Dissolvenze
- [Dissolvenza in apertura. Un ufficio pieno di scatoloni;
una melodia d'arpa in sottofondo]
VOCE OFF
Un tempo arrivava solo la carta. Bozze rilegate o pesantissime risme legate con elastici o poderose clip uscivano da scatoloni contusi, sofferti, talvolta pure umidicci. E tu li sollevavi, entrando poi nel tuo ufficio onusta di carta, con la sensazione che stavi facendo qualcosa, che non ti limitavi a leggere. Circondata dal potere fisico della parola cartacea.
- [Dissolvenza incrociata. Una scrivania;
la melodia d'arpa continua]
VOCE OFF (cont.)
Oggi c’è il pling continuo dell’email, vero. Ma i libri continuano ad arrivare, eccome. Però sono libri tristi. Perché non sono stati comprati quando erano ancora soltanto un allegato a un’email, perché sono – orrore! – usciti da un bel po’ nel loro Paese d’origine e nessuno – a parte forse qualche CE bulgara o polacca – li ha voluti portare nel proprio. Il potere fisico della parola cartacea continua a circondarti, ma è un potere infiacchito, e si sente.
- [Dissolvenza incrociata. Una libreria stipata di volumi;
la melodia d'arpa continua]
VOCE OFF (cont.)
Sennonché, un giorno, proprio lì, tra “i cartacei”, trovi un libriccino dall’aria normale, con le solite frasi in copertina, con l’usuale riassunto in quarta. E decidi di leggerlo e ti piace e lo compri e lo pubblichi.
- [Dissolvenza al nero]
Questo cortometraggio (?) non ha una morale e non ha neppure una fine, lieta o triste che sia.
Serve solo a ricordarmi che, nel mio mestiere, ci vuole soprattutto culo. Virtuale o cartaceo che sia.
Il culo è più potente di un’arma atomica.
Sarà anche culo, ma vi siete incontrati a vicenda.
@ il matto
@ alberto Sì, è un altro modo di vedere la cosa. Ma sarà amore eterno?