Vuoi sapere la verità che nessuno ti dice? Vuoi sapere perché, in realtà, è meglio NON essere pubblicato?
Questi sono i primi tre motivi che mi sono venuti in mente.
1) Non potrai più fare conversazioni normali, perché tutti vorranno sapere soltanto di cosa parla il tuo libro. E la cosa, all’inizio, può essere piacevole, ma ben presto si trasforma in una specie di recita, in cui tu continui a ripetere lo stesso monologo, credendoci sempre meno (“No, niente, sai, è la storia di un ragazzo che scopre l’amore…”) e l’altro, dopo un tempo medio di 4′”, non ti ascolta più.
Possibili sottoscenari:
1.1) Hai scritto La dinastia sumera di Lagash / Gli insetti olometaboli, amici dell’uomo / Herpes: mito o realtà? e ciò scatena occhiate tra il perplesso e il terrorizzato oppure esclamazioni del tipo “Ah” / “Oh”, che vogliono dire: “Ma allora non è un vero libro.” In più, da quel momento in poi, sarai considerato un esperto di qualsiasi argomento storico (fossero pure le circostanze della morte di Tarquinio Prisco) o scientifico (fosse pure la meccanica dei quanti);
1.2) Valanga di domande e/o esclamazioni del genere: “Maddai, non avrei mai pensato che tu sapessi scrivere!” “Su, dimmi, si guadagna un sacco, vero?” “Allora ti vedremo in TV da Vespa, eh?” “Ma un libro-libro? Con la copertina e tutto?” “Cioè, io vado in libreria e trovo il tuo libro? Magari solo nelle librerie davvero grandi, eh?”
1.3) Indagini approfondite su quali siano gli elementi autobiografici, anche se il tuo libro parla di un operaio tessile dell’Oklahoma con sei figli e una passione smodata per le armi e tu sei un insegnante, sei scapolo, non ti sei mai allontanato da Sansummano di Sotto e hai appeso al balcone la bandiera della pace. È ovvio che tali indagini nascondono pensieri del tipo: “Mi avrà messo nel suo libro? E, se sì, come? Be’, se non altro mi aspetto che mi citi nei ringraziamenti, anche se sarebbe meglio nella dedica…”
1.4) Immediata controffensiva: “Sai, anch’io ho scritto un libro. Un romanzo bel-lis-si-mo. Ehi, ma tu con quale CE pubblichi? Sai, una buona parola…”
2) Nessuno ti riconoscerà più, perché la foto in quarta di copertina è venuta così male (o così bene) da non somigliarti affatto.
Possibili sottoscenari:
2.1) Lettore che ti si avvicina, guarda la quarta, guarda te e ripete il tutto dalle tre alle dieci volte. Poi, con un’aria tra il perplesso e lo schifato, ti porge la copia per fartela firmare;
2.2) Lettore che ti scruta da lontano, che si avvicina un poco, poi se ne va, gridando: “Non è lui! È troppo brutto!”;
2.3) Amici che inventano nuovi, atroci soprannomi ispirandosi a quella foto (e a mo’ di vendetta perché non li hai citati nei ringraziamenti e non hai dedicato loro il libro).
3) Non potrai più aprire una lettera o un’email senza temere che venga…
3.1) dalla tua insegnante d’italiano del liceo, la quale ti segnala i refusi a pagina 3, 56, 98, 123, 263, 298 e 312, ti corregge la citazione a pagina 197 (“Non sei mai stato bravo in latino, mi ricordo, sai?) e, tra le righe, esprime il suo rammarico per non essere stata citata nei ringraziamenti (anche se una dedica sarebbe stata più adeguata);
3.2) dal notissimo critico letterario (che ti stronca) o dal critico letterario dell’Eco di Sansummano di Sotto (che ti stronca);
3.3) dalla CE che ti chiede di presentare il libro ad Aosta, a Trapani, ad Ancona e a Oristano (non nei capoluoghi, ma in provincia) nell’arco di due giorni;
3.4) da qualcuno che sostiene di aver scritto un libro sugli insetti olometaboli prima di te e meglio di te;
3.5) da qualcuno che ha comprato Herpes: mito o realtà? e t’insulta perché credeva che fosse un romanzo.
- continua (?) -