Perché? Perché? Perché?

Tutte le settimane mi dico: “Non farlo.” Ma poi ci casco. Sempre. Apro e guardo. No, non mi soffermo più come un tempo; non ho più l’età per certe arrabbiature. E infatti inciampo subito in un: “… sorprende questo Bildungsroman ambientato nel distretto di Banjul, irto di dolente sensibilità seppur velata da un afflato immaginifico…” seguito da un: “… presenta un saggio metaforicamente denso di suggestioni hussleriane…” e da un “… così il vissuto si stempera in una progressione che, latu sensu, è anche una regressione…”
Allora li vedo. Giovanni ed Elena e magari anche Giorgio, il loro primogenito, diciotto anni e una vaga, incostante passione per la lettura. Li vedo che scorrono quelle righe con la vaga speranza di trovare qualcosa e scoprono invece davanti a sé la Fortezza di Cultura, massiccia, inespugnabile, senza neppure una feritoia da cui far passare un po’ di divertimento leggero, di innocua identificazione, di lieta fuga.
Allora li sento. I pianti e i lamenti dell’élite: “Ma perché la gente non legge? Perché? Perché? Perché?”
Finché, pietoso, non arriva Mr Potts: “Oh, mi avevi promesso di smetterla con i supplementi culturali. Lo sai che ti fanno male, no?”

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09 2009

18 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    E poi ci sono troppi avverbi :)

  2. Claudia #
    2

    Eppure te lo devo chiedere, visto che mi sento pericolosamente vicina all’élite lamentosa: il divertimento leggero e l’innocua identificazione non sono ben presenti nelle librerie?
    Anzi, talmente presenti che poi a te arrivano pedestri tentativi di imitazione capaci di suscitare la tua promessa di boccacce! ;)
    Beh, te lo avevo detto…élite lamentosa…
    Ciao Catriona!

  3. 3

    Dovrebbero dividere le pagine culturali per livelli di difficoltà. Così sai subito quali pagine buttare, oppure cosa usare per incartare il pesce.

  4. 4

    Giusto

  5. 5

    ecco, sì. smetti ché ti fanno male. :-)

  6. 6

    uhm…dissento !
    non è che per diffondere la cultura bisogna x forza renderla facile facile.
    se un saggio è denso di suggestioni husserliane, mica puoi scrivere nel commento che ricorda le battute di paperino. e del resto se un lettore nemmeno sapesse chi è husserl, e x avventura comprasse il saggio in questione, non arriverebbe molto lontano nella lettura (e tirerebbe certamente più di un accidenti al recensore).
    la cultura è un fatto di livelli e la diffusione è forse piuttosto un compromesso. chi scrive, e recensisce, ha il dovere di rendersi (il più) leggibile (possibile), ma chi legge ha il dovere di alzare il proprio livello.
    eh sennò, signora mia, restiamo fermi agl’istanbuc(s)

  7. 7

    è successo qualcosa di strano al mio testoio invece condivido (e molto).
    Non so se vi è capitato di leggere un testo di algebra, o di calcolo infinitesimale, scritto da un inglese (o da un americano): si capisce tutto, è anche divertente. Leggi le stesse cose scritte da un professore italiano: a metà pagina la testa ti ciondola. Forse perché l’inglese ha semplificato, perchè ha scritto un instant book? No, perché VUOLE FARSI CAPIRE, non schiacciarti con la sua infinita sapienza (e prosopopea).
    Forza Catriona!
    provo a riscriverlo (oddio, avrò qualche virus?)

  8. silviamate #
    8

    “Tralasciando la teoria lukacsiana in quanto patrocinatrice di una teoria storico-letteraria, di una teoria della letteratura che ci condurrebbe al di là dell’intento di queste pagine introduttive, al di là di una riflessione filosofica sul problema dell’interpretazione di Kafka, ma sottolineando alcuni elementi concettuali che da Benjamin e da Adorno ci rimandano alla letteratura filosofica, a Kant, a Hegel, a Schopenhauer e all’estetica neokantiana, cioè a Cohen, si tratta di delineare, di descrivere, un concetto ampio di allegoria”. (E via così per 10 pagine. Dalla prefazione di Giulio Raio ai racconti di Kafka – ed. Newton).

    Dimmi te uno che si vuole accostare a Kafka se non gli vien voglia di spararsi.
    Che si ciuccino il calzino!

  9. 9

    Il blog di Catriona è in concorso qui…Lei mi sa che non lo dirà, allora lo faccio io :)

  10. 10

    è in concorso su http://www.macchianera.net
    scusate non mi ha preso il link

  11. Catriona Potts #
    11

    @ Lara Manni :-D
    @ Claudia Oh, certo che sono ben presenti. Ma chi potrebbe indirizzare il pubblico verso quel tipo di lettura li snobba alla grande e, se ne parla, lo fa spesso con disprezzo…
    @ ciccio Invece sarebbe meglio se le migliorassero…
    @ paolo Grazie.
    @ manu :-)
    @ El Secretario Io non voglio rendere facile facile la cultura. Vorrei che, accanto al saggio, si parlasse anche di libri più “leggeri” (mamma mia, che definizione orribile), quelli che rendono un po’ più concreto il piacere della lettura. Chi conosce Hussler probabilmente conosce pure quel saggio e magari ne cerca una critica specialistica. Chi non lo conosce (la maggioranza) non sarà certo indotta a comprarlo in base a un recensione concettosa. E allora continueranno a leggere solo quelli che già leggono (in Italia così siamo messi). E se “gl’istanbuc(s)” portassero ad altre letture, io non ci vedrei niente di male…
    @ vast Hai ragione, anche se io parlavo soprattutto dei recensori. Però la mentalità è simile. (Ho cancellato il tuo commento precedente, quello identico a questo, ma “pasticciato”. Chissà cos’è successo…)
    @ silviamate :-D
    @ fatacarabina Birbante! :-D Mannò, l’ho segnalato (Mr Potts ha minacciato di togliermi il saluto, se non lo facevo…)

  12. 12

    vedo una certa differenza tra comprare un libro e leggerlo.
    e, x esperienza personale :-) , ne vedo altrettanta tra il leggerlo e il capirlo.
    ci sono recensioni che servono a invogliare all’acquisto ed altre che servono a fornire un punto di vista, a spiegare. queste ultime non possono avere sempre e comunque carattere di leggerezza, né devpno essere per forza accattivanti. la platea dei lettori a volte è più ristretta (non tutti leggono effettivamente ciò che acquistano) altre più larga (c’è chi legge libri prestai, o chi frequenta le biblioteche) rispetto al pubblico pagante. la produzione della cultura e il mercato della cultura non sempre sono la stessa cosa. se vuoi educare qualcuno a leggere e a capire, devi farlo a volte con mezzi più adatti al testo che non al lettore. altrimenti questo rischia di non crescere e quello di restare incompreso.
    nemmeno io vedo niente di male nei libri “leggeri” (mi sono appena divorato quattro lukjanenko in due settimane). nemmeno in quelli pesanti, però :-D

  13. marco #
    13

    Cavolo!! Ma il tuo blog è ORIGINALE!! Originale è una parola inflazionata ma nel tuo caso riprende a respirare. Non lo conoscevo, ci sono capitato per una email di altervista che mi avvisava di un raduno tra blog. Ma se non ne fanno uno tra Ex-blog difficilmente paerteciperò. Comunque è un piacere scorrere il tuo blog. ciao marco da roma

  14. 14

    Hah am I honestly the first comment to your great writing?

  15. 15

    Se io non leggo…..sento che il mio cervello vive….


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