Il giudizio della mamma

«Nulla induce alla menzogna più della domanda: ’Hai letto quel libro?’» Lessi quest’aforisma nella rubrica «Citazioni citabili» di Selezione dal Reader’s Digest quando avevo sì e no dieci anni e – sebbene allora non ne potessi apprezzare la forza profetica – chissà perché mi rimase impresso in modo indelebile.
Ebbene, oggi, a profezia compiuta, mi sembra giunto il momento di correggerlo: «Nulla induce alla menzogna più della domanda: ’Hai letto il mio libro?’»
Talvolta con pudore, talaltra con protervia, gli aspiranti scrittori scrivono spesso nelle loro presentazioni: «L’ho fatto leggere a X e lui/lei mi ha detto che è bellissimo e che deve essere pubblicato», dove X è una variabile alla quale si può assegnare qualsiasi valore compreso tra «la mamma» e «uno scrittore (famoso)». Passi la mamma – per ovvi motivi –, ma come si può davvero credere che l’amico, il collega, lo scrittore abbiano tempo, voglia, energia sufficienti per sprofondare nel vostro romanzo fantasy di 564.987 battute (spazi esclusi) o nella vostra storia «solo velatamente» autobiografica? Dai, su, lo sappiamo come vanno le cose. L’autore consegna il malloppo mormorando: «Voglio proprio sapere cosa ne pensi tu… Ma leggilo pure con calma, eh, non c’è fretta» e l’altro lo prende, magari in perfetta buona fede, magari con le migliori intenzioni, ma poi, arrivato a casa, lo lascia cadere su un tavolino e lo abbandona lì, a prendere tempo e polvere. Non se ne dimentica, oh, no, sarebbe troppo facile: ogni tanto lo vede spuntare da sotto una pila di riviste, si lascia mordicchiare dal senso di colpa («Almeno un’occhiata…») quindi si mette a fare altro. Alla fine, sì, lo scorre, ne legge qualche pagina, ma soprattutto perché vuole scrollarsi di dosso l’imbarazzo che prova quando incontra l’autore. E cosa potrà mai dirgli, dopo, se non «è bellissimo e deve essere pubblicato» – la forma varia, ma l’essenza è questa –, al limite, per decenza, facendolo precedere da un «Io non sono un critico, ma»? Intendiamoci: non vi sto vietando di far leggere alla mamma, agli amici, ai colleghi, agli scrittori (famosi e no) il vostro manoscritto. Ma, se fossi in voi, non mi vanterei troppo dei loro giudizi. In particolare di quello della mamma.

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18

02 2010

16 Commenti Commenta ↓

  1. r. #
    1

    Insomma. Come domanda generatrice di menzogne propenderei per il primato di “Ma con chi sei stato al telefono tutto questo tempo?”

  2. Stefi #
    2

    Ti leggo sempre con piacere anche se non commento mai, e sono una buona lettrice, ma non so se di libri che passano dalle tue mani… Volevo solo segnalarti questo link e chiederti cosa ne pensi di questo futuro “senza carta”
    http://www.wolfstep.cc/2010/02/editoria-ed-e-book.html#more
    Ciao

  3. 3

    Non so, c’è qualcosa che non mi convince nell’incipit di questo post: non lo trovo abbastanza incisivo. Io avrei cominciato con “Cari imbecilli”.

  4. 4

    Alla mamma mica l’ho detto ’sta cosa della scrittura, poi, quella, nervosa com’è sarebbe capace di cose orripilanti, tipo una volta…
    A me uno, uno vicino di casa in un pomeriggio afoso di agosto mi disse -Senti ti va di leggere il mio libro battuto tutto a macchina? Io, buono che sono, ho detto: SI ma certo! Allora lui mi ha portato ’sto libro che si intitolava “UN PRETE DI BORGATA” E io, dopo aver letto il titolo gli ho risposto: Secondo me dev’essere bellissimo, ma di certo non è il mio genere, le cose violente non le digerisco.

  5. Melmoth #
    5

    E se alla mamma non piace? Posso dire: alla mamma non è piaciuto?
    Almeno è originale.

  6. 6

    La mamma, dopo aver letto le mie prime poesie (pubblicate su una rivista), mi disse: “…e quando pensi di laurearti e trovare un lavoro?”

  7. Fos87 #
    7

    Mia madre è cattivissima, alla faccia del “ogni scaraffone è bello mamma sua”. Quando anche l’ultima casa editrice rifiutò il mio libro mi disse: “Bhe, hanno ragione”.
    Grazie mamma.

  8. 8

    Qualche domanda:

    1) Quelli che citano la mamma nella lettera di presentazione sono in media scrittori peggiori di quelli che non la citano? Oppure non possiamo saperlo, perché da quando Dio creò l’Editor sono sempre stati cestinati alla lettera di presentazione?

    2) Gli editor, invece di cercare nella lettera di presentazione il pretesto per cestinare un manoscritto, non farebbero meglio a usare il loro preziosissimo tempo – ahimè così scarso! – per leggerne mezza pagina?

    3) Ogni casa editrice che si rispetti – corigetemi si sbaljo – ha in catalogo dei moccicosi che non hanno ancora finito il liceo. Dobbiamo desumere che le loro lettere di presentazione essudassero professionalità da tutti i pori?

    4) Supponiamo che la mamma nella lettera di presentazione sia davvero un ottimo contatore Geiger contro il ritardato invendibile (più che altro invendibile). Perché bruciarsi così questo prezioso strumento? Ora il ritardato smetterà di citare la mamma, ma questo fa di lui uno scrittore migliore?

    Francamente mi pare che un post come questo, travestito da buoni consigli, si configuri invece come un addestramento preventivo alla sottomissione acritica alle fisime uterine di una casta sacerdotale.

  9. 9

    A mia mamma è piaciuto solo uno dei racconti che ho scritto, quindi non potrei nemmeno citarla perché mi farei autogoal… poi, a me non piace l’insistenza. Insomma! Se l’ho letto e mi è piaciuto sicuramente te lo dirò!

  10. 10

    Forse la domanda più importante che l’esordiente deve farsi è “ma mi sono (ri)letto il mio libro?”…
    magari non cambia nulla però almeno un dubbio dovrebbe venire.
    Luca

  11. 11

    @Lucapq: a me viene invece spesso da domandarmi: “Ma questa roba qualcuno l’ha letta, prima di pubblicarla?”

  12. silviam #
    12

    oot: il mio matrimonio è in crisi, l’amante mi ha appena piantata e non riesco a trovare lavoro. Eppure venire qui mi consola sempre, vorrà pure dire qualcosa.

  13. 13

    Dipende dalla mamma…..la mia avrebbe detto: “e’ buono ma….”. Lei e’ nata col “ma”, percio’ a mia madre non darei mai da leggere nessuno dei miei racconti

  14. 14

    In famiglia nessuno legge quello che scrivo.
    Sanno a malapena che scrivo.
    Mi trovo così bene.
    Forse perchè non ho da scrivere lettere di presentazione.
    Ma, putacaso, se scrivessi un libro e lo presentassi con: lo ha letto D’Orrico e l’ha trovato il capolavoro del secolo, avrei speranza?


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