Biciclette o cubi

Scrivere una bandella è quasi come andare in bicicletta.
Nel senso che più ci vai (più scrivi) e più ti viene facile.
Ma in bicicletta tutti, prima o poi, riescono ad andarci. Scrivere bandelle, invece, non riesce proprio a tutti. Senza contare che, ogni volta, bisogna scoprire dove sono i pedali e come si usano, cioè come e cosa scrivere.
Negli anni, ho letto bandelle così assurde da rasentare il grottesco: rivelazioni inopinate (“E, nell’ultima pagina, il protagonista muore…”), scivoloni recensoriali (“L’autore si sforza di essere vivace e, in alcuni punti, ci riesce…”), contorsioni pseudo-letterarie (“L’organicità semantico-strutturale del romanzo si connota di elementi pre-avulsi…”), eccetera eccetera.
Prima di mettervi a ridere, però, provateci. Salite in bicicletta… cioè scegliete un romanzo (con la narrativa è un po’ più facile), uno qualsiasi, dal classico più classico a quello che oggi è in testa alle classifiche. Ecco, adesso, in 1500-2000 battute al massimo, provate a raccontare la trama (ma non troppo, sennò il lettore si irrita), a descrivere i personaggi (mica tutti, sennò vi viene fuori un lenzuolo), a definire l’atmosfera, lo stile, il genere, la forma. Tutto ciò cercando di convincere – con eleganza – il potenziale lettore di avere in mano esattamente il romanzo che stava cercando.
Ecco, sì, così… no… no… frena, frena, frena!!
Talvolta mi piace pensarla così: la bandella è un cubo di Rubik che tu risolvi per il lettore. Gliela mostri per qualche istante, ordinata, coerente, armoniosa, e poi la ri-scombini, lasciando a lui il piacere di risolverla di nuovo. Leggendo il libro.
Comunque, biciclette o cubi, rimane una faticaccia.

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03

07 2008

12 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    Grazie,
    ora leggerò le bandelle con più cura e attenzione perché mi piace girare in bicicletta.

  2. 2

    Io invece ho sempre trovato più facili da scrivere le bandelle di saggistica, non saprei dire perché. Tanto non le so scrivere, non capisco perché ogni tanto me le facciano ancora scrivere.

    Ah, la cosa più importante: come tanti, anch’io preferisco bandellare un libro che non ho letto. Meno materiale, meno lavoro di selezione e cesello. Chi ha fatto la scheda di lettura e il canvas ha già fatto metà del lavoro al posto mio.

  3. Catriona Potts #
    3

    @ Louie :-)
    @ Ilaria Eh, sì, è molto soggettivo. In realtà, anche a me piace fare quelle di saggistica, perché sono più… ordinate, nel senso che è il libro stesso a dettare la struttura. Però concordo abbastanza sul non-letto (o quantomeno sul “lasciato depositare”) Devi colpire al cuore, con la bandella, quindi le sensazioni sono più importanti della logica. E infatti molti autori sono del tutto incapaci di scriversi la bandella.

  4. 4

    personalmente amo le bandelle in cui il cubo di rubik non sia troppo risolto, che lascino un po’ di spazi mentali da riempire, così per i momenti in cui soppeso il libro, in cui cerco di capire se c’è un effettivo desiderio, se voglio spendere quei soldi, mi proietto un po’ per le sue pagine e mi immagino chi sa cosa. insomma, a me m’acchiappa l’elusività

  5. Catriona Potts #
    5

    @ francesco Tanto per rendere le cose più facili a noi che le dobbiamo scrivere, eh? ;-)

  6. Ray #
    6

    Bandelle ? Quelle cose dai colori che fanno a pugni con la copertina e annunciano “Imperdibile” oppure “Il libro più esilarante degli ultimi cento anni” ? Spiace dirlo, ma dopo tonnellate di fregature ho adottato la regola “mai più libri con bandella”.
    O si chiamano fascette ?

  7. 7

    Mi hai intrigata con l’idea del componimento di bandella libera… adesso mi sceglo un libro e ci provo. Però poi voglio anche una valutazione – hai visto mai! ;-)

  8. Catriona Potts #
    8

    @ Ray Già, quelle di chiamano fascette. Le bandelle (o i risvolti) sono dentro la copertina del libro (o in quarta di copertina).
    @ monicabionda Mi sa che tiro il sasso ma nascondo la mano! ;-)

  9. 9

    … Ugh, aggiungo “bandella” al mio vocabolario.
    Comunque la soluzione più semplice – almeno dalla mia non esperienza in una CE – è inventare boiate e presentare il libro come un best seller, con frasi tipo “un’intramontabile storia d’amore” o “un’avventura mozzafiato ai confini della realtà” (ma anche idiozie senza senso per incuriosire il lettore allocco, come “capolavoro del surrealismo elaborato in chiave moderna dalla maestria sinfonica dell’autore”… ok, no, forse questa no).

  10. libraia #
    10

    Adoro le banderelle ben scritte che lasciano immaginare di tutto, così che il lettore creda di aver trovato il libro che *proprio* cercava, che creda quasi di averlo già letto. Le adoro perché me le rivendo senza necessitare di letture trasversali (quelle integrali le lascio alla lettura personale); sempre tra un collo e l’altro, si intende! ^_-
    PS: quando non si capisce niente invece mi tocca leggere l’indice e spiluccare il libro qua e là, ma non sempre l’assaggio ha un buon sapore.
    Buona scrittura, signora! XD

  11. 11

    Sono un collega, come dicono i medici quando non vogliono pagare una visita e i giornalisti quando hanno bisogno di un favore dall’ufficio stampa. E concordo con la difficoltà nello scrivere una bandella efficace. Io mi occupo di saggistica, ma di taglio divulgativo: mica vero che è più facile! Sono generi diversi. A me però questa fatica piace, forse perchè sono un sintetico di natura. E’ un po’ come sedurre un viaggiatore, sapendo che scenderà dal treno alla prossima fermata…

    Inachis

  12. Catriona Potts #
    12

    @ Andrew Come vedi, mica è facile! :-)
    @ libraia Eh, lo so. Chissà, magari ti sono stata utile, qualche volta. Buon lavoro a lei!
    @ Inachis lo Sì,anche a me (spesso) piace. Però talvolta sei lì e dici: “Dai, tanto so che alla fine vieni fuori… E allora perché non subito?” Salve, collega!



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