Leggere, scrivere e far di… cinema

E’ festa, lasciatemi scherzare…

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Georges Simenon era molto prolifico. Si narra che, un giorno, mentre stava scrivendo il suo 158mo romanzo, ricevette una telefonata di Alfred Hitchcock, all’epoca negli Stati Uniti. La moglie di Simenon, che aveva preso la chiamata, spiegò a Hitchcock: “Mi spiace, ma Georges sta scrivendo e non vorrei disturbarlo.”

Al che Hitchcock ribatté: “Gli lasci pure finire il libro. Io resto in linea…”

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L’ignoranza letteraria dei produttori e degli agenti hollywoodiani del passato è leggendaria. Si racconta che uno di essi volesse assumere Goethe come sceneggiatore e che un altro avesse disperatamente cercato d’intervistare Robert Louis Stevenson. Un giorno, un agente scrisse alla casa editrice che pubblicava i volumi di William Makepeace Thackeray, affermando di voler gestire i diritti cinematografici del romanzo Henry Esmond. Divertito oltre ogni dire, l’editore comunicò all’agente che Mr Thackeray stava scrivendo un fantastico thriller, il cui titolo sarebbe stato La fiera delle vanità.

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Sullo stesso tenore: Harry Cohn, il capo della Columbia, aveva sentito parlare di un testo chiamato Iliade, scritto da un certo Omero. Convinto che se ne sarebbe potuto trarre un film, Cohn chiese ai suoi sceneggiatori di scrivere un trattamento (di un’unica pagina) basato sulla storia narrata dell’Iliade. Il giorno dopo, il trattamento venne consegnato a Cohn, che tuttavia, dopo averlo letto, esclamò, seccato: “Ma ci sono un sacco di greci, qui dentro!”

(via Anecdotage)

02

11 2007

1 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    che perle!!!



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