Stato di alterazione progressiva

Ma voi, voi che mi dite sempre “che-bel-lavoro-fai” e “quanto-t’-invidio”, avete idea della frustrazione? Riuscite a immaginare cosa significa fissare la pila di manoscritti letti per intero o soltanto scorsi e poi scartati (da me, ovvio, perché altri di sicuro li hanno letti tutti e per intero e magari ci hanno trovato il capolavor dei capolavori d’Omero)? Della tristezza che mi viene dal buttarli via (perché a certo punto si fa, si deve, insomma, mica si possono tenere, anche quelli che “forse, mah, poi lo riguardo” a un certo punto se ne devono andare, sciò, riciclo), soprattutto perché io li formatto tutti allo stesso modo così da non essere distratta da nulla che non sia il testo (geniale, eh?) e quindi ho la sensazione di buttar via un infinito serpentone di parole, idee, personaggi, storie? Della sensazione di sconfitta, di occasione perduta che accompagna tutto ciò (benché ogni tanto ci sia anche un senso di liberazione, date le ciofeche che arrivano, sebbene le ciofeche non siano le cose peggiori, perché le cose peggiori sono i libri medi, che rischiano di fare il botto proprio perché sono medi e quindi nobilitano la medietà che alberga in tutti noi. D’altra parte, medio è medio, dunque perché mai dovrebbe fare il botto proprio qualcosa senza un minimo di originalità, che rimescola cose già viste-sentite-lette da quel gruppo ostinato di lettori forti, che poi sono sempre loro che comprano i libri, non facciamoci illusioni di “allargare la base”, di questi tempi è già tanto se i lettori forti rimangono tali e non diventano lettori molli [giuro, si dice così])?
No, secondo me non avete idea.
Fortunelli.

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07 2009

10 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    no non avevo idea fino ad oggi… e nemmeno ora riesco a figurarmelo per bene
    ma anche a costo di ripetermi
    (e non volendo parlare specificatamente della linea editoriale della tua ce)
    ci sta anche che spesso, spessissimo, si pubblicano libri molto al di sotto della media
    certe boiate che la media non la sfiorano manco per caso
    e va bene che una ce deve pur vendere ma è anche vero che
    una boiata resta una boiata…

  2. 2

    Adesso vivrò nel terrore di diventare una lettrice molle.

  3. 3

    Solidarizzo . Ma comprendo anche le mal riposte invidie: i loro modi di sbarcar lunario li autorizzano, forse. Ciò che più mi turbo’ fu di constatare quanto confondessero la parola Arte con quella Spontaneita’, e quanto poco sapevano di doveri e responsabilita’, disciplina e metodo, per non parlar di semplice (?) buona educazione. Non ne avevano tutte le colpe: l’approccio trascendental-magico alle arti e’ una delle pesanti eredita’ della cultura cattolica/italiana. Il resto lo fa l’apparente facilita’ che l’uso delle parole par consentire, a differenza dalle note o dai colori. A chiudere il cerchio ( la prigione? ) passa la diffusa mentalita’ mafiosa ( subita o sfruttata ) e la facile scusa del “successo immeritato” . Scrivessero per davvero, però , e avrebbero meno tempo ( e nessun bisogno ) di pensare ad altro…
    Ripeto: solidarizzo con lei, amiamo le nostre malattie poiché sono le nostre cure – direbbe forse Hillman…

  4. 4

    Oddio… credo che ogni lavoro abbia le sue frustrazioni. Io lavoro nell’elettronica e ogni giorno mi scontro contro pareti impenetrabili, menti incapaci di comprendere che una decisione presa in riunione richiede poi tempo “materiale” perché essa si realizzi. E invece no… il pensiero diventa forma, e la forma diventa prodotto, tutto in un istante, quello in cui si varca la soglia della sala riunioni per tornare in ufficio; tant’è che quando ci si siede sulla propria sedia, ecco che squilla il telefono, è l’ufficio marketing che vuole in campione del prodotto appena pensato… per realizzare la pubblicità, vendere, produrre reddito.

    Per quanto ami l’elettronica, alla fine mi trovo frustrato quanto te… e sbuffo, quando i miei amici mi invidiano per il lavoro che faccio, perché loro non comprendono che il lavoro, qualunque esso sia, non è mai idilliaco.

    Però dai… leggendo il tuo post ti vedo anche “positiva”. Tempo fa lessi un post scritto da un correttore di bozze, il quale raffigurava il proprio compito come un gozzovigliare continuo in mezzo alla spazzatura per cercare una perla immaginaria ^_^

  5. Zia Bisbetica #
    5

    Catri, io capisco tutto o almeno mi sforzo, ma perché la sconfitta, l’occasione perduta? Non sei tu quella sconfitta e non sei tu che perdi occasioni, se quella roba è impubblicabile è impubblicabile e basta; o se anche soltanto non piace a te va bene lo stesso, perché chi ti paga per dire “questo sì, questo no” evidentemente si fida, hai occhio, esperienza, flair for the job. Eccetera. Keep up the good work.

  6. 6

    Be’, non voglio fare paragoni, io non sono (per fortuna) nella tua condizione estrema. E, in effetti, non ti invidio neanche un po’.
    Ma nel mio piccolo, ogni tanto (abbastanza spesso, temo) mi arrivano dei progetti fumettistici da vagliare. In base a quale arcano un aspirante fumettista mandi i suoi lavori a una sceneggiatrice che sbarca a stento il lunario, poi, è tutta da capire.
    Comunque, in base in base a questa scarsa esperienza, mi permetto di farti presente che esiste anche la politica della merda, quella che io, modestamente, adotto con successo da vari anni.
    La politica della merda, ovviamente, si basa sul fatto di essere un po’ merda. Se non la sei, purtroppo, non può funzionare.
    In ogni caso il punto centrale della politica della merda è proprio quello di NON cancellare le formattazioni iniziali.
    Se vedi che il titolo del progetto è scritto con un font a fiorellini, per dire, puoi buttarlo senza leggerlo.
    Se tutto il progetto è scritto in comic sans puoi anche rispondere con cognizione di causa “sei ancora acerbo, la via per il professionismo è lunga e in salita”.
    E se nella biografia che ti allegano come documento Word c’è una fotografia e l’autore parla di sé in prima persona sul modello della lettera aperta, magari scritta con un font calligrafico, puoi anche dirgli che il suo progetto sarebbe più adatto per la narrativa.
    Quest’ultima mossa, chiaramente, è il succo stesso della politica della merda, perché sai che il tizio in un prossimo futuro scriverà anche a qualcun altro, del mondo della narrativa. Qualcuno come Catriona Potts.

  7. 7

    ma fare un bel patchwork dadaista di brani? ^^

  8. MO #
    8

    Ok, ti propongo un baratto: le tesi dei miei studenti per tutta la tua pila di libri; poi ne riparliamo, eh! ;-)

  9. Massimiliano #
    9

    Thomas Bernard ha scritto in “La cantina” che non fa differenza tra l’alienarsi dietro un martello pneumatico e una macchina da scrivere. Chissà perché, ma continuo a preferire la macchina da scrivere…

  10. augusta #
    10

    Facciamo cambio per una settimana, io da te e tu da me, poi vedrai dov’è il paradiso



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