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Cominci il testo con un “si” impersonale, che poi diventa un “io”, che poi diventa un “noi”. Senza nessuna giustificazione logica, anche perché immergi i suddetti pronomi in quaranta righe puramente descrittive. E vai avanti così per tutto il libro.
Ti attardi a descrivere il colore di ogni capo d’abbigliamento e ogni cambio di capo d’abbigliamento. Il perché, arrivata a fine romanzo, continua a sfuggirmi.
Lanci un personaggio in un excursus storico di notevole estensione (quasi due pagine) neanche fosse Giacobbo. E l’unica reazione che evidenzi è quella del suo interlocutore che esclama: “Ma tutto questo lo so benissimo”. Ripeti la cosa più e più volte. Anche sullo stesso argomento.
Mi chiedi: è grave?
Abbastanza. Sei affetto da “cecità neoautoriale”, una sindrome che colpisce la maggior parte degli scrittori esordienti e che impedisce loro di vedere qualsiasi difetto della loro opera, anche il più macroscopico.
Vuoi sapere: si può guarire?
Dipende. Anzitutto devi fare una TAC alla tua biblioteca e un bel test di capacità logico-sintattico-grammaticale. Poi ci sarà un lungo periodo di depurazione: solo pagine bianche per almeno un anno, a cui seguirà una graduale reintroduzione della parola scritta, selezionando con grande accuratezza le fonti. Dopo tutto ciò, esamineremo i risultati.
Comunque non temere. Ormai è scientificamente dimostrato che si può condurre una vita normalissima anche senza aver pubblicato un libro.

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03 2009

14 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    Era ora che qualcuno lo dicesse chiaramente che si può vivere normalmente anche senza aver pubblicato un libro…
    Bisogna che questo tuo post lo linki all’interno di diverse discussioni su aNobii ;)

  2. 2

    Trovo che la necessità della revisione profonda sia una delle cose più difficili da far capire agli aspiranti scrittori; bisogna DARE PER SCONTATO che si rileggerà, si riscriverà, si taglierà, si sposterà, si rinuncerà, si criticherà, si cancellerà, ancora, ancora e ancora.

    Ciascuno invece guarda al proprio scritto come se fosse un neonato al quale io propongo con indifferenza il taglio di un arto.

    Ora io dico: Flaubert (non propriamente un cretino) leggeva tutto a voce alta, lavorava sui testi continuamente, finché non avevano raggiunto una forma inappuntabile, e così la stragrande maggioranza dei suoi colleghi. Perché TU no? Dove è finito il desiderio di fare qualcosa di buono? Dove sono finite la poetica, l’autocritica, il desiderio di creare qualcosa che abbia un valore universale? (e soprattutto: perché cavolo mi pongo ancora queste domande?)

    Il paradosso è che questi “scrittori” hanno sì desiderio di successo, ma non hanno AMBIZIONI. Qualsiasi merdata va bene, purché sia pubblicata (scusa il francesismo… :-P ).

    P.S. ma sai qual è la cosa che più mi stupisce? Tutti vogliono scrivere, e nessuno accetta che sia FATICOSO. E’ la letteratura, bellezza. Siamo alle veline dell’editoria: ma (ancora) non basta sculettare. Credo.

  3. 3

    Ciao Catriona!
    Pronta per Bologna?

    Sto pensando a come fare per identificarti…
    Dall’odore di libri appena aperti?
    Non può funzionare in questo contesto… troppi falsi positivi, impazzirei come un cane antidroga a una festa VIP.

    Dalla borsetta portoghese? Magari ne avrai un’altra…

    Insomma, l’unica cosa che mi viene in mente è di andare in giro a proporre il manoscritto perfetto, la summa di tutti gli errori, le indecenze, i malintesi che più ti hanno irritata negli anni.
    Quando sentirò un’esplosione saprò di averti trovata!

    Ciao ciao
    PS: io lavoro al primo piano, grazie al cielo però facciamo libri per bambini, quindi è tutto più facile! Grazie, bambini, grazie…

  4. Giacomo #
    4

    È stata una breve pausa di assenza cerebrale: chiaro che a Bologna non vieni.

    Sarà l’ansia di far due chiacchiere e appiccicare una faccia sulle tue parole…
    Dì a Mr. Potts di stare tranquillo, sono inoffensivo.
    Ri-ciao e ci riprovo a Torino, ecco, Torino sì…

    G.

  5. 5

    Impediamo a questa persona di pubblicarlo, un libro.

  6. 6

    “Cecità neoautoriale”, detta anche “ogne scarrafone è bello ‘a mamma soja”.
    ;-*

  7. 7

    Ci sono volte che leggo i post su questo blog e mi vengono i brividi…

  8. 8

    Sento il bisogno di comunicarti che al momento sei una delle ragioni per cui evito di lasciarmi ad andare a raptus piromani ogni volta che entro in una libreria.
    Grazie. Detto questo, torno a stalkerarti in silenzio e con tanta, tanta ammirazione.

  9. Catriona Potts #
    9

    @ Niki Oddio, ma tu mi vuoi morta! :-)
    @ nondisolopane Ho scritto diversi post sulla fatica dello scrivere, quindi non posso che darti ragione. Comunque, sì, talvolta si arriva alle veline.
    @ Giacomo Oh, salve, collega di primo piano! No, in effetti a Bologna non vengo, non ce la farei proprio… A Torino probabilmente ci sarò, restando tuttavia “nel mistero” per tutta una serie di ragioni che ho già spiegato troppe volte.
    Che invidia, però, i libri per bambini…
    @ il matto Io ho fatto la mia parte ;-)
    @ Mitì Eggià! :-D
    @ lud_wing ;-D
    @ Louchette Oh, addirittura? E se bruci i miei libri come la mettiamo, eh? :-) Grazie per la tua fedele “pedinatura”.

  10. 10

    A Torino (ovviamente ;-) ) ci sono anch’io. Pur facendo anche libri per bambini, quest’anno niente Bologna, devo recuperare un po’ di forze. A Francoforte mi tocca, come credo a voi.
    Mi diverte immaginare tutti questi blogger e loro “amici di schermo” che si aggirano in incognito per i padiglioni delle fiere di tutta Europa, passandosi accanto senza riconoscersi, “invisibili a tutti e più a se stessi”. :-)

  11. 11

    Sono arrivata qua dal blog di Tito, che c’è arrivato dal blog di Diego Cajelli, per dire: spassosissimo, grazie.

    Susanna

  12. 12

    Mi pare che quella cosa a cui si allude all’inizio si chiami focalizzazione. Non c’entra molto, ma ultimamente mi hanno incuriosito libri di Gio. Fr. Manfredi, tra cui “Magia rossa”, “Ho freddo” e “Ultimi vampiri”. Mi piace, ma ha appunto una focalizzazione quasi totalmente assente, il soggetto cambia in continuazione, la lettura mi si rallenta e alle volte devo proprio tornare indietro a rileggere per capire chi ha detto o pensato o fatto che cosa.

  13. 13

    Comunque a scrivere s’impara.
    Non a cinquant’anni, probabilmente, ma credo che la scrittura sia sofisticazione & artifizio.

  14. Catriona Potts #
    14

    @ sraule Grazie a te, per tutto.
    @ anfiosso Sì, si può definire anche così. Può essere una scelta stilistica, ovvio, ma ci vuole una grande maestria per giocarci.
    “A scrivere s’impara”, mi dici. Non sono completamente d’accordo. Si può migliorare, ci si può sforzare di essere chiari e comunicativi, si possono apprendere certi “trucchi”, ma poco di più. Comunque dipende da quello che c’è dietro la scrittura.



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