Miei
A volte li odio, i miei libri. Li odio perché, per esistere, spesso richiedono un’energia sproporzionata. Li odio perché sono tutti uguali e io ho poche, spuntatissime armi per rivelare la loro unicità. Li odio perché passano rapidi, mentre io li ricordo tutti, a uno a uno. Li odio perché sono stati scelti per passione oppure per calcolo e poi comunque diventano un inestricabile groviglio di amore e commercio. Ma soprattutto li odio perché non sono affatto “miei”: appartengono ai lettori e all’autore (sì, in quest’ordine). E ciò che di mio ho lasciato in loro temo sia perso per sempre.
come ti capisco, il bello è che i libri alla fine sono nostri..tuoi, del lettore e un pochino dell’autore che per condividerli alla fine li perde…
Sai, mi sono sempre domandata che rapporto avesse un editor con i libri che decide di far pubblicare. Come si sentisse a decidere per la sua sorte ma a lasciarlo in mano d’altri per il duro lavoro “materiale”. Io, lavorando a stretto contatto con il testo, lo vedo plasmare fra le mie mani e per questo lo sento molto molto mio. Oggi ho avuto in parte una risposta.
L’ultima frase è quella che mi interessa di più. Mi domando cosa venga “lasciato” nei libri. Inoltre mi domando per quale motivo e in quale modo potrebbe “perdersi”. Infine mi domando se lo stesso discorso possa valere anche per l’autore e perfino per il lettore.
Io invece credo che qualunque contributo resti per sempre e non deve necessariamente saperlo il mondo, questo. Lo sa l’autore, lo sai tu e tutti coloro che hanno scelto e amato e portato alla luce quel libro.
Compagna Catriona
http://it.wikipedia.org/wiki/Alienazione#Marx_e_Engels
@ fatacarabina
@ denise e ff Mi sa che, per rispondervi, mi ci vuole un post. Prima o poi arriva
@ il matto Certo, ma ogni tanto ci si “butta via” per cose che non meritano. E questo, a lungo andare, stanca.
@ Gian Marco Prima dei “sei gradi di separazione” c’erano i “quattro gradi di alienazione”. Ci facciamo un film (senza Will-facciadipietra-Smith però…)?
Nonostante tutto, da quel poco che ho visto facendo uno stage in una casa editrice, mi sa che è davvero uno dei lavori più coinvolgenti del mondo, quello dell’editor!
Oddio non è che ti inaridendo:):):):):)