Almanacco della crisi perpetua
Gennaio. Freddo. La gente se ne sta rintanata in casa, quindi non va in libreria.
Febbraio. Carnevale. La gente esce a divertirsi e ovviamente sta lontana dalla libreria.
Marzo. Primavera. La gente va in gita, quindi non può andare in libreria.
Aprile. Pasqua. La gente compra uova e colombe, ergo non va in libreria.
Maggio. Festa della Mamma. La gente compra cioccolatini e rose, che notoriamente non si trovano in libreria.
Giugno. Finiscono le scuole. I ragazzi e i genitori non sono più costretti ad andare in libreria.
Luglio-Agosto. Vacanze. Le librerie sono chiuse e quelle nei luoghi di villeggiatura hanno soprattutto palette o picozze, dunque pochissimi libri. Perché mai la gente dovrebbe andarci?
Settembre. Ripresa delle attività. La gente ha speso tutto in vacanza, e pensa a tutto tranne che ad andare in libreria.
Ottobre. Autunno. La gente ha solo voglia di tornarsene a casa a bere vino novello e a mangiar caldarroste, perciò snobba la libreria.
Novembre. Giorno dei morti. La gente è già depressa, dovrebbe anche andare in libreria?
Dicembre. Natale. La gente compra regali e, siccome i libri possono essere considerati tali, forse va in libreria. Ma soltanto il 24 sera.
Voi non ci crederete, ma io queste scuse le ho sentite tutte.
Immagino, che tu le abbia sentito. Poi vai in libreria e c’è gente. Le solite mosche bianche?
ciao
Ma ti sei scordata di dire una cosa fondamentale, e cioè che nei restanti 364 giorni… beh, si scrive alla grande! E si mandano manoscritti a più non posso!
La cosa peggiore è che non si fa fatica a crederti
Speriamo vada almeno in biblioteca
Queste “scuse” sono almeno dichiarazioni di scelte: con tutte le cose divertenti o necessarie da fare, si preferisce non leggere (evidentemente cosa non divertente e non necessaria). Capita invece di sentire sempre più frequentemente qualcuno che rivendica la non-lettura come un valore. Lo chiamerei “analfabetismo ideologico”. Sono quelli che considerano la lettura come un’autentica perdita di tempo, un comportamento dannoso per i loro neuroni, un lavaggio (sic) del cervello, un rifugio dei perdigiorno, una mostruosa eresia intellettualistica …
Ovviamente nessuno rivendica la profonda e ineluttabile vocazione all’ignoranza. Sarebbe già una consolante consapevolezza.
@ fatacarabina Non per dare ragione alle scuse, ma in Italia “la gente” legge davvero poco e io spesso penso che la folla in libreria sia dovuta al fatto che vivo in una grande città e che frequento quei luoghi il sabato.
@ Francesco_84 E’ vero!
@ sancla Davvero? Io credo che queste siano semplici etichette, e che il vero problema sia altrove. Ma si hanno pochi mezzi per affrontarlo
@ dadevoti Forse ti sorprenderò, ma sono d’accordo. L’importante è non dimenticare la lettura.
@ omniaficta Forse conosco persone più timide oppure, sapendo che lavoro in una CE, persone che non hanno il coraggio di dire le cose così apertamente. Però ti do ragione: la tendenza è questa.