Finché
Mentre se hai più di quarant’anni la Fields Medal te la puoi scordare, ci sono casi illustri di autori e registi che scrivono/girano capolavori soltanto in tarda età. Ci pensavo ieri, scorrendo il manoscritto di uno scrittore (non italiano) che fa il suo esordio nella letteratura a sessant’anni suonati, dopo essersi occupato di tutt’altro, benché sempre in campo artistico. Sta forse qui – in parte – il fascino della letteratura? L’idea che, in qualsiasi momento della propria vita – a onta dell’inevitabile degrado – una pagina scritta possa essere il veicolo per comunicare qualcosa in grado di cambiare la percezione del mondo o, magari più umilmente, per trovare un diverso punto di vista sulle cose, per raccontare un’altra storia?
A prescindere dal risultato (nel mio caso non eccelso), questa mi sembra un’ottima spinta per continuare a leggere (e magari a scrivere) almeno finché la mano regge e il cervello continua a fare il suo lavoro.
Come diceva Troisi? “Mo’ me lo segno.”
Il problema degli esordi tardivi – ovviamente di quelli meritori – è che hanno la pessima tendenza a tirare il calzino dopo appena un paio di libri. Come Gesualdo Bufalino, che ti fa venir voglia di andare sulla sua tomba e dirgli ‘Ma non ce l’hai un po’ di rispetto? Non ci pensi a me? E io cosa dovrei leggere adesso? Eh? Eh?’.
Il fatto che tu non abbia linkato Philip Roth parla, anzi: urla.
@ tostoini Eggià.
@ ThePetunias Uh, troppo facile. Quanta gente che vanta frequentazioni assidue con “tutto ciò che è estremo” ha visto – o soltanto sa cos’è – Johnny Got His Gun?
Lo so che è banale, ma è anche così eclatante.
La curva qualitativa delle opere di PR in rapporto all’età è spaventosa.
per esempio, io non ho ancora esordito.
In effetti è uno dei pochi allenamenti che si possono portare avanti e anche rafforzare con l’età
Bel blog, complimenti per la passata blog fest.
Se vi va, visitate il mio blog letterario, aperto a chiunque voglia esprimere la propria creatività!