Accontentarsi
Non è che non abbia voglia di scrivere (per quanto).
È che qui non succede proprio niente.
Libri? Il solito. Leggere, buttare. Rileggere, accontentarsi.
Copertine? Il solito. Chiedere. Non ottenere. Accontentarsi.
Titoli e risvolti? Il solito. Provare. Riscrivere. Banalizzare. Accontentarsi.
Autori? Il solito. Chiedere. Non ottenere. Richiedere. Accontentarsi.
Persino le email degli “autori emergenti” sono grammaticalmente e formalmente corrette (i manoscritti poi fanno schifo, ma sai che novità).
D’un tratto, qualcuno si ridesta e mi manda un libro che ho chiesto a Francoforte. Nel 2007. E che ho già rifiutato nel 2008.
Qualcun altro mi manda un romanzo in ungherese e mi chiede una risposta entro una settimana. “Come mai tanta fretta? Un’altra CE italiana vuole pubblicarlo?” chiedo. “No, però vorrei sapere subito cosa ne pensi” è la risposta. Ma io, di ungherese, conosco solo il salame. E Hugo Matuschek.
Insomma, con tutta la buona volontà, si langue.
Sì, non sono mai contenta, lo so.
Rispolvera vecchie email o vecchie impossibili trame, orsù, che si langue anche qui
Ve bene, magari ora ti mando un manoscritto dei miei alunni, così movimentiamo un po’ le cose.
E’ quello che vuoi, no?, movimentare un po’ le cose…
Ma come, Catriona, ma dai. Le czarde. La puszta. Csonakos, Nemeczek, l’integerrimo Boka, i temibili fratelli Pasztor… (la portano via)
Se ci tieni ti mando qualche manoscritto dei miei… ma solo se li leggi subito e mi mandi una lettera di rifiuto rigorosamente in uzbeco con note in cinese antico. Ci stai? ^^
Simone
“E ho paura che mi passi sotto il naso il-libro-che-venderà-più-di”
Be’, tu cerca di fermarlo, mentre ti passa sotto il naso.
E se è una schifezza, lascialo andare.
Voglio dire, magari è un libro di Gerolamo Stilton (aaargh!)
Insomma il solito tram tram quotidiano:)
Credo che il non accontentarsi faccia ormai parte della nostra routine, dopo un po’ niente ci esalta e ci soddisfa