Di fili e di trama

Sembra facile, ma non lo è. Parlo della tessitura della trama, della cura di ogni suo filo. Il romanzo (o il saggio, se è per questo) ha una compattezza e una necessità che il cinema, per esempio, può in un certo senso trascurare. In un film, se i due personaggi principali parlano in una stanza affollata, di certo il regista avrà disposto le comparse adatte intorno a loro. Ma tali comparse non disturberanno mai (né con parole né con atti né con la loro ’semplice’ presenza) l’azione su cui il regista vuole che lo spettatore si concentri. La compattezza del racconto scritto ha un’economia molto più ristretta. Mettiamo che a pagina 10 s’introduca un personaggio con nome, cognome, penetranti occhi verdi e fisico atletico. E che lo si faccia pure parlare con la protagonista, la quale finisca per provare una vaga repulsione nei suoi confronti. E poi mettiamo che questo personaggio scompaia. Basta, finis, puf! Io, da lettore, mi sento ingannato: ma come, mi dai un filo e poi lo lasci penzolare?

Sto dicendo cose banali? Oh, yeah. Eppure ho la sensazione che i fili penzolanti siano, genericamente parlando, in netto aumento.

Senza contare che, lo avrete capito, in questo momento mi sto occupando di un romanzo che ha più frange di uno scialle.

Volete conoscere la spiegazione dell’autore sull’episodio del belloccio ributtante? «Bah, volevo creare un momento di pausa…»

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11 2007

2 Commenti Commenta ↓

  1. 1

    Ahimè, la vecchia e sempre valida regola della pistola di Cechov è ignota ai più.

  2. catrionapotts #
    2

    Eh, già. E se non conoscono il caro, vecchio Anton, figurati se sono mai passati anche solo accanto a “I tre usi del coltello” di David Mamet (lo scrittore con l’inglese più semplice e più difficile in assoluto).



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