Bilancio

Guardando le classifiche dei titoli più venduti di fine anno, viene fuori che il (piccolo) popolo dei lettori desidera sapere tutto di vampiri glabri, di sfigati solitari e di criminali incalliti, ma anche di potenziali suicidi, di topi sedentari e di draghi blu. Idolatra la televisione e gli oroscopi, eppure è religiosissimo. Vuole togliersi il vizio del fumo mangiando a quattro palmenti. Ama ridere, ma diventa serissimo se si parla di calcio, di magia o di bagna caôda.
E adesso ditemi voi se il mio è un lavoro che può essere fatto da persone normali.

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12 2008

13 Commenti Commenta ↓

  1. Ted #
    1

    se il mio è un lavoro che può essere fatto da persone normali.

  2. 2

    se il mio è un lavoro che può essere fatto da persone normali.

  3. 3

    voi se il mio è un lavoro che può essere fatto da persone normali.

  4. koshka #
    4

    Assolutamente No.

  5. 5

    Ti capisco. Non per niente ho fatto il game designer.

  6. 6

    Comunque tuaaaaaiiii laiiiitttt (mi raccomando la pausa e il tono orgasmico) e tutta la sag(r)ra della Meyer nei primi 4 posti della classifica sono la dimostrazione che l’Umanità di questi tempi non è una buona umanità, e l’editoria si muove in quel senso (per forza!).

  7. Claudia #
    7

    In buona sostanza, siete alla mercè di quel che il (piccolo) popolo chiede.
    Suvvia…non c’è proprio uno spiraglio di speranza?

  8. 8

    Ma se provassi a buttare giù un romanzetto dove arriva Blade e spacca le ossa ai vari fighetti di Twilight (il Blade di del Toro, però, non il mollaccione del terzo)? Mi assicuri che ne leggeresti almeno le prime dieci o dodici parole?

  9. 9

    Togliersi il vizio del fumo mangiando a quattro palmenti è l’unico metodo esistente.

  10. 10

    Proprio l’altra sera in libreria guardando la classifica facevo più o meno le stesse considerazioni…

  11. silviamate #
    11

    Oh Cat, il tuo post provocatorio mi provoca due citazioni, mi scuso in anticipo per la lunghezza, ma il tema mi sta a cuore e ci sarebbe tanto da dire. Lo lascio fare a Saviano e Camus (sono due estratti dall’articolo di ieri di Roberto (I love him soooo much) su Repubblica:
    p.s.: ve li propongo come profilassi antisnobistica, ogni tanto è bene vaccinarsi. No Catriona lo so, non te.

    [Gli intellettuali] è soprattutto nei confronti di quest’ultimo [il pubblico] che commettono un torto enorme, perché se è vero che i libri non sono tutti uguali tantomeno lo sono i lettori. I lettori possono cercare di divertirsi o di capire, possono appassionarsi alla fantasia più illimitata o al racconto della realtà più dolorosa e difficile, possono persino essere la stessa persona in momenti differenti: ma sono capaci di scegliere e di distinguere. E se uno scrittore questo non lo vede, se non confida più che la bottiglia da gettare in mare approdi nelle mani di qualcuno disposto ad ascoltarlo, e ci rinuncia, rinuncia non a scrivere e pubblicare, ma a credere nella capacità delle sue parole di comunicare e di incidere. Allora fa un torto pure a se stesso e a tutti quelli che lo hanno preceduto. (Roberto Saviano).

    Ai miei occhi l’arte non è qualcosa da celebrare in solitudine. Essa è un mezzo per scuotere il numero più grande di uomini offrendo loro un’immagine privilegiata delle sofferenze e delle gioie comuni. Essa obbliga dunque l’artista a non separarsi. Lo sottomette alla verità più umile e a quella più universale. E spesso colui che ha scelto il suo destino d’artista perché si sentiva diverso apprenderà presto che non nutrirà né la sua arte né la sua differenza, se non ammettendo la sua somiglianza con tutti [?] Nessuno di noi è grande abbastanza per una simile vocazione. Ma in tutte le circostanze della propria vita, che sia oscuro o provvisoriamente celebre, legato dai ferri della tirannia o temporaneamente libero di esprimersi, lo scrittore può ritrovare il sentimento di una comunità vivente che lo giustificherà, alla sola condizione che accetti, come può, i due incarichi che fanno la grandezza del suo mestiere: il servizio della verità e quello della libertà”. (Camus)

  12. punto p. #
    12

    io AMO questo blog.

  13. Catriona Potts #
    13

    @ Ted, @ paolo beneforti, @ gualtiero È bello non sentirsi soli, eh? ;-)
    @ koshka ‘nfatti :-)
    @ Federico Fasce Eh, averci pensato prima…
    @ il matto e @ Claudia Ma no, dai, io esagero un po’, per ridere. Leggete il commento di silviamate.
    @ Spettatore di provincia Dodici. Non una di più :-)
    @ severine Appunto :-)
    @ Signor Ponza Anzitutto bentornato su questo piano. E poi, sì, è difficile non fare queste considerazioni, anche dall’esterno.
    @ silviamate Ma ben vengano le tue (belle) citazioni! Mi spiace solo di non poterle commentare adeguatamente (bisognerebbe aprire un altro blog!) Quanto a me, chi passa spesso da queste parti sa come la penso. Per tutti gli altri, in sintesi: a me basta che la gente legga, che abbia in casa, maneggi, usi i libri. Che non lo consideri oggetti “estranei”. Poi può leggere quello che vuole. La prospettiva sconfortata del mio post era, appunto, la mia…
    @ punto p. Ullallà, che complimento. Grazie.



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