Sacerdotessa
Sì, l’ho fatto.
E lo rifarò.
Ho strappato copertine, inserti fotografici, illustrazioni, prefazioni, postfazioni, indici analitici, note e persino pagine singole.
E non me ne pento.
Tanto tempo fa, in una galassia lontana… la semplice idea di “intaccare” un libro mi sconvolgeva. Poi invece ho capito che i libri si reincarnano (si reincartano?) anche attraverso questo processo di distruzione. Perché non si distrugge mai a caso: lo si fa per realizzare un’edizione diversa, più bella, più completa o magari soltanto aggiornata. Si dà una nuova vita al libro, appunto.
Su una cosa però non transigo: il sacrificio lo devo celebrare io.
E allora succede che, alla mia porta, si affacci qualcuno che regge il libro designato con entrambe le mani, a mo’ di offerta votiva. “Sai, ci sarebbe bisogno dell’inserto…”
Allora io agisco: precisa, rapida e misericordiosa.
L’infallibile sacerdotessa del taglierino.
Quasi quasi lo metto nel curriculum.
Confesso che io a volte salto paragrafi o pagine anche nei libri di narrativa. Ad es. quando Neal Stephenson fa il trucido, anche se funzionale al plot, salto. Salvo poi dover magari tornare per capire cosa è successo.
Però il problema è più ampio: rileggendo libri rimasti chiusi per anni si trovano cambiamenti, oltre alla carta è ingiallita. A volte sono comparse intere storie, certe trame sono cambiate e, più grave, quando cerco una citazione questa si è spostata, anche da un libro a un altro! Borges parla di fenomeni analoghi (non so dove, si è spostato).
Si chiude una porta e si apre un portone
“Si reincartano” è perfetto.
Il medico pietoso fa la piaga purulenta
Che meraviglia. Un po’ quello che farò io dopo la laurea, nella speranza che non si reincarni nulla di tutto quel cartame che brucerò.
@ juhan Era qui un momento fa, ma è andato via
@ koshka Ci si prova ad aprirlo, per lo meno…
@ Mitì
@ nondisolopane A volte lo penso anch’io…
@ il matto Non farlo! Potresti pentirtene! Io poi parlavo di “reincartazione” non di falò purificatori