Il popolo del té

Cartello Mentre fuori si parla di alabastri e ci s’indigna da una parte e dall’altra e poi si discute sulle modalità dell’indignazione da una parte e dall’altra e così via, ad nauseam, io sono qui e continuo.
A leggere, a correggere, a scribacchiare.
Mi permettete di chiamarla la mia lotta?
Grazie.
Per carità, non m’illudo. È una lotta di retroguardia. Timida, leggera, sussurrata. Scheggia, goccia, granello.
Però lotta è. Almeno per quanto mi riguarda.
Ascolto persone sostenere che il male nasce e germoglia dalle parole che si formano rapide su un monitor e che, altrettanto rapidamente, vengono viste su altri monitor. Come se il pensiero agisse in base a qualche legge creazionista.
Allora guardo le mie armi. Che sono nate nel IV millennio a.C. e che, da allora, sono rimaste in pratica immutate, anche se non bisogna più appuntirle o immergerle in qualche pigmento.
Poi guardo la virgola fuori posto, l’aggettivo inadatto, il periodo contorto. O noto la mancanza di un verbo, la forma burocratica, l’accento sbagliato.
E mi convinco sempre di più che da lì bisogna partire. Non soltanto, ma anche.
Non per ipercorrettismo. Non per snobismo. Non per inseguire uno stile. Non per dar ragione al grammatico.
Per cosa, voi lo sapete.

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12 2009

13 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    chi si estrania dalla lotta… :D

  2. 2

    Sì, è proprio così.

  3. 3

    ora vado a cambiare tutte le virgole dei miei post :-) (a parte gli scherzi, ma quanto hai ragione, davvero)

  4. 4

    (certo che potevo anche scrivere francesco, al commento sopra, vado a nascondermi)

  5. 5

    solidarietà und empatia totali.
    (ho scritto “und” per evitare la scelta della congiunzione eufonica. megalol per il commento di franceso)

  6. 6

    like – anzi, apprezzamento…
    Gli è che mettere virgole e accenti al posto giusto è almeno per me un segno di attenzione al lettore, cioè all’Altro.

  7. 7

    è una strana guerra quella degli ultimi giorni. Anche perché quelle parole, uscite cosi’ veloci, hanno una potenza fulminea, ma rischiano di restare poi nell’oblio. Meglio combattere dalle retrovie… Osservo tutto da un lontano di paesaggi innevati e tastiere esotiche (mi scuso per la mancanza di accenti); e da qui spero si cambi. Il popolo del tè ultimamente mi sembra più il “popolo de tiè”…

  8. Zia Bisbetica #
    8

    …it’s little things like that, like using the language correctly, that keep the world functioning. I mean functioning well. If we let go of those things, everything will collapse into chaos. Mistakes are like little chinks in the dam, and you think they don’t matter, but they accumulate, your mistakes and everyone else’s, and then they do matter.
    (Peter Cameron, Someday This Pain Will Be Useful to You)

  9. 9

    L’Altro è linguaggio.

  10. 10

    -ah gli accenti, gli accenti…: cosí, lí, giú, vieppiú (tanto per dire)

  11. 11

    Son sempre lì che cerco aderenti alla mia “Lega per la Difesa del Po’ Con l’Apostrofo”, ma c’è sempre qualcuno che rema contro. Sigh.

  12. 12

    posso aderirci io alla lega della difesa del po’ con apostrofo. la tastiera esotica – almeno quella – me lo consente :o )

  13. 13

    Sono i piccoli errori che ti possono fare impazzire



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