Tragedia in due battute

C’era una volta…
Una CE!, diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un’autrice.
Non era un’autrice nobile, ma una semplice, onesta autrice, di quelle si leggono per passare il tempo e magari per riscaldare il cuore.
Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questa autrice scrisse un libro che ebbe una prima tiratura di 88.500 copie, ne vendette 64.925 ed entrò nella classifica del New York Times.
Appena questa autrice ebbe visto quelle cifre, si rallegrò tutta e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce: chissà quanto ci guadagnerò.

Volete sapere come va a finire questa storia? Basta andare qui.
Volete la tragedia in due battute? $0.
True story, chioserebbe Barney Stinson.

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08

05 2009

6 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    BEEP! ti è saltato “che” nella quarta riga.

  2. J B #
    2

    Io di editopria non ci capisco nulla ma mi par di intendere che l’autrice avesse ricevuto 50 k$ in anticipo. Di questi 50 k$ in tasca, alla fin della fiera, gliene sono arrivati 26 (poco più di 19000 Euro).
    Io non so quanto della sua vita abbia speso per scrivere quel libro ma io per mettermi in tasca la stessa cifra devo lavorare suppergiù 16 mesi full-time. Insomma, magari non ci è diventata ricca ma non mi pare un stipendio da buttare via con sdegno.

  3. Andy #
    3

    In effetti l’anticipo di 50.000 $ non era poi male. E la signora ha intascato 26.000 e fischia $. Certo, non saranno milioni, ma non è nemmeno da buttare, insomma.
    Poi ovviamente va tutto messo in prospettiva: è tantissimo rispetto a sfigati come me che pubblicano libri che vengono tirati in 2000-2500 copie e si beccano 500 euro di royalties, senza anticipo (l’anticipo è come una bestemmia urlata con megafono in chiesa, in certe realtà). Ma per un autore-un’autrice che vende decine di migliaia di copie in effetti non è granché. Credo…
    Comunque grazie per questo blog. Lo seguo da un po’ e ci torno sempre certo di trovare ottimi spunti e momenti divertenti.

  4. 4

    @andy: prendi royalties? Be’, mi sembri già fortunato. Vuol dire che ti pubblica qualcuno che ti apprezza e non vuole soldi per pubblicarti (scusate la ripetizione). Io lo dico sempre: diffidare dell’editoria a pagamento. L’editore deve prendersi il rischio imprenditoriale, credere nell’opera che va a pubblicare e fare di tutto per rientrare nelle spese di pubblicazione: altrimenti non è un editore, è uno stampatore.

  5. 5

    il (non) guadagno nell’editoria dovrebbe essere un argomento di cui si parla in tv: così molta gente la smetterebbe di sognarci su.

  6. Olivia #
    6

    d’accordissimo con denise: DIFFIDARE DELL’EDITORIA A PAGAMENTO.
    allora tanto vale autopubblicarsi o meglio ancora esprimersi 2.0
    e giustina.. se c’è spazio anche per l’editoria a pagamento (che
    vive dei cassetti degli italiani), temo che parlare in TV dei magri
    guadagni derivanti dal settore editoriale non sia sufficiente
    per smettere di sognarci su.
    come disse il numero 1 dell’editoria italiana… non importa chi tu sia,
    attore, cantante o calciatore… prima o poi chiunque vorrà scrivere
    un libro. (più o meno il senso era questo)



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