere appuntamenti al sabato. Ovviamente io ne ho un po’ e temo che, in qualche caso, mi troverò a fissare un tavolino vuoto dopo aver fatto una corsa mozzafiato tra i padiglioni. E la sensazione sarà quella di essere arrivata a un appuntamento al buio senza trovare nessuno perché l’altra parte – che ti ha osservato di nascosto – non ti ha ritenuto degna neppure di un anodino scambio di convenevoli.
- Quest’anno mi do alla mondanità: (almeno) due party. Per essere ammessi, bisogna presentare l’invito, il pass e un documento con fotografia. Probabilmente si viene pure perquisiti. Date le premesse, come minimo mi aspetto di trovarmi accanto a George Clooney, Al Gore e Britney Spears. Oppure a un sacco di arabi.
- No, caro AA, non mi lascio impietosire dal fatto che mi mandi un’email con le ultime recensioni del libro-che-vuoi-piazzare-a-tutti-i-costi-prima-della-Fiera alle 23.43 di sabato sera. E che me ne mandi un’altra alle 8.12 di domenica mattina. E che il lunedì mattina alle 8.15 mi dici che l’hai venduto in Ungheria. Gutta cavat lapidem, certo. Ma anche A posse ad esse non valet consequentia. Rassegnati.
quale fiera?
la Buchmesse?
quanta voglia avrei di partecipare alla Buchmesse…. di vedere com’è quel mondo che calamita l’attenzione di tutti gli editori dal rientro settembrino in avanti…
lo so che è stancante, ma vale la stessa cosa che scrivevamo per la lettura qualche post fa…
@ paolo beneforti Già, sono così CE-riferita che non mi sono sentita in dovere di specificare: sì, la Buchmesse.
@ L. In effetti, da “spettatore” è un’autentica avventura nel mondo del libro. Ci si riempie gli occhi e il cuore si rallegra. Però, dai, non è impossibile: per alcuni anni ci sono andata anch’io per un giorno solo. E’ una faticaccia, ma ripaga.