Barche contro corrente

Buffo mestiere, quello di chi lavora in una CE. Tra l’acquisto di un libro e la sua pubblicazione possono passare anche un anno e mezzo, due anni (e, per alcuni libri, pure di più). Diciotto-ventiquattro mesi: ecco il tempo in cui sei stato accanto a quelle pagine, a quelle idee, a quella ispirazione; in cui hai discusso, corretto, approvato; in cui hai promosso, spinto, esaltato. Anche il lancio di un nuovo modello di lavatrice prende tempi lunghi, ma l’oggetto finale è “unico”, inequivocabile. Il libro, invece, è tutt’altro che unico e certamente non è inequivocabile. Buffo mestiere, quello che ti chiede di scegliere adesso il campo futuro in cui l’immaginazione si dovrà confrontare con la realtà – o la realtà con se stessa – senza neppure darti la possibilità di stuzzicarla, quell’immaginazione (avete mai visto una campagna pubblicitaria per un libro che fosse anche solo vagamente paragonabile a quella per certi film?), e senza sapere come sarà la realtà.
È per questo che molti trovano faticoso leggere? Perché il libro è un oggetto carico di una (breve o lunga) storia/Storia e visionario nel contempo?
“Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.” Come al solito, difficile dirlo meglio di Fitzgerald.

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11 2008

6 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    >(avete mai visto una campagna pubblicitaria per un libro che fosse anche solo vagamente paragonabile a quella per certi film?)

    All’estero sì, forse qualcosa ho visto.
    In Italia mi era parso di capire che fossero le CE a mettere dei paletti rinforzati.

  2. 2

    Un libro ha un potere e un valore immenso che va oltre la storia, oltre il suo essere 14×21 e di 200 pagine e rilegato a filo. Proprio per tutto il lavoro, le aspettative, le discussioni, le approvazioni, i cambiamenti, le attese che sembrano infinite.

  3. 3

    Una domanda che mi sono sempre posta: ma se ci vuole un numero di mesi tali per arrivare alla pubblicazione di un libro, perché gli editor si ostinano spesso a seguire i filone di successo? Ora che la loro perla scelta perché “va questo argomento” esce, il filone potrebbe già essersi esaurito. Non è più facile scegliere in base alla qualità? La qualità conta davvero così poco?

  4. Catriona Potts #
    4

    @ severine Guarda, neanche all’estero, credimi, per lo meno non con la stessa forza che si usa per i film. E probabilmente per lo stesso motivo per cui tali campagne non si fanno neppure in Italia: non covengono.
    @ il matto Per questo gli vogliamo bene… e lo odiamo nello stesso tempo :-)
    @ Denise Capisco l’obiezione. Ma ti chiedo: mi dai, per favore, una definizione di “facile” e di “qualità” in questo contesto? Il concetto di “facile”, applicato alla scelta di un libro da pubblicare, è assai sfuggente, altrimenti tutti pubblicherebbero successi. E il concetto di “qualità” ha infinite sfumature: per esempio dipende dal tipo di libri che pubblica una CE. Inoltre: certo che il filone potrebbe essersi esaurito. Ma forse no. E perché escludi la possibilità che il decimo libro di quel filone sia il migliore in termini di qualità? Lo so, lo so… è un bel busillis :-)

  5. 5

    Be’, forse un buon libro di un filone di successo è ciò che cercano/cercate, però mi sono spesso sentita dire davanti a una proposta davvero degna di nota: “Bellissimo, ma troppo alto, la letteratura di quel genere ora non va”. Come non va la letteratura alta? Non me la prendo con te, Catriona, ovvio, sei in totale anonimato, non so se sei una di quelli/e che mi ha risposto così. La mia era solo una riflessione estemporanea. :-) E poi, un filone di successo non nasce spesso quando un editor rischia un po’?

  6. Catriona Potts #
    6

    @ Denise E’ più complicato di così. Si deve celebrare un matrimonio tra CE e libro e non tutte le “accoppiate” sono adatte, credimi. Senza fare nomi: credi che certi libri “alti” avrebbero avuto successo se fossero usciti da un editore “non alto”? E poi, sì, è vero, talvolta un filone di successo nasce da un rischio. Ma nascono anche tanti di quei fiaschi…



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