Porcospini e gemme

Come succede diverse volte all’anno, ieri sono arrivate le “proiezioni”, cioè il risultato del lavoro degli agenti che strappano ai librai i tanto agognati (e temuti) numeri. E’ così che si posa la prima pietra sul viale del destino di un libro. Quanto è piaciuto? Quante copie ne sono state ordinate? Più o meno del numero sperato?
Forse non ci siete mai passati, però credo non sia difficile da intuire l’ansia che accompagna questo momento. Perché molto dipende dalla prima tiratura di un libro, dalla sua immediata visibilità sui banchi. Per carità, l’editoria è piena di eccezioni, cioè di libri usciti in poche copie e poi diventati bestseller. Ma sono, appunto, eccezioni.
E talvolta ti ritrovi a fissare cifre che davvero sono impreviste e imprevedibili. Il libro su cui hai sudato, pieno di rogne come un porcospino di aghi, e magari deliziosamente arduo o elegantemente insolito, finirà (se finirà) in mano a pochi eletti, meteora probabilmente senza futuro. Mentre il libro che hai scelto o fatto un po’ con la mano sinistra per i motivi più svariati (poco tempo, poca convinzione..), ma che evidentemente ha “acchiappato”, rischia di diventare non dico un bestseller, ma una piccola gemma, che brillerà almeno per qualche settimana.
E non sai se mettere un cerotto sulle punture del porcospino e piangere un po’ o se essere contenta perché, se non altro, una pietruzza luccicante ce l’hai.

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03 2008

6 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    Complimenti per le pietruzze e pace per i porcospini, ci vuole anche il “catalogo”, giusto? Di’ la verità, anche per queste emozioni ti piace lavorare in CE? ;o)
    In effetti, da parte mia non ci sono mai passata…però sono passata e continuo a restare nel buio totale rispetto ai libri cui ho contribuito. A me piacerebbe sapere quanto hanno venduto, so già che l’avverbio adatto è “poco”, ma comunque sogno un aggiornamento programmato, del tipo: dopo tot mesi mandiamo un estratto delle proiezioni anche al traduttore. Forse bisognerebbe chiedere con garbata insistenza (cosa cui sono inetta…), per ora colleziono come tesori e misteri orfici due frasine riferita a due romanzi: 1. “non sta facendo sfracelli” :-D , 2. “sta vendendo bene”. :)
    Ogni tanto vado a sbirciare in IBS remainders: se trovo qualcosa lì, capisco vagamente di più…E’ il metodo giusto, Catriona?

  2. 2

    Tanto per, ma alla fine i libri si vendono o no? Scendo più nel dettaglio, una CE, a fine anno, riesce a rientrare nei costi?
    E poi, domanda ancora più spinosa, quante copie deve vendere uno scrittore per campare di libri? Per dire, un gruppo musicale deve superare le 20.000 copie per sopravvivere di musica.

  3. 3

    A tal proposito, io sarei interessato a seguire le vicissitudini di quel libro su cui ha perso mesi di vita e litri di sudore e sangue.
    Chessò “La sinistra vita di un libro autonomo”.

  4. 4

    La gemma preziosa su cui hai lavorato, che consideri elegante, ben riuscita, un piccolo tesoro in quel libro, beh lo resta anche se a leggerlo sono pochissime persone. Cosa di cui non mi stupisco considerati gli orrendi e manifestati gusti dei (non) lettori italiani. Poi se uno becca le vendite deve essere orgoglioso, anche perché forse quel libro è stato scelto più per il potenziale di vendita che per la sua qualità oggettiva.

  5. Catriona Potts #
    5

    @ liseuse Anche per questo mi piace lavorare in una CE? Be’, sì e no. Mi piacerebbe di più avere soltanto gemme :-) Quando alle vendite effettive di un libro, prima o poi scrivo un piccolo post. Non ti aspettare rivelazioni, però :-D
    @ rumenta Bella domanda, risposta impossibile. E’ come se mi chiedessi se i negozi di abbigliamento italiani alla fine dell’anno vanno in perdita o in pareggio oppure ci guadagnano. E’ impossibile dare una risposta per tutti. Comunque, diciamo che se una CE rientrasse semplicemente nei costi farebbe bene a chiudere… Anche la tua seconda, giustificatissima domanda non ha una risposta precisa: dipende da quanti libri scrive l’autore, qual è stato il suo anticipo, quali royalties gli vengono pagate… Però sì – grossomodo – se un autore vende 20.000 copie di un libro in un anno ci può campare. Non vivrebbe come un nababbo, ma ci camperebbe. Ma hai idea di quanti autori in Italia vendono 20.000 copie?
    @ Louie Perché mai dovrei tediarvi con una infinita serie di taglia-sposta-correggi-ricalibra-aggiungi-sistema-sposta-risposta eccetera? :-)
    @ il matto E’ quello che mi ripeto sempre anch’io…

  6. 6

    A me piace scrivere di moda e di design, ma ho un po paura a proporre i miei scritti, mi dicono tutti che gli editori spesso si approfittano degli autori principianti, non vorrei lavorare per niente.



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