Particolare

Ho letto (rapida rapida… per lavoro, mica per altro) il libro-in-testa-a-ogni-classifica. Oh, lo dico subito: a me della letterarietà non frega niente (non fregava in questo caso, comunque). Lungi da me sospirare: “Ma come siamo caduti in basso… un tempo c’erano X e Y e adesso c’è Z. Povera letteratura italiana.” Però una cosa mi ha colpito (di brutto): il continuo, pervasivo, disperato slancio del protagonista di essere “particolare”. Fateci caso: è una parola che si sente sempre più spesso, questa. Perché è il coltellino svizzero degli aggettivi: aggiunto a un sostantivo qualsiasi (o a un pronome), permette all’istante di stabilire una differenza (in meglio) senza però, in realtà, stabilire nulla. “Io sono un po’ particolare…” “Mi è piaciuto quel vestito perché era particolare…” significano: “Io non sono come gli altri” e “Non compro gli stessi vestiti che comprano tutti”, cioè sono migliore, più raffinato, so discernere, non mi lascio ingannare, penso con la mia testa eccetera.
Fin qui, comunque, poco male (forse). Ma il protagonista del libro-in-testa-a-ogni-classifica non fa altro che ricordarcelo, questo suo essere “particolare”. Lo fa in ogni gesto che descrive, in ogni parola che pronuncia, in ogni racconto che fa. Il risultato è un’ubriacatura parossistica di egocentrismo, in cui il mondo esiste soltanto se reagisce positivamente alla sua “particolarità”, in cui le persone hanno senso soltanto se accrescono l’aria di “particolarità” di cui lui si circonda, in cui le cose hanno significato soltanto nella loro “particolarità” in relazione a lui.

Insomma: il libro perfetto.

P.S. Però qualcuno gli dica che non è bello farsi bello con le frasi degli altri senza dire da dove le ha prese.

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07

01 2008

7 Commenti Commenta ↓

  1. eio #
    1

    certo che te le vai a cercare, eh.

  2. 2

    Una volta si chiamava plagio, o meglio, scopiazzatura; adesso si chiama contaminazione, o citazione colta* : fa più fico e rende più “particolari”. ;-)

    *quella incolta invece continua a citare le fonti, pensa te che banalità…

  3. 3

    Ho some la sensazione che dovrei evitare questo libro, con un po’ di accortezza dovrei riuscirci considerato che solitamente non leggo libri ai primi posti delle classifiche. Non per snobismo, credo sia un caso.

  4. catrionapotts #
    4

    @ eio Infatti ho subito detto “per lavoro”…
    @ Laura Ma quanto siamo banali, eh? ;-)
    @ Louie Se non ci sei costretto, evita pure. Ti basta dare un’occhiata in rete. Prova a leggere i commenti della più nota libreria on-line italiana. “Sogno” e “immedesimazione” sono le parole / i concetti più frequenti. Dritto all’obiettivo, insomma.

  5. Eta Beta #
    5

    tu l’avresti pubblicato?

  6. catrionapotts #
    6

    @ Eta Beta Con quel nome davanti (o dietro) sì. Senza quel nome, non so. Credo di no.

  7. 7

    Sto cominciando a capire la filosofia del male necessario.



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