La Fiera – II

Ve lo avevo promesso ed ecco qua: fenomenologia dell’appuntamento alla F

1) L’appuntamento normale. Frequenza: rarissima. Saluti, ti siedi, porgi il biglietto da visita, cominci a parlare dei libri e l’altro/l’altra ti dà il suo biglietto, risponde, tira fuori cataloghi, propone. Ringrazi, ti alzi, saluti e te ne vai.

2) L’appuntamento jogging. Frequenza: normale. Arrivi dopo aver smarrito gli stivali delle sette leghe e quindi aver corso che neanche Dustin Hoffman nel Maratoneta. Sudata marcia, con un principio d’infreddatura (bella forza: fuori -10 °C; dentro + 27 °C) con la tua camicetta bianca elegante ridotta a un’unica riga nera, piombi nello stand, preparandoti scuse in ventiquattro lingue. Ma la persona con cui hai appuntamento non c’è. Visto che tardavi (ti dice un’altra con aria seccata) è andata a prendersi un caffè. A questo punto aspetti e:

a) la persona in questione non arriva. E tu ti fai un’idea (in ventiquattro lingue) di cosa voglia dire davvero «prendersi un caffè»

b) la persona in questione arriva e ti racconta tutto il suo catalogo con la velocità del sopracitato Dustin

c) la persona in questione arriva e, con calma olimpica, ti racconta tutto il suo catalogo… segnando con l’infamia del ritardo il tuo arrivo all’appuntamento successivo.

3) L’appuntamento muto. Frequenza: sporadica. Saluti, ti siedi e l’altro/l’altra è così stanco/a (o così maleducato/a) da metterti semplicemente davanti il catalogo dei suoi libri e tacere. Così, nel silenzio assordante della F, mentre il resto del mondo discute o si sbaciucchia o ride, tu e il catalogo (dimensioni pari a quelle di It di Stephen King) rimanete soli. Puntualmente, poi, se ti cade l’occhio su qualcosa e provi a chiedere informazioni, l’altro/l’altra ti gela con un: «In Italia l’ho già venduto». Unico vantaggio: riesci a chiudere l’appuntamento in tempi brevi.

4) L’appuntamento affettuoso. Frequenza: non abbastanza. Vi siete mandati e-mail per tutto l’anno. Sapete addirittura qualcosa delle rispettive famiglie (immediate). Hai anche comprato da lei/lui un libro che è andato bene. Arrivi, ti siedi con un sospiro e lei/lui ti fa eco, come a dire: «Oh, un appuntamento normale». Poi ci si guarda negli occhi e, nello stesso istante, ci si rende conto che non si ha nulla da dire. Proprio perché ci si è parlati per tutto l’anno. Sai benissimo quello che ha, magari hai pure già letto qualcosa. E allora si spettegola per qualche minuto e, in modo meccanico, si parla di qualche libro. Bacio/bacio e via.

5) L’appuntamento di gruppo. Frequenza: in crescita. Il tempo è poco, i libri troppi. E allora due, tre quattro persone di varie CE vanno allo stesso appuntamento contemporaneamente. Oddio, l’intenzione è di arrivare contemporaneamente, la realtà è un’altra. Se arrivi per prima, ti tocca chiacchierare per ingannare l’attesa; se arrivi per ultima, oltre alle occhiatacce, vieni sistematicamente ignorata nella conversazione. Quando poi, anche dall’altra parte, ci sono più persone si arriva a:

6) L’appuntamento-orgia. Frequenza: in rapida crescita. Tutti parlano insieme, i libri si sovrappongono, le descrizioni si atrofizzano. E tu, che ti occupi di saggi, ti ritrovi col manoscritto di Jolanda, la regina del talamo, romanzo rosa-rosso-piratesco.

7) L’appuntamento al buio. Frequenza: te la sei voluta. Ti ha mandato un’e-mail calorosa ma un po’ criptica e tu ci sei cascata, sebbene tu non conosca né lui né la CE. E ti ritrovi in una zona della F molto silenziosa e deserta. Troppo silenziosa e deserta. Lo stand è di quelli minimal, un metro per uno e mezzo. In esposizione, molte copie di un unico libro. Ad attenderti c’è di solito un personaggio untuoso e dallo sguardo un po’ strabico che cerca di convincerti che quel libro è il libro che la tua CE aspetta da sempre. E non importa se tu pubblichi saggi e quello è un fantasy su un castoro destinato a diventare imperatore di Castoria. E tu ti chiedi:

a) Se mi strangola, se accorgerà qualcuno?

b) Quanto sarà lunga la mezz’ora di questo appuntamento?

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09 2007

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