Dire, fare, rompere

Catriona: “Pronto?”
Amico (alla lontana): “Ehi, Catriona, ciao!”
C: ["Oddio. E questo adesso cosa vuole?"] C: “Uh, ciao. Quanto tempo… Come stai?”
[Banalità assortite]
A(al): “Senti…”
C: ["E ti pareva? Cos’è, hai scritto un romanzo? Hmm… No, non sei il tipo. Hai un amico che ha scritto un romanzo? Le possibilità sono pressoché infinite. Sorprendimi."] “Dimmi.”
A(al): “No, niente…”
C: ["Ahia."]
A(al): “No, è che sono qui con il mio amico Rossino de Rossini…”
C: ["E chissenefrega non ce lo metti?"]
A(al): “… che ha appena finito di leggere Feromoni per un delitto…”
C: ["Una persona attenta alle novità, eh? È uscito da due anni. E comunque: chissenefrega non ce lo rimetti?"]
A(al): “… e l’ha trovato pieno di errori.”
C: ["Strano. L'ha letto mezzo mondo, quel libro, e nessuno si è lamentato. Non si tratterà mica di un paio di refusi, eh?"] “Davvero? E di che tipo?”
A(al): “No, sai, probabilmente sono colpa dell’autore, di quel Charlie Charles.”
C: ["Respira, Catriona. Ne uccide più la calma della spada."] “Non credo. È stato rivisto con molta attenzione, anche da un chimico…”
A(al): “No… ehm…” [Borbottii indistinti, probabilmente del de Rossini] “… No, non sono errori scientifici.”
C: ["Hmm... Here comes the refuso again?"] “Infatti, mi sembrava strano. Ma quindi…”
A(al): “No… ehm…”
C: ["Se cominci un’altra frase con un ’no’, faccio cadere la linea."] “Per caso, il tuo amico li ha segnati, questi errori?”
A(al): “Sì! Sì!”
C: ["L’hai sfangata."] “Digli di mandarmeli, allora. Anzi mandameli tu. L’indirizzo email ce l’hai ancora, vero?”
A(al): “Sì! Sì!”
C: ["E tutto ’sto entusiasmo, da dove esce?"] “Ecco. Però non potremo fare granché. Sai, il libro è uscito da due anni…”
A(al): “Sì! Sì!”
C: ["Mah."] “Tuttavia non si sa mai. Magari lo ristampiamo.”
A(al): “Sì! Sì!”
C: ["Oddio l’infarto…"] “Grazie, eh?”
A(al): “Sì! Sì! Anzi: no! No! Grazie a te!”

L’email arriva dopo una settimana. Tre refusi. Tutti già corretti nella seconda edizione.

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05

11 2009

7 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    pensa che io quando leggo un libro e metto la scheda su aNobii inserisco anche i refusi :-P

  2. 2

    I refusi sono fisiologici ma chissà come sono aumentati esponenzialmente da quando si lavorano i libri con tanta fretta e molte poche tutele per chi lavora direttamente sul testo…

  3. 3

    “no, niente” è una delle mie espressioni preferite della lingua italiana, nella sua sublime antinomicità.

  4. 4

    Tutta scena per far vedere all’amico Rossino che siete amici. (il raffreddore mi rende catttiva con 3 t, eh? ;-*)

  5. 5

    “niente” da solo è antinomica. “no, niente” significa evidentemente “tutto” :-)

  6. 6

    uh come ti capisco!

  7. Catriona Potts #
    7

    @ .mau. [Catriona abbandona precipitosamente il blog e si fionda su aNobii per setacciare la libreria di .mau.] :-)
    @ Denise Credimi, non è così. Ne parlo spesso con una redattrice “vecchia scuola”, un autentico occhio di falco capace di vedere un refuso a chilometri di distanza. E lei ipotizza che la quantità di refusi sia costante (nell’universo? :-) ). Il fatto è che c’è più gente che legge quindi ci sono più occhi in grado di individuarli.
    @ sergio pasquandrea No, sublime proprio no. Tuttavia è psicologicamente comprensibile…
    @ Mitì Siamo catttive (con 3 t) in 2 :-D
    @ .mau. Ecco perché dicevo a @ sergio pasquandrea che è psicologicamente comprensibile. ;-)
    @ destynova :-)



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