A viribus impressis

Non c’è. Il che è piuttosto strano, bisogna ammetterlo, però capita. Eppure per lei è stato un autentico shock. Era entrata con piglio marziale, puntando dritta alla cassiera; intorno potevano esserci dei saponi o dei biscotti, e lei non se ne sarebbe accorta. Poi il dramma: il libro in cima alla classifiche, quello di cui tutti parlano, quello che bisogna avere, è esaurito. Domani arriva, sì, sì, ma adesso, stasera… La botta è stata tale che lei non ha neppure protestato. E ha cominciato ad aggirarsi tra i banchi, troppo sconvolta (o imbarazzata o timida o chissà cosa) per chiedere aiuto.
E allora, mentre la guardavo di sottecchi, mi è venuto in mente Newton: «Corpus omne perseverare in statu suo quiescendi vel movendi uniformiter in directum, nisi quatenus a viribus impressis cogitur statum illum mutare.»*
E ho sperato che valesse anche per le persone e per i libri.

* No, non la so a memoria.

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02 2009

12 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    qual è il libro in cima alle classifiche? (non scherzo, non lo so e non ho voglia di andare a vedere il pdf di tuttolibri)

  2. 2

    stai parlando del volumone? la trilogia? insomma, l’autore che odia le donne e gioca con il fuoco mentre crolla il suo castello di carte?

  3. 3

    Ma qualcuno l’ha soccorsa?

  4. koshka #
    4

    Di’ la verità: stava cercando lo svedese :-)

  5. 5

    appunto, odia le donne e gioca con il fuoco mentre crolla il suo castello di carte ;-)

  6. ff #
    6

    Ma perché i dieci libri più venduti sono quasi sempre tutti (obiettivamente?) pessimi? Cosa è diventata (o è sempre stata) l’editoria libraria (per non parlare di quella musicale e… e lasciamo perdere il resto) in Italia? E poi una domanda forse ingenua, comunque da incompetente: se si deve investire (editing accurato, grafica di buon livello, stampa di qualità, marketing, promozione, distribuzione) per fare profitto, perché non lo si fa (parlo di quelli “potenti”, che hanno molti soldi da investire) partendo da un buon prodotto? Venderebbero meno? Sono scemi? O che? Scusa l’ignoranza…

  7. Catriona Potts #
    7

    @ .mau. @ monicabionda @ koshka Col piffero che ve lo dico ;-) Però no, non era lo svedese.
    @ il matto Non lo so. Me ne sono andata, anche perché in libreria scruto così intensamente i potenziali lettori che prima o poi mi arresteranno per molestie :-)
    @ ff Le tue sono domande giustissime, ma richiederebbero libri interi per essere approfondite e forse neppure così troveresti risposte soddisfacenti. Posso dirti soltanto che, ormai, i libri disponibili sono un numero esorbitante e nessuno ti obbliga a comprare quelli in classifica. Inoltre gli investimenti che tu indichi vengono fatti proprio su quei libri considerati “un buon prodotto” (concetto tutto da definire, però). Infine ti posso dare il mio personalissimo (e già ampiamente ribadito) parere: a me interessa che non si perda (o che si acquisisca) l’abitudine a leggere. Da lì in poi, è tutta discesa. :-)

  8. 8

    Da quando mi hanno fatto notare come i libri in testa alle classifiche fanno fatturato sufficiente per permettere di stampare anche i libri che interessano a me, ho iniziato ad accettare la cosa. Spero solo che nessuno me li regali (quelli in cima alla classifica)

  9. ff #
    9

    Scusa se “raddoppio” ma l’argomento mi sembra molto interessante. Il fatto che “i libri disponibili sono un numero esorbitante” (e sottolineo che tu stessa utilizzi il termine “esorbitante”) mi sembra non necessario, poco utile e forse addirittura dannoso… a prescindere dalla libertà (e ci mancherebbe altro) di comprare (e di pubblicare) ciò che si vuole. Per il resto, si deve concludere che i prodotti di “buona qualità” non siano dei “buoni prodotti”? Si potrebbe ragionare sui concetti di “prodotto di massa”, “massificazione della produzione”, ecc… Però hai ragione: la questione non ha fine.

  10. Catriona Potts #
    10

    @ ff Quando parlo di “numero esorbitante” mi riferisco ai libri disponibili, non a quelli fisicamente presenti in una libreria. “Non necessario, poco utile e addirittura dannoso?” No, non credo. Proprio perché non riesco davvero a prescindere dalla “libertà”: per te, un libro sulla notazione neumatica, un romanzetto rosa, uno spin-off da una serie TV possono essere inutili; per qualcun altro no. Infine sì, si potrebbe ragionare a lungo su ciò che dici, ma dubito si arriverebbe a un punto fermo.

  11. ff #
    11

    Sono d’accordo con te, la libertà e l’autonomia sono imprescindibili anche dal mio punto di vista, però… continuo a pensare che esista una differenza tra “prodotti di massa” e/o “di nicchia” (a qualunque categoria appartengano e a qualunque gusto del consumatore facciano riferimento) e “prodotti massificati” (anche questi, a qualunque categoria appartengano): i primi mi sembrano un arricchimento del mercato, mentre i secondi, sinceramente, no. Tra l’altro il mio ragionamento partiva proprio dal tuo riferimento al principio di inerzia: marketing, distribuzione, ecc…. Mi rendo conto che non è possibile arrivare ad un punto fermo (e in poche righe) su una questione così ampia, però ti prego di darmi ancora un’ultima risposta (anche estremamente sintetica) e poi, giuro, mi possano cascare le mani, non posto più su questo argomento! ;-)

  12. Catriona Potts #
    12

    Mi spiace, ma continuo a non essere d’accordo. Anzitutto perché io non posso (e non voglio) giudicare cosa sia un arricchimento del mercato e cosa non lo sia. E poi perché – ripeto – a me interessa che la gente sia spinta a leggere. Forse è triste, forse bisognerebbe mirare più in alto, ma è così.



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