Archive for the ‘varie’Category

(When) I’m sixty-four

Starò invecchiando (si fa per dire, eh?), ma ormai ci sono poche cose che mi fanno scattare come il disordine. E non parlo di quello sulle scrivanie, negli armadi o nei cassetti. Ma (ovviamente) del disordine nel trattare il libro.
Così mi trovo sempre più spesso a ricevere bozze che sembrano sopravvissute a un’esplosione nucleare (nonché a un incontro ravvicinato con svariate pizzette); a vedere correzioni scarabocchiate come se chiunque avesse tempo, occhi, modo e volontà di decifrare uno sgorbio che, con due secondi in più di attenzione, si sarebbe trasformato in una parola leggibilissima; a trattare con persone che ti consegnano la versione superata di un testo, accorgendosi dell’errore soltanto dopo un bel po’ e giustificandosi con un: “Be’, sai, i file hanno nomi così simili…” (certo, i file si autobattezzano, come no?); a sentire la frase: “Eh, sì, avevo pensato anch’io che forse non andava bene…” come se ciò emendasse il fatto che lì, nerissima su bianco, c’è un’immane castroneria.
Che ci volete fare… Sì, be’, avevo pensato anch’io che fosse meglio mollare tutto. Poi però mi sono accorta che era un atteggiamento superato e allora mi sono rassegnata, spargendo in giro un po’ di fogli e addentando una pizzetta.

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23

01 2008

USA news

Alcune perle dell’ultimissima serie di proposte dall’America.

  • Sono ancora parecchi quelli che si ostinano a esplorare i luoghi più sfigati della terra, in modo da poter scrivere libri-verità in cui raccontare (in ordine sparso): come uscire dalle sabbie mobili (dopo che la guida aveva gridato: “Ehi, attenti, lì ci sono le sabbie mobili!”), come scampare ai trafficanti di droga (dopo aver percorso 4000 chilometri nella giungla, aver bussato alla loro casa-fortezza e averli insultati a boccacce), come sopravvivere dopo aver mangiato vermi o insetti-stecco (dopo che la guida si era affannata a spiegare: “Gli indigeni si guardano bene dal mangiarli… preferiscono quei succosi frutti lassù…”), eccetera eccetera. Il messaggio non cambia: soltanto ora, dopo aver rischiato di essere inghiottito dalle sabbie mobili, di essere ridotto a un colabrodo da un mitra, di morire avvelenato (eccetera eccetera) ho scoperto il senso della vita.
  • Si sta affermando la moda di descrivere l’aldilà degli animali domestici. Se sei una salamandra o una mosca, non ci pensare neanche, alla vita eterna; per Fufi e Ringo, invece, prelibatezze che neanche Vissani potrebbe concepire e un contatto preferenziale con i loro (ex) padroni
  • Colpisce la toccante storia di una ragazza e del suo rapporto (durato dieci anni) con un serpente (che – non chiedetemi come – le ha anche salvato la vita). E non mancano vicende analoghe con minacciosi coyote e teneri scoiattoli.
  • E infine l’immarcescibile serie “Dr Feelgood”: Sei obeso/a? Sei anoressico/a? Sei depresso/a? Sei iper-iperattivo/a? Va benissimo così. Basta che lo accetti e la vita ti sorriderà.
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21

01 2008

Thinking Blogger Award (chi, moi?)

Annarita ha colpito ancora. Dopo avermi recensito, mi ha nominato per il Thinking Blogger Award.
Anzitutto: troppa grazia, santa Annarita. Grazie.
In secondo luogo: soltanto cinque? Ma il mio feedreader ne ha almeno il doppio se non il quappio (cit.)!
Dopo un sofferto mumble mumble (frase che preclude qualsiasi chance di vittoria), ho scelto:
1) Kæmpeståbelig! (perché i danesi danno veramente da pensare…)
2) Così è (se vi pare) (perché il signor Ponza è parimenti matto ed equilibrato).
3) malvino (chissà perché, temo sia un po’ allergico ai meme, però il suo blog è veramente pieno di riflessioni colte e intelligenti).
4) Entropy isn’t what it used to be (mai superficiale, ben scritto, ricco d’idee).
5) Canemucca (l’intelligenza e l’ironia fatte disegno).

Ecco come fare le nomination:
Se sei stato nominato:
1. nomina (con relativo link) i cinque blog che ti “fanno pensare”;
2. inserisci nel post un link al blogger che ti ha citato e uno al post che ha originato il meme.
Don’t be shy!

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20

01 2008

Coerenza

Ho appena sentito Borghezio parlare di tolleranza.
Egregio (?) signore, vorrei farle notare che, se le parole sono pietre, i fatti sono cemento armato.

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20

01 2008

All together now!

Quasi quasi lunedì lo propongo in CE. I libri da “far cadere” non ci mancano di certo…

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19

01 2008

E miagoli nel buio (meme)

A un caro ragazzo come Michele* si può dire di no?

Chi sono?
Oh, era ora che qualcuno me lo chiedesse! Brutti maleducati, venite qui, leggete, commentate e poi non sapete neppure con chi state parlando? Vi siete mai chiesti chi è Catriona Potts? E non vale rispondere: “E’ una che lavora in una CE”, capito?
Poco tempo fa (1945), in un Paese abbastanza vicino (la Scozia), due geni chiamati Michael Powell ed Emeric Pressburger girarono un film intitolato I know where I’m going, fantastica (in tutti i sensi) storia d’amore. E Catriona Potts (interpretata da Pamela Brown) è uno dei personaggi del film: una donna libera e forte, povera e ricchissima, ma soprattutto un po’ matta. Mi è piaciuta subito e, complice il fatto che Pamela Brown è stata una grandissima amica di Michael Powell (i due sono addirittura sepolti vicini), ho deciso che mi sarei fatta chiamare così.
Va bene, ho capito. La prossima volta mi faccio chiamare Maria, così non vi rifilo più spiegazioni francamente noiosissime…

Cosa pensano di me i miei lettori?
Mah, forse Internet è il paradiso e non ce ne siamo accorti. Parlo per me, almeno, perché qui ho trovato soltanto gente simpatica, intelligente e disponibile (sì, il suono che state sentendo è quello di un violino). Quindi penso che, di me, pensino bene. E che non siano neppure sfiorati dall’idea che, nella vita reale, io sia un’autentica, irrefrenabile rompipalle (c’ho le prove).

Passo alla raffinata liseuse (perché scriverà un meme poetico e colto), alla scatenata Blimunda (perché i suoi post sono sempre più belli), e alla straniera Regina dei Tucani (perché non so cosa ci fa in America e sono curiosa). Tre donne, ovvio.

*Però vacci piano con le adorazioni. Mr Potts è geloso. Comunque mi ci hai fatto molto piacere.

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18

01 2008

40%

“It doesn’t matter how good or bad the product is, the fact is that people don’t read anymore. Forty percent of the people in the U.S. read one book or less last year. The whole conception is flawed at the top because people don’t read anymore.”

Steve Jobs [sull'Amazon Kindle]

Which means sixty percent of people in the U.S. – 180 million people – are, to some degree, readers. More if you count newspapers, magazines, and the web. It strikes me as odd that Jobs, the head of a company that is doing very well with a less than 9 percent market share, doesn’t appreciate that.

(via Errata)

Non so cosa fare: se arrabbiarmi perché una persona intelligente come Steve Jobs ha detto una frase del genere (per quanto riferita soprattutto a un oggetto invero “ostico”… e lo dice una che leggerebbe a video anche le linee della mano, propria o altrui), se approvare il commento “raddrizzatorio” o se dare una parte di ragione a entrambi.

In realtà, talvolta immagino un futuro in cui la lettura per diletto (non necessaria alla vita pratica in tutte le sue declinazioni, se volete) sia scomparsa. E non per conseguenza di trauma alla Fahrenheit 451 o alla 1984. Semplicemente per consunzione. Certo, i libri continuerebbero a esistere nei luoghi di studio, nelle nicchie, eccetera. Ma (la faccio semplice) il bisogno di evasione attraverso il libro no. E la cosa più brutta è che ovviamente non faccio troppa fatica a immaginare questo futuro. Perché, in un certo senso, è già qui e ora, come dice Jobs.
Che dite, comincio a cercarmi un altro lavoro?

P.S. Un’altra voce qui.

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18

01 2008

Domanda

Ma se Manzoni avesse avuto – chessò – Feedburner e si fosse reso conto che i suoi lettori erano davvero venticinque, cosa avrebbe scritto?

(Scusate, ma sono alle prese con un romanzo che li merita, venticinque lettori. E non uno di più).

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16

01 2008

Sono 15 (reloaded)

Gentile CE,
sono un appassionato lettore dei romanzi di Charlie Charles. Potreste avvertirmi con un’email quando esce il suo prossimo libro? Se preferiste mandarmi un SMS questo è il mio numero di cellulare: 11111111…

Ma è così brutto andare in libreria?
Ma è così difficile chiedere a un libraio?
E soprattutto: non ci sono altri autori al mondo a parte Charlie Charles?

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15

01 2008

Genio

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da Bluebeard’s Eight Wife [L'ottava moglie di Barbablù] (1938) di Ernst Lubitsch. Sceneggiatura di Billy Wilder e Charles Brackett.
Ma il cartello è pura farina del sacco di Lubitsch.

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14

01 2008

Sono 15

Io voglio tanto bene ai lettori. Mi danno il pane, mi danno.
Però vorrei dir loro una cosa.
Non siete gli unici ad avere Internet.
Quindi, per favore, non scrivete alla CE dicendo: “Avete pubblicato 6 libri di Charlie Charles, ma su Internet ho visto che ce ne sono altri 8. Quando li pubblicherete?”
Lo sappiamo che ce ne sono altri 8.
Lo sa l’autore (ovvio).
Lo sa l’AA (che già rompe).
Lo sa la persona della CE che si occupa dei rapporti con l’estero (che si è già mossa).
Lo sa il traduttore (che sta già lavorando).
Eccetera eccetera
Insomma lo sa un sacco di gente.
Ma, per quanto bene voglia ai lettori e a Charlie Charles, non si possono pubblicare 8 libri di Charlie Charles in un mese (e neanche in un anno).
Ah, tra parentesi: su Internet non c’è che Charlie Charles sta già scrivendo il 15° libro…

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14

01 2008

Headlines

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(molte altre le trovate qui) .

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13

01 2008

Denghiù

Ringrazio di cuore Annarita, il suo bel blog e le belle parole che usa per descrivere il “Secondo piano”.
Recensire un blog che parla di libri crea un loop davvero divertente.

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13

01 2008

Come superare l’angoscia del foglio bianco

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… ma anche no.

Dedicato all’ennesima proposta assurda arrivata “soltanto oggi” sulla mia scrivania. E dico assurda non perché viene da qualcuno che non sa scrivere. Ma da qualcuno che, evidentemente, non ha mai letto un libro in vita sua. E che, probabilmente, ha come wet dream quello di far presentare il suo libro da Vespa.

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01 2008

Addavenì whisker

Yale University Press has been awarded a $1.3m grant from the Andrew W. Mellon Foundation in order to digitize Stalin’s personal archives, which is part of the Press’ Annals of Communism series. [...]
The archive, which is held in Moscow, contains personal materials about Stalin’s political life and death. [...] “Taken together, these materials will provide the last great missing piece in understanding the engine of Soviet influence in the twentieth century—Stalin and his legacy,” said John Donatich, director of Yale University Press. [...]

Kimberly Maul, The Bookseller, 09.01.08

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09

01 2008

Run for cover(s) – Fase III

[La Fase I è qui; la Fase II è qui]

Fase III – The great dictator (libro italiano)

Missione 1. Smultronstället**
Sono mesi (anni?) che ne parli con l’autore, L’hai voluto, coccolato, editato, hai corretto le bozze, hai scritto le bandelle.
Poi l’autore ti dice: «Ho un’idea per la copertina.»
Gli autori dovrebbero fare gli autori, pensi.
Però la comunichi ai grafici, spieghi, ipotizzi, suggerisci. I grafici si irritano perché si sentono sminuiti nella loro «graficità», ma fanno varie copertine.
Nessuna piace all’autore.
Discussione accesa (ai limiti del litigio), che si protrae per vari giorni in qualsiasi forma (tête-à-tête, e-mail, telefonate, fax) prima con i grafici e poi con l’autore.
L’autore imbraccia un programma di grafica qualsiasi e spara a zero.
I grafici non si fanno trovare per due settimane.
Con pazienza, provi a ricucire lo strappo dall’una e dall’altra parte.
Poi l’autore ti dice che, tra le copertine proposte, sì, insomma, ce ne sarebbe una che forse…
Alla fine, si sceglie una di quelle copertine.
Il libro esce.
L’autore non si darà mai pace.

Missione 2. Days of heaven
Sono mesi (anni?) che ne parli con l’autore, L’hai voluto, coccolato, editato, hai corretto le bozze, hai scritto le bandelle.
Poi l’autore ti dice: «Ho un’idea per la copertina.»
Gli autori dovrebbero fare gli autori, pensi.
E invece ha avuto un’idea fantastica.
E tu la comunichi ai grafici, che si irritano perché si sentono sminuiti nella loro «graficità».
Ma obbediscono.
Il libro esce.
L’autore sarà tuo schiavo in eterno.

Bonus level: Rosemary’s baby

Prendere tutte le missioni e mischiarle a piacere.

GAME OVER

 

Postscriptum: Adoro i grafici. Sono pieni d’idee, di entusiasmo, di «graficità». Però, qualche volta, mi fanno davvero arrabbiare…

* Il posto delle fragole, ‘gnoranti.

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09

01 2008

Run for cover(s) – Fase II

[La Fase I è qui.]

Fase II – Le quai des brumes* (libro straniero non ancora pubblicato in patria)

Missione 1. La ronde
Lo hai letto e lo conosci benissimo. Hai un’idea precisa di cosa deve dire la copertina.
Lo descrivi nei particolari ai grafici e dai loro valanghe di idee, d’immagini, di suggerimenti. I grafici si irritano perché si sentono sminuiti nella loro «graficità», ma fanno varie copertine.
Che non tengono conto di quello che hai detto e mostrato.
Discussione accesa (al limite del litigio).
Ripeti le descrizioni, le immagini, i suggerimenti. Poi ne aggiungi altri.
Esito 1: I grafici ti seguono (caso rarissimo).
Esito 2: Sì, ci siamo quasi, però manca… Vabbè, pazienza.
Il libro esce.
E tu, dopo, vedi almeno altre quindici copertine che sarebbero state perfette.

Missione 2. Dancer in the dark
Lo hai letto di corsa e lo hai comprato perché ti sembrava una cosa buona (o necessaria, chissà). Quindi non lo conosci benissimo.
Però fai del tuo meglio per comunicarne lo spirito ai grafici, dai loro dei termini di paragone, ti fidi della loro creatività.
I grafici si irritano perché hanno già troppo da fare, perché hai dato loro messaggi contrastanti, perché hanno pensato che tu li stessi spingendo in una certa direzione che però contrasta con i dettami delle ultime scoperte nel campo della grafica e loro non possono fare copertine «vecchie» perché non è certo quello che vogliono loro e non è certo quello che vuoi tu.
Ti arrivano copertine che sembrano di un altro libro.
Discussione accesa (ai limiti del litigio), che si protrae per vari giorni in qualsiasi forma (tête-à-tête, e-mail, telefonate, fax)
Alla fine, si sceglie una copertina di quelle proposte. Per “lavorarci su”.
Altri tête-à-tête, altre e-mail, altre telefonate, altri fax.
Esito: la copertina non piace a nessuno.
Il libro esce.

Missione 3. Rear Window
Uguale alla Missione 2
Però, dopo che si è decisa la copertina italiana, arriva quella originale.
Tornare alla Fase I.

* Pensavate che conoscessi solo film americani?

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08

01 2008

Run for cover(s) – Fase I

Questo gioco si chiama Run for cover(s).
Ti devi occupare della copertina di un libro.
L’obiettivo è far uscire il libro.
Ecco il walkthrough. Per comodità, sarà diviso in tre post.

Fase I – Stranger in paradise (libro straniero già pubblicato in patria)

Missione 1. A foreign affair
Il libro straniero è così affascinante da risplendere di luce propria. Oh, non toccheresti una virgola (quasi quasi non traduci neanche il titolo, tanto è bello). Ti viene da piangere per la gioia.
Lo passi subito ai grafici con l’ordine: «Così.»
I grafici si irritano perché si sentono sminuiti nella loro «graficità» e fanno altre copertine.
Tutte orribili.
Discussione accesa (al limite del litigio).
Ripassi l’ordine: «Così».
Esito 1: I grafici obbediscono (caso rarissimo).
Esito 2: Sì, è uguale, ma c’è qualcosa che prima non c’era e adesso c’è (o viceversa)… Vabbè, pazienza.
Il libro esce.

Missione 2. Tootsie
Il libro straniero ti suscita l’articolato commento: «Mah…» Non è proprio un disastro, no, ma non gira, non clicca, non piglia.
Lo passi ai grafici, spiegando cosa ti convince e cosa no.
I grafici si irritano perché si sentono sminuiti nella loro «graficità» e modificano tutto tranne le cose che non ti piacevano.
In più fanno altre copertine.
Tutte orribili.
Discussione accesa (ai limiti del litigio).
Rispieghi il perché e il percome.
Esito 1: I grafici obbediscono (caso rarissimo).
Esito 2: Sì, le brutture sono state corrette, però ci sarebbe voluto… Vabbè, pazienza.
Il libro esce.

Missione 3. Shock corridor
Il libro straniero è assolutamente, decisamente, incontrovertibilmente inguardabile. Non si salva niente, neppure la rilegatura. Ti chiedi come qualcuno possa aver concepito un tale obbrobrio.
Lo passi ai grafici, spiegando che è tutto da rifare per svariati (numerosissimi) motivi, che vengono analizzati manco si trattasse dei nei di Carla Bruni.
I grafici si irritano perché hanno già troppo da fare, perché hai passato loro messaggi contrastanti, perché in fondo il libro di partenza è brutto, sì, ma è volutamente brutto, secondo i dettami delle ultime scoperte nel campo della grafica…
Però fanno comunque una serie di copertine.
Tutte orribili.
Discussione accesa (ai limiti del litigio), che si protrae per vari giorni in qualsiasi forma (tête-à-tête, e-mail, telefonate, fax)
Alla fine, si sceglie una delle copertine proposte. Per “lavorarci su”.
Altri tête-à-tête, altre e-mail, altre telefonate, altri fax.
Esito: la copertina non piace a nessuno. Vabbè, pazienza.
Il libro esce.

Fine della fase I.

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08

01 2008

Uguale!

Leggendo questo articolo di Repubblica, chiunque abbia visto la settima stagione di The West Wing non potrà che sussultare. I temi, i personaggi, gli scontri sembrano presi di peso dalla serie. Anche se noi comunque sappiamo che è il vero presidente (come ha già detto qualche giorno fa no need to argue).
Per chi non lo sapesse, è lui:

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07

01 2008

L’indice

No, non il dito.
E neppure il periodico.
E neanche l’elenco dei libri messi al-
Proprio quello analitico, che si trova in fondo ai saggi seri (o ai manuali).
Be’, non sapevo che le CE americane lo appaltassero a un’apposita agenzia.
Adesso ho capito perché gli indici analitici americani sono così cervellotici (e spesso assurdi al punto che, in una biografia di Napoleone, ci trovi la voce Napoleone con un ovvio fantastiliardo di occorrenze): probabilmente vengono pagati un sacco di soldi.
Certo che, se sono fatti da professionisti, magari poi non capita (come è successo a me) di trovare perle del tipo:
Breve, Pipino il, p. 20, 134
Carta, Magna, p. 234-237
Heidegger, M., On time and being, p. 12

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04

01 2008

L’errore

Non c’è niente da fare. Quando vedi un errore in bella vista (copertina, bandella, quarta di copertina eccetera) sul libro di un’altra CE provi una punta di malvagia soddisfazione (proporzionale alla grandezza/notorietà di quella CE). Poi però arrivano la comprensione e infine il terrore, come se i refusi fossero un ceppo resistentissimo di virus influenzale che si propaga da CE a CE. E ti consumi gli occhi sulla copertina che stai mandando a stampare, convinto che ci deve essere un refuso e che, se guardi con sufficiente attenzione, quel bastardo salterà fuori. Invece niente.
Poi mandi un’e-mail a un autore molto permaloso e, dopo aver premuto send, ti accorgi che hai storpiato il suo nome.
Due volte.

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04

01 2008

Meme(nto)!

Toh, si comincia l’anno con un meme.
Ed essendo stata chiamata in causa, non mi posso sottrarre.

1) Quale blogger pubblicherà un libro nel 2008?
Facile. Lui. (Sempre che si dia una mossa.)

2) Quale blogger salirà alla ribalta per aver scoperto qualcosa che non andava scoperto?
Facilissimo. Non può essere che lei. (E intendo in modo rispettosissimo, cioè come scopritrice di qualcosa che nessuno avrebbe mai saputo strappare all’oblio.)

3) Quale blogger vedreste bene nelle vesti di conduttore/conduttrice di un programma televisivo?
Senza dubbio lui. (Anche solo per vedere l’effetto che fa a Luttazzi.)

Ping! (Suono del meme che rimbalza.)

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03

01 2008

Vitaccia cavallina…

… ecco la parolina!*
Il New York Times ha pubblicato The year in buzzwords.
Io voto per bacn, e-mail bankruptcy e vegansexual. Ma anche kinnear non è male.
Giochino del 31 dicembre: radunate un gruppo di amici e sfidateli a indovinare il vero significato delle varie parole “incriminate”.
I traduttori vi ameranno. Gli altri gruppi etnici un po’ meno.

* Titolo riservato a un pubblico adulto.

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31

12 2007

Buoni propositi

Imparare una lingua?
Fare un viaggio in Amazzonia?
Dimagrire?
Sciocchezze.
How to discover your life purpose in about 20 minutes
… e niente di meno.

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30

12 2007

L’abisso

“Sarkozy si situa come personaggio di gradimento in ogni incontro. Egli ha di fronte non soltanto una nazione, uno Stato, una Repubblica, ma anche e soprattutto un pubblico, un popolo che partecipa ormai, mediante la tv e internet, al gioco della politica e la vuole declinata nel quotidiano senza asprezze ma con decisione. Sarkozy ha come tecnica della politica quella dello spettacolo: vuole piacere, intrattenere, creare rapporti. È il modo in cui la politica si inclina alla comunicazione, divenuta la forma della società. Lo stesso rapporto con le donne si trasforma in un elemento del suo rapporto con il pubblico: Sarkozy manifesta la sua galanteria e accetta l’infedeltà cercando un altro amore. Diviene così un uomo comune, un marito abbandonato più volte che è rimasto un amante fedele.”

Da Gianni Baget Bozzo, Chiamatelo modello Berlusconi, “Il Giornale”, 27 dicembre 2007, pagina 13.

No, non posso (e non voglio) citarlo tutto. La manipolazione sconsiderata delle parole mi fa sempre venire un travaso di bile. Ma il post in cui l’ho trovato si trova qui (grazie aaaaaaaugh!) e c’è anche un link al PDF con la pagina intera. Che merita di essere letta integralmente con un po’ di Valium a portata di mano.
Qualcuno lo fa avere alla Binetti?

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28

12 2007

Servo

Non ho visto L’amore al tempo del colera e non credo che lo vedrò. Anche perché i disastri usciti dalle trasposizioni cinematografiche dei testi di Gabriel García Márquez sono tristemente emblematici nel loro sforzo di trasportare la cosiddetta “magia” della parola scritta sullo schermo. Uno sforzo che risale ai primi del ‘900 e che, da allora, ha sempre suscitato dibattiti, ispirato studi, attizzato polemiche. Ma ancora oggi, in tutto ciò, troppo spesso si rimane prigionieri dell’ignoranza: si concorda sul fatto che tradurre è “dire quasi la stessa cosa”, e poi, davanti al film tratto da un libro, ci si lancia in frasi del tipo: “Nel romanzo c’è di più”, “La psicologia di X nel romanzo è più approfondita” eccetera, affermando implicitamente che il linguaggio cinematografico è “servo” della parola scritta perché inferiore. Ed è una cosa che mi rattrista molto: vediamo film sin dall’infanzia e nessuno ce li spiega, mentre passiamo mesi (anni?) sulla grammatica della nostra lingua. Ed è un discorso che si potrebbe fare anche per la musica e per la storia dell’arte.
Dai, fatevi un regalo: la prossima volta che guardate Barry Lyndon fatelo con un occhio un po’ diverso. C’è un sacco di bella roba, là fuori.

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23

12 2007

A corto d’idee?

Ehi, dico a te, scrittore che guardi la moderna realtà e la trovi priva di qualsiasi slancio d’ispirazione.
Fai un giretto su Shorpy. E soffermati su foto come questa oppure come questa.
E non dimenticare di mettermi nei “Ringraziamenti” del tuo bestseller. ;-)

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22

12 2007

Fare i salumieri

Almeno centoventi occhi che ti guardano. E, di conseguenza, una sessantina di facce (stanche, annoiate, attente, fameliche…) che vorresti trasformare in un’unica faccia o, meglio, in un’unica espressione di serenità.
E’ la lotta che si svolge in diverse occasioni all’anno, la lotta fra la CE e un manipolo di persone che devono “portare” ai librai i libri. E convincerli a piazzare nelle loro librerie non una copia o due copie, ma una bella pila.
In queste occasioni, divento un salumiere. Lustro la mia bottega con striscioni e slogan, ci aggiungo qualche brochure pubblicitaria, metto in vista i diplomi, consegno certificati di qualità del prodotto. E magnifico la mia merce, la sua varietà, la sua freschezza, la sua originalità.
Avete presente quelle persone che annusano qualcosa, gli danno un’occhiata e sanno perfettamente se quella cosa è buona oppure no senza neppure averle dato un morsetto?
Be’, con i miei “clienti” è peggio. Scafatissimi, puntano la potenziale ciofeca con una sicurezza da cecchini. Non ti diranno mai che quella ciofeca non venderà neppure un etto (una copia), però lo senti nell’aria, glielo leggi nei gesti. Però ci sono delle volte in cui scopri che sanno ancora rischiare, che assaggiano un certo libro perché gliel’hai proposto nel modo giusto, oppure che sono contenti di comprare una delle tue specialità perché, la volta precedente, ti hanno dato retta e sono rimasti soddisfatti.
Ecco, in questi casi, quando vengono da me e dicono: “Avevi proprio ragione. E’ un libro bellissimo e l’ho pure venduto bene, anche perché ne ero convinto e l’ho spinto molto”, mi piace davvero fare il salumiere.

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19

12 2007

La (carta) cinese

L’articolo intero è qui. Queste, secondo me, alcune cose interessanti:

The Chinese paperback translation of the Harry Potter and the Deathly Hallows the seventh in the series, sells for $9, more than twice the price of its predecessors and a slice out of disposable income that in cities averages less than $165 a month.

Like many manufacturers, publishers in the United States and Europe are turning to Chinese printers to churn out books, reducing their costs by up to 30 percent, according to Pira International, a research and consultancy firm specializing in the print and paper industries.

Penguin UK, a British book publisher, spends about 60 percent of its manufacturing budget in China, a shift that created savings of 20 percent to 50 percent three years ago when it first moved there. Those savings have provided a cushion that the company says will allow the publisher to avoid raising prices — for now.
When Li Ying, a television writer and editor, went to buy a copy of the classic Chinese novel “Family,” he was shocked to find it cost $5.40, nearly twice what he expected to pay.
A 1996 edition sells for less than half online.
People’s Literature Publishing House increased prices for Dan Brown’s novels 20 percent since 2004, selling “Deception Point” for $3.90.
When People’s Literature raised the cover price of the latest Harry Potter installment, fans of the series complained, said an employee in the publishing section who would only give his surname, Wu.
Hu Lichang, a construction worker in Beijing, hunted for bargain copies of the latest Harry Potter book at a recent Beijing book fair before finding a discounted volume for $6.75.
“But even that was expensive,” he said.

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19

12 2007

The Jackal

… altrimenti noto come Andrew Wylie, si fa intervistare qui.
Non importa se non sapete chi è, leggetela lo stesso. Oppure, prima, guardate la sua client list.

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18

12 2007

Scrivere, vedere, ascoltare

Scrivere
Le lettere di Charles Dickens (da quel paradiso che è Internet Archive). Il link è al primo volume, ma ce ne sono altri due.

Vedere
Film di Samuel Beckett (da quell’altro paradiso che è Ubuweb).

Ascoltare
Anna Livia Plurabelle (di e con James Joyce) (sempre su Ubuweb).

E i regali di Natale sono serviti!

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17

12 2007

Contrordine

Spett. CE
con la presente chiedo che mi vengano inviati i seguenti volumi, che saranno segnalati sulla pubblicazione on-line Grama vita di quartiere, supplemento del trimestrale Grama vita di città di provincia.
[segue elenco di otto titoli]

Contrariamente a ciò che si crede, gli italiani leggono moltissimo.
Il fatto è che i libri non li comprano.
Né li prendono in biblioteca.
Né se li fanno prestare.
Li chiedono gratis alle CE.

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15

12 2007

Stop

Stop alla lettura nel 2007: a confermarlo sono i dati Istat resi noti oggi e pubblicati sul sito dell’Istituto. I lettori negli ultimi 12 mesi di un libro si sono ridotti al 43,1% degli italiani rispetto al 44,1% del 2006. In valori assoluti parliamo di 24 milioni (24.051.000) rispetto ai quasi 24,4 milioni di lettori del 2006. Quasi 400mila lettori persi in un anno e qualcosa come 33mila persi al mese, secondo l’Ufficio studi di AIE.
Dopo anni di progressivo e tendenziale incremento nei lettori italiani, il 2007 è in controtendenza: oggi sono solo 43 gli italiani su 100 che leggono almeno un (uno!) libro in un anno.
Questo risultato è il prodotto di due andamenti contrapposti. Chi legge legge di ancora più: cresce infatti nel 2007 la lettura forte (chi legge più di 12 libri all’anno), passando dal 12,9% al 13,3%. Chi leggeva poco invece (i cosiddetti lettori deboli: da 1 a 3 libri) ha letto ancora meno: nel 2007 è diminuito del 3,5% passando da 11,5 a 11,1 milioni di lettori.

(comunicato stampa dell’AIE)

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12

12 2007

Wiki by Northwiki

Zio Alfred borbotterebbe, ma la wiki su di lui è bellissima.

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11

12 2007

Langsam und schmachtend*

Sto guardando (e ascoltando) Tristano e Isotta. E’ il mio primo Wagner live. E non solo non mi è venuta ancora voglia d’invadere la Polonia (cit.), ma mi sta pure piacendo.

Che faccio, mi preoccupo?

*”Lento e languoroso”. Descrizione dell’analizzatissimo “accordo del Tristano”.

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07

12 2007

Quanto vuoi?

Domanda

Cara CE,
vorrei pubblicare il mio manoscritto. Potete per cortesia indicarmi quali sono le vostre tariffe?
Cordiali saluti,
Vanino Vanini

Risposta

Gentile signor Vanini,
abbiamo il timore che la sua lettera sia stata erroneamente recapitata a questa CE. Da autore, infatti, supponiamo che lei sia anche un avido lettore, un frequentatore di librerie (o magari di biblioteche): a quale scopo, infatti, scrivere un libro se non si è profondamente appassionati del suo essere “oggetto da leggere”? Ci scusi questa tautologia e ci scusi anche se ribadiamo qualcosa che lei sa benissimo e cioè che il compito di una CE è quello di selezionare i libri da pubblicare, cioè di operare scelte. Discutibili? Ma ovvio, fin che si vuole. Determinate anche da esigenze commerciali? Senza dubbio. Eppure comunque scelte. Senza contare che le CE serie non richiedono soldi agli autori, anzi riconoscono loro diritti, appunto, d’autore. Se una CE diventa un servizio, insomma, perde la sua dignità e smarrisce la ragione primaria della sua esistenza.
Ecco perché crediamo che la sua missiva, probabilmente indirizzata a una tipografia, sia giunta per errore a noi.
Dispiaciuti dell’inconveniente, le porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Segreteria editoriale
CE XYZ

P.S. In caso avessimo travisato le sue intenzioni – se cioè lei fosse veramente interessato a pagare per veder pubblicato un suo libro – la invitiamo a leggere l’inchiesta di Silvia Ognibene apparsa su Cabaret Bisanzio (la prima puntata è qui). O, meglio ancora, ad acquistare il libro che la Ognibene ha tratto dalla sua inchiesta e che s’intitola Esordienti da spennare.

Postilla
Non ho nulla contro chi vuole vedere il proprio libro “in bella copia”, contro chi ne vuole avere cento-duecento esemplari per autopromuoversi. Ho molto contro chi vuole approfittare di questo desiderio. E ho molto anche con chi vuole essere autore senza neppure sapere la differenza tra un editore normale e uno a pagamento.

(grazie a Benjamin, di un’altra CE, per tutto)

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06

12 2007

Mai più senza

1. How to Avoid Huge Ships by John W. Trimmer
2. Scouts in Bondage by Michael Bell
3. Be Bold with Bananas by Crescent Books
4. Fancy Coffins to Make Yourself by Dale L. Power
5. The Flat-Footed Flies of Europe by Peter J. Chandler
6. 101 Uses for an Old Farm Tractor by Michael Dregni
7. Across Europe by Kangaroo by Joseph R. Barry
8. 101 Super Uses for Tampon Applicators by Lori Katz and
Barbara Meyer
9. Suture Self by Mary Daheim
10. The Making of a Moron by Niall Brennan
11. How to Make Love While Conscious by Guy Kettelhack
12. Underwater Acoustics Handbook by Vernon Martin Albers
13. Superfluous Hair and Its Removal by A. F. Niemoeller
14. Lightweight Sandwich Construction by J. M. Davies
15. The Devil’s Cloth: A History of Stripes by Michel Pastoureaut
16. How to Be a Pope: What to Do and Where to Go Once You’re in the Vatican by Piers Marchant
17. How to Read a Book by Mortimer J. Adler and Charles Van Doren

17 Unusual Book Titles (by the editors of Publications International, Ltd.), via Howstuffworks

E non vi dico quali sono i romanzi e quali i saggi…

P.S. Il numero 16 appartiene a una serie. Io ho How to Be President: What to Do and Where to Go Once You’re in Office e vi assicuro che è bellissimo, oltre a essere molto divertente.

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06

12 2007

Megalolibria

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A Cardiff (Missouri), nel Galles (grazie, Giorgia, avevo letto male…), hanno avuto questa bell’idea per nascondere il cantiere della nuova biblioteca.

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Questo, invece, “nasconde” il parcheggio della biblioteca di Kansas City (Missouri). I libri sono stati scelti dagli abitanti tra quelli che, secondo loro, meglio rappresentano la città.

(via Digg)

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02

12 2007

Distillato di geni

Regalatevi dieci minuti di puro divertimento cinefilo. (E chissenefrega se è una pubblicità.)

Fra i tocchi più belli: il vestito di lei e il monogramma sul fazzoletto.

(grazie infinite a The Director’s Cup)

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01

12 2007

Contagio?

Come ho già detto, Charlie è una collega di CE che ha un unico scopo nella vita: usare tutte le frasi fatte dell’italiano nel minor tempo possibile. Ma ieri, dopo aver sentito questo dialogo, mi è venuto il terribile sospetto che Charlie sia anche pericolosamente contagiosa…

«Ciao, Charlie.»
«Ciao, bella. Come la va?»
«Adesso meglio. Ho avuto un pochino d’influenza.»
«Eh, mal di stagione. Quest’anno dicono che è terribile.»
«Insomma. Ma basta stare un po’ belli coperti…»
«Bere tanto…»
«E sudare…»
«E in un lampo sei a posto. Certo, se la prendi nel fine settimana…»
«Alla fin della fiera, come la metti, è sempre una sfiga.»
«Vabbè. Dimmi tutto.»
«Volevo dare un’occhiatina ai contratti di Federico Federici.»
«’Spetta un attimino che te li prendo. Ma che fine ha fatto? È dai tempi che Berta filava che non lo sento. Prima chiamava un giorno sì e l’altro pure.»
«Già. Invece adesso dice che ha sudato sette camicie per trovarci. Non aveva più sottomano il nostro numero.»
«Ah, con quello lì, chi ci capisce è bravo. ‘Spetta che li ho quasi trovati… Col casino che c’è qui, cercare qualcosa è peggio che andar di notte. Ecco… Ma guarda te… Sono scaduti come il latte.»
«Appunto. Prendi e porta a casa. Lui diceva di no.»
«Ma ha sempre detto tutto e il contrario di tutto, quello. Che ne faccio?»
«Non c’è storia. Lo mandiamo a spasso.»
«O così o pomì. Vabbè. Ciao, bella, eh?»
«Ciao, Charlie.»

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29

11 2007

Speechless

Sempre drammatici, ’sti americani. Però il video è bello e ci sono tante facce conosciute…


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27

11 2007

Provocazione

Talvolta ho l’impressione che il desiderio di essere pubblicati sia molto simile al desiderio di entrare nella casa del Grande Fratello.

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27

11 2007

Agli ordini!

Appena ricevuta (per e-mail)

Gentile CE,
Mi piacerebbe moltissimo ricevere i Vs. Cataloghi perché leggo tutto quello che pubblicate. Vi pregherei dunque di mandarmeli all’indirizzo sottostante. NON mandatemi NIENTE attraverso la posta elettronica perché il mio computer è COMPLETAMENTE PIENO di roba e io NON HO ASSOLUTAMENTE TEMPO di leggerla.
Cordialmente Vostro,
Peppino Peppini

26

11 2007

Celebrity Star Wars 3

 Un sorriso per il lunedì.

Le altre sono qui.

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26

11 2007

Dondake?

Top 60 Japanese buzzwords of 2007. Sono bellissimi (bellissime? Qual è il modo migliore di tradurre buzzword?). E ve ne riporto solo alcuni/e, tranquillamente utilizzabili per sconcertare il vostro interlocutore/la vostra interlocutrice (uffa!) magari un po’ troppo supponente.

KY [abbreviation of kuki ga yomenai - 空気が読めない]: This is an abbreviation of the Japanese expression kuki ga yomenai (”can’t read between the lines” or “can’t sense the atmosphere”), which is used to describe indelicate or unperceptive people. Example: That guy is so KY.

Dondake [どんだけぇ~]: This catch-all exclamation of surprise/disbelief/reproach arose from the Shinjuku 2-chome gay community and was popularized by Ikko, a popular transvestite TV personality. Dondake~ can be used in a wide variety of situations, sort of like “Really?!” or “No way!” Usually said with a slight rising intonation and seasoned with whiny sarcasm.

Sonna no kankei nee [そんなの関係ねぇ]: Sonna no kankei nee (”It doesn’t matter!”) is the catchphrase from comedian Yoshio Kojima’s wildly famous routine. Thanks to YouTube, Kojima’s popularity has spread quickly across the globe.

Kawayusu/Giza-kawayusu [カワユス/ギザカワユス]: Kawayusu and giza-kawayusu are words coined popularized by idol and avid blogger Shoko Nakagawa (”Shokotan”). Kawayusu is a variation of kawaii desu (”cute”), while giza, which means “very,” is derived from “giga.”

Motepuyo [もてぷよ]: Motepuyo, a term that means something like “chubby cute,” describes women who are plump, small in stature, and cute. With a fine line between motepuyo and chubby, some say the only difference is whether or not a woman has a cute face.

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21

11 2007

Complimenti

Davanti alla mia fotografia-in-posa-con-l’-autore, la mia adorata sorellina ha esclamato: “Ma guarda che faccia da stronza che ha mia sorella in ’sta foto!”

Ho mostrato l’immagine suddetta a vari colleghi, riferendo altresì il ficcante parere della suddetta sorellina.

E nessuno ha detto nulla. Al massimo, è spuntato un sorriso.

Una soltanto, ridacchiando, ha commentato: “Be’, ma non è sempre così?”

Mi vogliono bene, in questa CE.

P.S. Dedicato alla sorellina (sic!) che oggi festeggia il genetliaco.

P.S.(2) La sorellina ringrazia degli auguri e conferma il commento.

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20

11 2007

Rischi del progresso

Napoli all’avanguardia.

Sarà, ma io già m’immagino gli schiaffoni.

“Scusi, signora, lei è semplicemente molto grassa o è incinta? Sa, vorrei accendermi una sigaretta…”

“Scusa… Sei un bambino o un nano? Se sei un bambino, puoi andare a giocare un po’ più in là? Ho voglia di fumare.”

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18

11 2007

It’s Eliza with a z…

e con poco cervello: Eliza, computer therapist.
Abbiamo chiacchierato un po’ sulle omelette (che volete farci, dopo il libro nel forno mi è venuta fame…). E, per un attimo, ho desiderato sperimentare conversazioni nella vita reale concrete come questa.

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17

11 2007

My favorite book covers of 2007

Be’, non esattamente mie, ma di Joseph Sullivan (The Book Design Review). Le trovate qui. A me piacciono particolarmente Small Crimes In An Age of Abundance (David Drummond), One Perfect Day (Evan Gaffney) e Well-Behaved Women Seldom Make History (Helen Yentus).

Due cose:
1) Evidentemente è più facile fare una bella copertina per un libro non-fiction di una copertina per un romanzo.
2) In Italia siamo davvero alla periferia dell’impero (grafico).

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17

11 2007

Cotto e letto

L’agenzia pubblicitaria croata Bruketa & Zinić ha avuto un’idea quantomeno insolita per la presentazione del rapporto annuale dell’azienda alimentare Podravka. Il libro che contiene il rapporto deve infatti essere messo in forno a 100 °C per 25 minuti. Altrimenti non si leggono né i testi né le immagini. Il titolo del libro? Well Done.

Già m’immagino le nuove riunioni di programmazione della CE.

“Facciamo una campagna promozionale con un libro che cuoce a soli 80 °C! Ho già lo slogan: ‘Meno gas, più leggi.’”

“Creiamo una collana per i giovani: due minuti nel microonde alla massima potenza e viene fuori tutta l’Iliade!”

“No, il libro non può uscire: si è bruciata tutta la tiratura.”

“Dobbiamo rimandare l’uscita di quel libro.”
“Perché, l’autore non ha consegnato il testo?”
“No, è colpa del correttore di bozze. Si è distratto e l’ha messo nel forno col grill acceso.”

Se volete saperne di più, guardate qui.

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16

11 2007