Della perduta arte

Quando si parla delle cose imparate a scuola, c’è sempre qualche giovane virgulto che esclama: “Che me ne faccio, nella vita, delle equazioni parametriche?” “Perché mai dovrei ricordarmi le coltivazioni principali del Burkina Faso?”[1] “E una volta che so quando Cesare ha fatto la campagna di Lerida, cosa me ne viene in tasca?”
Si possono dare risposte semplici o complesse, convincenti o incerte.
Ma c’è (almeno) una cosa che s’impara a scuola e la cui utilità dovrebbe risultare ovvia, lampante, gloriosa.
Il riassunto.
L’umile, onnipresente riassunto. Che ci hanno imposto in tutte le sue forme: “Esponi la trama dei Promessi sposi in dieci righe”, “Descrivi cosa succede nel canto V dell’Inferno”, “Tratteggia le vicende che portarono Napoleone a diventare imperatore” eccetera.
Ne abbiamo fatti tanti, tantissimi, sbuffando e faticando.
E ne facciamo ancora, tutti i giorni, raccontando un film, un incontro, una vacanza…
Ma, se si arriva al riassunto scritto, allora sembra che anni e anni di sintesi, di compendi, di epitomi e di riepiloghi siano stati tristemente inutili.
Ho a che fare con riassunti ogni giorno. Perché non posso leggere tutto quello che mi arriva, dunque ho bisogno che qualcun altro mi dica di cosa parla un certo libro. In una-due paginette di riassunto. Perché – ribadisco – quel libro io non l’ho letto.
Invece arrivano riassunti di quindici pagine, in cui ogni sospiro del protagonista viene riportato con precisione maniacale. Oppure riassunti di poche righe, in cui la frase più pregnante è: “Un giallo con un investigatore americano che indaga su un omicidio” (evidentemente è l’”americano” che dovrebbe fare la differenza). O riassunti in cui il finale non viene spiegato (per il timore di rovinarmi le sorprese nascoste in un libro che non ho letto). O riassunti che ripercorrono ogni azione nel modo esatto in cui l’autore l’ha scritta, anche se la storia si svolge su quattro piani temporali che s’intersecano continuamente.
Molte sono le arti perdute, ma quella del riassunto è quella che mi manca più spesso.

[1] “Millet, sorghum, rice, peanuts and cotton.” (The West Wing, stagione 2, The Drop-in)

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11 2008

13 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    Se stavi parlando, tra l’altro, anche dei lettori esterni, la cui collaborazione è indispensabili per un/a editor, allora perché quelli bravi (ogni riferimento a me stessa è puramente casuale) li pagate così poco?
    Rivendicazione sindacale! ;-)

  2. fatacarabina #
    2

    un mio amico e collega mi disse anni fa: non c’è nulla che non si possa spiegare in venti righe, a volte anche in dieci. La sintesi purtroppo oggi è un dono….

  3. J_B #
    3

    “You do not really understand something unless you can explain it to your grandmother.” (variamente attribuita a Ruthenford, Einstein e Feynman)

  4. Zia Bisbetica #
    4

    Cara Catri,
    d’accordo su tutto fuoché sugli investigatori. Se è americano somiglia a Horatio Cain, se è inglese somiglia a Tom Barnaby, e ammetterai che un po’ di differenza c’é :-) ))
    (Se pensi a breve di pubblicare qualche consiglio su come scrivere riassunti brevi ed efficaci, sono disposta a pagarli. Grazie.)

  5. 5

    Appoggio Denise e mi schiero con lei! Manifestazione! :)

  6. 6

    “Molte sono le arti perdute, ma quella del riassunto è quella che mi manca più spesso.”
    E anche una delle arti più difficili da insegnare e specularmente da imparare…
    Ciao, Catriona!

  7. 7

    Ma nelle scuole oggi insegnano ancora a fare i riassunti?

  8. 8

    Per rispondere a Miti: mia figlia è in quarta elementare e sta imparando a fare riassunti. Io insegno spagnolo alle medie e insisto moltissimo su questo aspetto (fondamentale anche per verificare anche la comprensione del testo) e sono così odiosa da chiedere il riassunto in un massimo di 100 parole (le righe sono soggettive, la quantità di parole no :D )

  9. 9

    Grazie Sancla, e brava! L’ho chiesto perché ormai di scuola non so più nulla, però dalle mie varie nipoti (età variabile dai 7 ai 16 anni) non ho mai sentito nominare la parola “riassunto”.

  10. silviamate #
    10

    sìììììì!!!! anch’io voglio la lezioncina sul riassunto!!!
    Catriona, facce sognà :)

  11. 11

    io i riassunti non li so fare, però so dirti che l’Italia è ricca di bauxite!

  12. 12

    Io amo riassumere. Bel Blog, Catriona.

  13. Catriona Potts #
    13

    @ Denise Lo so, lo so. Ma non è che noi, qui dentro, facciamo i tuffi nell’oro, eh? Però, hai mai provato a chiedere se, per caso…
    @ fatacarabina Che collega saggio :-)
    @ J_B Questa me la rivendo (e la attribuisco a Einstein, che fa sempre più effetto) ;-)
    @ Zia Bisbetica :-D Insegnare a scrivere un riassunto è difficile. Anche qui – lo so, dico sempre le stesse cose – ci vuole un grande allenamento di lettura e la capacità di staccarsi dal testo, per capire, appunto, se chi non ha letto il testo originale riesce comunque ad afferrarne il senso…
    @ Spettatore di provincia ;-)
    @ I.A.G. Indubbio! Ciao a te.
    @ Mitì e @ sancla È facile sparare sulla scuola (sugli insegnanti), borbottando: “Dovrebbero insegnare questo e quello.” Ma il riassunto mi sembra davvero una di quelle cose indispensabili per la vita di tutti i giorni, in mille modi diversi. Quindi grazie sancla per essere… “odiosa!” :-)
    @ silviamate Ma allora provocate! :-D
    @ Rumenta :-)
    @Topo Frajo Grazie, sintetico lettore.



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