Massì

[Trascrizione parziale dell’intervento di Catriona Potts sulla "mozione massì" tenuto in data odierna presso il CCCE – Circolo Carbonaro CE – "Carolina Invernizio", baracca n. 42]

Su, colleghi, ammettiamolo senza paura: tutti noi pubblichiamo “libri massì”. Non sempre lo facciamo, però ci succede più spesso di quanto vogliamo ammettere. Tralasciamo pure – tanto è poca roba, lo sappiamo – le marchette, i favori, i “si deve”. Ecco, riguardo al resto, chi di noi può sostenere di non aver mai detto: “Massì, io ci provo?” Nessuno. No, non farò nomi né titoli. Non ce n’è bisogno.
Ebbene, colleghi, so quello che vi state chiedendo: è, il nostro modo di agire, una mancanza o, peggio, un’offesa nei confronti del lettori?
Vediamo.
Cosa intendo per “libro massì”? Vi prego: evitiamo di ficcarci nel ginepraio del libro “di scarso valore culturale”. Quello direbbe: “E chi lo decide, ’sto valore?” Quell’altro obietterebbe: “Esistono forme e premesse che tuttavia non possono essere ignorate…” Il terzo borbotterebbe: “Mah, ai posteri l’ardua, comunque”. Non ne è mai uscito nessuno.
La mia idea di “libro massì” si definisce altrove. Partiamo dal lettore. Per spiegarmi, lasciatemi fare un paragone: quante donne hanno nell’armadio da più di cinque, dieci anni un vestito che indossano regolarmente? Credo pochissime, forse nessuna. Sono passati il tempo, la moda, le occasioni (magari è pure cambiata la taglia). Al massimo, vale come ricordo, come capo vintage. Ecco: il “libro massì” è quasi la stessa cosa. C’è un momento in cui attira, prende, invoglia. Si consuma e poi, senza troppi rimpianti, lo si dimentica. È stato inutile? Niente affatto, perché, in quell’istante, ha dato qualcosa. È stato incisivo, determinante? Probabilmente no. Pazienza. Sì, la vita del libro può essere assai breve e non lasciare che un vago segno. E allora? Ci sono vestiti comprati e mai indossati. Ci sono vestiti comprati, indossati una volta e poi dimenticati. Ci sentiamo in colpa? Talvolta, ma ciò non c’impedisce di comprare nuovi vestiti. Anzi può addirittura darsi che abbiamo imparato qualcosa da quell’esperienza.
Questo da parte del lettore. E dalla nostra? Cosa pensiamo nel proporre un simile libro? Come sempre, pensiamo al potenziale successo, alla prospettiva del bestseller. Un po’ perché si deve mangiare, un po’ per vanità personale, un po’ perché si fanno ovvi confronti, palesi valutazioni. Ma anche perché non si sa mai. Non lo sappiamo da CE perché, in fondo, non lo sappiamo neppure come lettori (per fortuna, direi). Non si sa davvero cosa attiri, cosa intrighi, cosa – oh! – faccia crescere, cambiare, sognare. Quali meccanismi facciano scattare la mano verso un altro libro, un’altra lettura. E se il percorso fosse costellato in misura simile da “libri di alto valore culturale” e da “libri massì”? Ve la sentireste di escluderlo? Io no.
Ecco perché, cari colleghi, appoggio la mozione massì.

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02

02 2010

13 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    Comincio a capire perché in Italia si pubblica troppo.

  2. 2

    Sì ok, quello è il libro “massì”. Sono favorevole anch’io. E il libro “6– se fosse un tema di seconda media” invece come si giustifica?

  3. Rob #
    3

    Dio, Angra, ma sei un piagnucolio continuo, eh…

  4. 4

    @Rob: il tuo sì che è un argomento coi fiocchi. Mi hai annichilito.

  5. 5

    Da lettore, non posso che appoggiare il concetto del “libro massì”.
    Ho, sparpagliati qui e là parecchi libri del genere. Alcuni mi son piaciuti, altri li ho dimenticati,

    Credo esista, a forza di leggere, una specie di sesto senso professionale per cui si “senta” una buona vibrazione attorno ad un libro – sesto senso che ovviamente a volte falla, a volte funziona a metà, a volte ci prende ma in quel momento il sesto senso del lettore massì è fuori sintonia salvo riallinearsi mesi dopo qundo ormai si dava il libro per affondato.

    Meglio aggiungere un po’ di “massì” alla ricerca statistica, misurando col righello se ’sto libro è abbastanza “classico” (e vai a sapere se è il righello giusto).

  6. verogabri #
    6

    Ma sì, un libro massì che male vuoi che faccia.
    Certo male non fa leggerlo, magari mi ha lasciato dentro qualcosa, qualcosa di intrigante, forse. Un libro non può essere sempre un capolavoro o nascere già classico. Un libro può essere un onesto libro massì. Male non fa e lo si può sempre dimenticare in fondo allo scaffale, come un abito che non metterò più.
    Certo però che magari la prossima volta che sarò tentato a comprare un nuovo libro mi fermerò un attimo di più a chiedermi: e se fosse un altro libro massì? Un altro da mettere in fondo allo scaffale? Forse c’è ancora posto? Manno.

  7. il_Fabri #
    7

    Nulla in contrario ai libri massì.
    Li ho e ogni tanto capita anche di rileggerli: non lasciano nulla, quindi già dopo un mese potrei non ricordarne quasi nulla e godermeli lo stesso.
    Nulla in contrario, ma ad un patto: che il trend non sia “massì, ho pubblicato il libro discreto X, pubblico questo mediocre Y. Massì, Y ha venduto bene, pubblico il libro brutto Z” e via peggiorando.
    Perchè talvolta l’impressione che danno le CE (e alcuni autori) è questa.

  8. 8

    Quanto incide la percezione del lettore su un libro Massì?
    Nel senso, magari quel libro è Massì per la CE, e poi nelle mani del lettore diventa, per lui, un testo di fondamentale importanza.
    A me è successo con un paio di libri, credo.
    Erano di sicuro dei riempitivi, romanzi di autori minori in collane tematiche da edicola… Non sono nella mia top five, però sono sicuramente tra i cento volumi che mi porterei via con una carriola dalla mia casa in fiamme.

  9. Fos87 #
    9

    Neanch’io ho qualcosa contro i libri “massì”, semplicemente non li compro: bella invenzione la biblioteca.

  10. 10

    Mmmm… C’è da dire che il vestito Massì io lo vedo, lo giro, lo rigiro, magari lo provo, e poi lo compro. Se poi diventa un vestito Massì è solo colpa mia, di me che cambio o che non ho guardato bene il colore, o non ho pensato che poi sarebbe passato di moda, ecc.
    Il libro Massì… ecco, io lo prendo a scatola chiusa; al massimo, con la raccomandazione di qualcuno che una volta la settimana mi dice che è uscito il libro del secolo; magari, con la fiducia del marchio della casa editrice.
    Insomma, lo so che una CE magari, per sopravvivere, o per che altro, deve (deve?) pubblicare libri Massì, e di solito ci sto attenta, e di solito non mi faccio fregare.
    Però io alzo la mano e voto contro i libri Massì che son Massì già dalla nascita :-)

  11. 11

    A me viene da pensare che dipenda molto dal tono del “massì”.

    L’editor legge, prova, rigira, tocca: non trova la cosa giusta (“non ho niente da pubblicare”) poi gli si illumina lo sguardo e sorride “massì, questo mi va” per una ispirazione improvvisa.

    E quello è un libro “massì” che, per empatia, potrebbe diventare un libro “massì” anche per il lettore.

    Ci sono invece le occasioni in cui l’editor, con un ventaglio di proposte tra lo smorto ed il grigiastro, il Boss che sbuffa e le scadenze imminenti, con una smorfia pesca il tomo meno “blah!” e bofonchia un “massì, facciamo questo” con gli angoli della bocca che toccano il mento, cercando di autoconvincersi che non è così brutto.
    Appunto il libro nato per essere un “Massì” che andrebbe castrato a priori. Ma anche l’editor tiene famiglia ed ha il vizio di mangiare tre volte al giorno.

    E vai a sapere che quando arrivi al lettore, questo non sorrida e dica “massì” tutto trullero o “è il nuovo Dan Brown”. O lo schifi.

  12. DRC #
    12

    Da lettore credo che se esiste anche solo il sospetto che un libro debba essere pubblicato, quel libro dev’essere pubblicato. Ovviamente vivo nel mondo dei sogni, ma in linea di principio la vedo così.

  13. 13

    Il libro di Joseph Ratzinger- Benedetto XVI infatti e anche e non meno un grande approfondimento del significato teologico di Gesu o piu semplicemente del suo significato per la nostra fede secondo due direttrici quella della valorizzazione delle ricchezze spirituali della sua figura e del suo messaggio alla luce del Nuovo Testamento letto insieme allAntico e di tutta la grande tradizione cristiana e quella dellattualizzazione del messaggio di Gesu in rapporto alla presente situazione storica con i suoi interrogativi e le sue istanze. Parlando nellaula Magna della Pontificia Universita Lateranense il cardinale ha sottolineato in particolare come Ratzinger valorizzi nel percorso che propone alla scoperta di che cosa Gesu sia per noi le ricchezze spirituali della figura e del messaggio di Gesu e la loro attualizzazione in rapporto alla presente situazione storica.E bene cominciare ha detto in proposito dalla grande domanda che ricorre piu volte nel libro che cosa Gesu ha portato veramente nel mondo se non ha portato la pace il benessere per tutti un mondo migliore?



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