Tra CE e realtà

Vi mando la metà del mio romanzo, così mi dite se vale la pena continuare…

“Sì, ho fatto l’orlo solo a una gamba dei pantaloni perché così li porta un po’ e poi mi dice se la lunghezza va bene e se posso fare anche l’altro”.

Il mio romanzo non è ancora finito, ma vi mando i primi dieci capitoli…

“Come dice? Manca il cestello della lavatrice che le abbiamo consegnato? Be’, lei intanto decida se le piace, poi magari gliene procuriamo una intera…”

… ma nel cassetto ho altri cinque romanzi…

“Va bene, prendo questo portafoglio.”
“Eh, no, se prende il portafoglio deve prendere l’intera serie: ventiquattrore, borsone, trolley, baule, borsa a mano, borsa a tracolla, beauty da viaggio, cartella portadocumenti, pochette, zaino, valigia grande, media, piccola…”

P.S. Ci sono. Poco e male, ma ci sono.

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04 2009

11 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    :)

  2. 2

    :-*

  3. r. #
    3

    Uhm. E il proposal?

  4. Tintaglia #
    4

    “…ho altri cinque romanzi nel cassetto” è una minaccia, o sembra tale solo a me?

  5. Catriona Potts #
    5

    @ fatacarabina e @ Mitì :-D
    @ r. Guarda, i proposal mi sono sempre piaciuti poco, per motivi ovvi. Però, di solito, sono fatti in modo professionale, articolati, precisi, “commercali”. Io mi riferivo alle proposte che spuntano dalla mia casella email. E che, appunto, non hanno nulla del vero proposal.
    @ Tintaglia No, non solo a te ;-)

  6. silviamate #
    6

    ci penso e ci ripenso, ma sono perplessa e te lo devo proprio chiedere Cat: tu più volte nel blog ribadisci che non importa cosa la gente legge, basta che legga. ma io non sono così sicura… e se uno passa la vita a leggere vaccate, a che pro?

  7. Catriona Potts #
    7

    @ silviamate Capisco. Ma, innanzitutto, bisognerebbe concordare sulla definizione di “vaccata”. E poi, anche ammesso di concordare su tale definizione, non puoi essere certa che, prima o poi, tra quelle vaccate non si intrufoli un libro “importante” (altro termine da definire, comunque). E poi, come puoi decidere in astratto il “pro” che un libro può fare? Un libro orrendo per te potrebbe essere un libro straordinario per qualcun altro. Lo so, è un discorso lungo e complesso e io sto semplificando. Ma non cambio il mio punto di vista. L’esercizio della lettura è sempre importante, a qualsiasi “oggetto” esso si applichi.

  8. ff #
    8

    Correggimi se sbaglio. Tu trovi fondamentale che la gente non perda e anzi rafforzi l’abitudine a leggere, indipendentemente da cio che viene letto (ossia dalle caratteristiche di quanto viene concepito, scritto e pubblicato). Tale condizione, ossia una condizione di ampie potenzialità commerciali, dovrebbero costituire la premessa per un ambiente relativemente “libero” dal punto di vista espressivo e vivace dal punto di vista culturale. La vivacità culturale, a sua volta, continerebbe ad alimentare il mercato editoriale, e lo farebbe in maniera sempre più “soddisfacente” dal punto di vista dei lettori. È pur vero che questo meccanismo tende a distorcersi (il lettore diventa un consumatore, l’autore diventa una marca, l’editore diventa un manipolatore di masse alla ricerca del massimo profitto o anche di altro, ecc…), però in una situazione in cui ci sia teoricamente un grande “spazio”, se non per tutti almeno per molti, i lettori avranno comunque la possibilità di fare le proprie scelte… magari premiando chi vince la propria scommessa su un certo modo di intendere la “qualità” (sempre tutta da definire e probabilmente indefinibile) del prodotto in questione. È così?

  9. Catriona Potts #
    9

    @ ff Sì, anche… Ma perché poi la questione in forma ipotetica? Non ti sembra che ci sia abbastanza “spazio”? Io sono convinta di sì. Il problema è l’abitudine alla lettura, che in Italia non viene coltivata.

  10. ff #
    10

    Lo spazio c’è, ma mi preoccupa il modo in cui viene usato. Credo che la vivacità culturale (e tutto quello che ne potrebbe derivare in termini di libertà e diversificazione espressiva) non sia direttamente proporzionale alle dimensioni del mercato editoriale o alle pur enormi possibilità di comunicare e autopromuoversi (vedi nuove tecnologie). Avere molto spazio a disposizione (una maggiore “abitudine alla lettura” può certamente aiutare) non mi sembra sufficiente, così come non credo che basti costruire nuove strade o parcheggi più grandi per “migliorare” la mobilità (vedi traffico e inquinamento). Quello che si vede guardandosi intorno non mi sembra rassicurante… In conclusione, spero che tu abbia ragione.

  11. silviamate #
    11

    @Cat se il valore di un libro è molto relativo e soggettivo, se i benefici che le letture apportano sono molto relative e soggettive…non capirò mai cosa è un buon libro! dico che probabilmente hai ragione Cat, ma io stavo solo cercando di orientarmi, sic! :)



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