On – oh – so many levels

Il National Book Critics Circle ha deciso di creare una “Best Recommended List” di libri da diffondere ogni mese. E ha lanciato un sondaggio tra i suoi 800 membri e tra coloro che sono arrivati in finale del National Book Critics Circle Award, un premio che assegnano dal 1975. Qui trovate l’annuncio e i libri vincitori del 2007; qui i vincitori degli anni passati. Niente da dire. Ma la cosa interessante è la dichiarazione di John Freeman, presidente del National Book Critics Circle, sulla nuova iniziativa.

“Best-seller lists really only show people what’s selling, not what people are reading. Recommendations are personal because it means someone has actually read that book. And who better to ask than award-winning poets, novelists, historians and critics?”

Questa posizione non mi convince on – oh – so many levels.
Almeno tre.

1) “Best-seller lists really only show people what’s selling, not what people are reading.” Cosa vuol dire? Che la gente compra e non legge? Forse. Ma, se legge, allora, cosa legge? Compra un libro e poi va in biblioteca a prenderne un altro? Compra la novità, però poi ripesca dalla libreria di casa un volume lasciato in eredità dalla nonna? Comportamenti possibili, certo, ma improbabili. Se vogliamo parlare della “correttezza” delle classifiche è un conto, ma se milioni di persone hanno comprato il libro X e le librerie si sono riempite di libri simil-X e sia l’uno sia gli altri non sono stati letti, allora è chiarissimo il motivo per cui Mr Brown non ha ancora pubblicato il seguito del libro X: ha paura che, a differenza del primo, tutti lo leggano e gli facciano le pulci.

2.) “Recommendations are personal because it means someone has actually read that book.” Ah, come tautologizzano gli americani non tautologizza nessuno. No, non c’è nulla di sbagliato, in realtà. Benché spesso non sia affatto così. Non ricordo chi ha detto: “Se una frase comincia con ‘Ho letto che…’ è assai probabile che sia una bugia.”

3.) “And who better to ask than award-winning poets, novelists, historians and critics?” Forse qualcun altro. Individuare esattamente chi non è facile (se lo sapessimo, noi delle CE…) Però partirei dal basso, per esempio da un collega acuto, da un’amica di sempre. Sì, rimane il problema del punto 2, ma si fa in fretta a sgamare il mentitore. Certo, se amo uno scrittore e lui dice: “Ho scoperto Raffaello Raffaelli: è un talento straordinario”, corro a comprarlo. Ma i poeti (che siano award-winning, però. Evidentemente, prima del Nobel, una come Wisława Szymborska non era affidabile) e i romanzieri vivono nel loro mondo, nella loro personalità, nel loro stile. Non sto dicendo che sono acritici, ma che, se si confrontano con altri, lo fanno dal loro personalissimo (vivaddio!) punto di vista. Si confrontano. E il confronto è uno-a-uno. Credo che lo stesso discorso si possa fare con gli storici. E i recensori? Be’, forse loro potrebbero. Sì, se ci fossero recensori meno impegnati a reggere la fiaccola della Cultura, forse anch’io darei loro ascolto. E per piacere, non per dovere.

Tags:

30

11 2007

1 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    Non mi sembra una buona idea, vista dalla parte dei lettori. Non abbiamo già abbastanza “raccomandazioni” (a tutti i livelli)?



Additional comments powered by BackType