Impazzimenti vari
La pre-F impazza e tutti siamo travolti da manoscritti sempre «sensazionali» e «di alto valore commerciale» ma «raffinati» (testuali parole delle CES [Case Editrici Straniere] o degli Agenti [d’ora in poi AA, sì, come Alcolisti Anonimi]… c’ho i miei motivi). È un momento triste e allegro: triste perché ti consumi gli occhi (e consumi le notti) su libri spesso poco interessanti; allegro perché hai la sensazione che tutto il mondo stia riscoprendo la bellezza della scrittura, che abbia tante cose da raccontare e la voglia irrefrenabile di farlo. E così mastichi storie diversissime, conosci personaggi probabili e (molto) improbabili e assisti a «numerosi colpi di scena» (nelle presentazioni delle CES e degli AA c’è sempre, prima o poi, un «colpo di scena», anche se stai leggendo una storia strappalacrime il cui finale è chiarissimo o se sai fin dalla prima riga chi è l’assassino). La cosa più divertente rimane l’assoluta impervietà degli scrittori stranieri ai nomi italiani o alle frasi della nostra lingua, anche le più semplici. Evidentemente ignari dell’esistenza di Google (o dell’intera popolazione italiana), tali autori continuano a pensare che John Mazuchi sia un cognome italiano, che ci si rivolga a qualcuno dicendo: «Scusa, signore Giovani…» o che per andare da Venezia a Milano ci voglia un giorno intero (incluso un improbabile tratto su una nave da crociera). Per non parlare dei delinquenti (rigorosamente in gessato) che s’infiltrano sempre e comunque in Vaticano…
Ti invito a passare sul mio blog visto che sei del settore e leggere il post “Vi parlo di Alex o meglio di Norma Corrotta”, giuro niente colpi di scena.
Ci terrei a sapere cosa ne pensa un professionista.