Umiliati e invidiosi

E dopo anni di sposta la scritta, ingrandisci il particolare, cambia carattere, virala in blu, voglio un’altra immagine, ci deve essere una figura femminile, allunga il titolo, unisci le foto, metti un albero in quarta, abbassa tutto, non si legge una mazza, non c’entra una cippa e, soprattutto, l’immarcescibile fa così schifo che non la vorrei neanche per un libro della concorrenza, ti imbatti in queste.
No, non sono semplicemente belle. Sono umilianti. Sono come certe (rarissime) frasi che trovi in certi (rarissimi) libri e che ti fanno borbottare: “Perché non mi è mai venuto in mente di dirlo così?”
Sono così umilianti che, per essere sincera, la loro accecante raffinatezza e la loro elegante (ma anche sfacciata) autonomia dal testo che “racchiudono” un po’ mi disturbano.
Ma forse è solo invidia.
Forse, eh?

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01 2009

14 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    Già, in giro ci sono un sacco di copertine, semplicemente, brutte. Ma come dimostra la gallery del sito che hai linkato, è la semplicità la chiave per sfornare copertine efficaci!

  2. 2

    Probabilmente non si avvicinano molto al mio gusto, ma le copertine che segnali non è che mi strappino l’urlo. Resto fan sfegatato della nuova grafica dei tascabili Einaudi: semplice, minimalista e pulita… anche se un po’ sporchevole.

    ciaps!

  3. ff #
    3

    Ebbene si, nonostante non ci si faccia molto caso il design grafico è una seria attività professionale. Come tale richiede preparazione specifica, un minimo di predisposizione, dedizione, impegno quotidiano, aggiornamento, ecc… Un po’ come la chirurgia, l’avvocatura, la scrittura, l’editing… ;-)

  4. 4

    Alcune mi piacciono, altre un po’ meno.
    Ma sarà perché in generale io preferisco quelle stile Neri Pozza o Giano editore o classici moderni della Oscar Mondadori, insomma, vecchie foto d’autore, evocative, un po’ sognanti. Sulle copertine ognuno ha i suoi gusti, è inevitabile.

  5. 5

    Già l’ho segnalato anche io tempo fa! E’ molto carino come archivio!

  6. ff #
    6

    … E questo, secondo me, vuol dire che la loro “elegante autonomia” (autonomia fino ad un certo punto) è l’altra faccia della medaglia.
    p.s. Ho paura che il mio precedente post potrebbe sembrare un po’ “acido”… Non essendo quella la mia intenzione, porgo preventive scuse…. Per dirla un po’ alla Benigni/Troisi: scusa l’acidità eventuale.

  7. 7

    Il post dovrebbe suggerire qualcosa.
    I commenti a questo post dovrebbero suggerire qualcos’altro.
    Non è che abbiamo quelle copertine lì, quelle che si vedono nelle librerie italiane, per niente.

  8. 8

    A me piace tantissimo quella di Venuto al mondo, il nuovo della Mazzantini. E ho scoperto che è un quadro.

  9. 9

    Qui e ora, l’unica cosa degna di nota in fatto di layout la fa Guanda con i lavori di Scarabottolo. Secondo me.
    Ma se vedessi l’orrore senza nome delle copertine dei libri israeliani ti terresti stretta anche le copertinacce banali dell’editoria italiana. Credo.

  10. 10

    A me piacciono molto quelle di Feltrinelli:)

  11. ubu #
    11

    Sfogliando una delle raccolte delle copertine di Chip Kidd, il dio del graphic design per libri, la cosa che mi ha sempre colpito è che alla Knopf, come a tanti editori anglosassoni, non gliene fregava niente di avere un’immagine di collana.
    Da noi tutti gli Einaudi hanno la stessa grafica, cambiando solo un particolare, e questo vale per TUTTE le case editrici. Ebbene: è una stupidaggine che non dà alcun servizio al libro in sé.
    Si vede che da noi le case editrici hanno bisogno di rassicurazioni, di poter vedere che esistono con una veloce occhiata sui banchi di una libreria.

  12. 12

    >Si vede che da noi le case editrici hanno bisogno di rassicurazioni, di poter vedere che esistono

    Lo stesso concetto che si ha in fondo anche con le norme redazionali… punto dentro, punto fuori, caporali, trattini brevi o lunghi, do con l’accento o senza, ecc con il punto, senza o per esteso, titoli di giornale in corsivo, fra caporali o virgolette alte… un collaboratore esterno a un certo punto si tira scemo…
    lo so, sono uscita fuori tema :-)

  13. 13

    io ho sempre adorato la grafica di A clockwork orange, quella con il bicchiere di latte con sfondo grigio.
    Sarà che va di moda il vintage, sarà che fa figo sentirsi radical-chic, ma io quella copertina la adoro semplicemente.

    Sun

  14. lne #
    14

    conosco il posto… in media sono bellissime. So che è una giustificazione facile, ma per la mia esperienza (disegno copertine) credo che sia anche una questione di costi. Con quello che vengo pagata per una copertina e per quanto tempo ho a disposizione per preparare delle proposte, non c’è modo di avviare un lavoro di ricerca che possa portare a risultati del genere; e mi sono sentita dire infinite volte “troppo raffinata”… poi non voglio fare l’incompresa, probabilmente non produrrei comunque cotante meraviglie, ma tengo famiglia e mi accorgo di appiattirmi sempre di più su proposte che hanno probabilità di essere accettate.



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