Umiliati e invidiosi

E dopo anni di sposta la scritta, ingrandisci il particolare, cambia carattere, virala in blu, voglio un’altra immagine, ci deve essere una figura femminile, allunga il titolo, unisci le foto, metti un albero in quarta, abbassa tutto, non si legge una mazza, non c’entra una cippa e, soprattutto, l’immarcescibile fa così schifo che non la vorrei neanche per un libro della concorrenza, ti imbatti in queste.
No, non sono semplicemente belle. Sono umilianti. Sono come certe (rarissime) frasi che trovi in certi (rarissimi) libri e che ti fanno borbottare: “Perché non mi è mai venuto in mente di dirlo così?”
Sono così umilianti che, per essere sincera, la loro accecante raffinatezza e la loro elegante (ma anche sfacciata) autonomia dal testo che “racchiudono” un po’ mi disturbano.
Ma forse è solo invidia.
Forse, eh?

Tags:

23

01 2009

Recherche

Catriona: Eppure deve essere lì. Ci ho fatto un esame all’università.
Mr Potts: Non sapevo avessimo una sezione “esami di Catriona all’università”.
Catriona: Non proprio, ma… Oh, guarda questo!
Mr Potts: Già, l’abbiamo comprato almeno due anni fa. Quasi quasi adesso lo tiro fuori, così finalmente lo leggo. Aspetta, guardo più in alto se… Ecco dov’era!
Catriona: Ah-ah! Lo sapevo!
Mr Potts: No. È un altro.
Catriona: Non mi dire che è quel saggio che hai cercato per un mese intero e poi hai ricomprato.
Mr Potts: Be’, adesso abbiamo una copia per me e una per te.
Catriona: E quello lì dietro, tutto storto?
Mr Potts: Non mi dire! Su questo ci ho fatto io un esame. Ecco dove si era cacciato.
Catriona: Scusa, già che sei lì… Mi prenderesti quello? No, più a destra… E quello… Sì.
Mr Potts: Hmm… Questo non ricordavo di averlo. Fammelo tirare giù, prima che ricompriamo pure lui.
Catriona: Potresti salire ancora di uno scalino? Così riesci a prendermi quel testo sulla canzone napoletana che abbiamo messo sull’ultimo scaffale dicendo: “Ma figurati se…” Be’, pensa un po’, adesso mi serve.
Mr Potts [allungandosi e sbuffando]: Uh, eccolo [pausa]. Tesoro, toglimi una curiosità: mi puoi spiegare per quale motivo abbiamo comprato Cento utili consigli per l’allevamento casalingo del colombaccio stanziale?
Catriona: Ti rispondo con le immortali parole di Mr Potts: “E quando ci ricapita un libro con un simile titolo?”
Mr Potts: Ehm… Scusa, mi ripeti cosa stavi cercando?
Catriona: [pausa] Non lo ricordo più.


Ho l’atroce sospetto che i libri di casa Potts leggano questo blog e stiano mettendo in atto una silenziosa ribellione.

Tags:

21

01 2009

Soltanto oggi (LIII)

Lampi
Uso spesso frasi improvvise come lampi letali anche se la mia lingua ha un livello medio che ogni tanto si alza o si abbassa per non essere monotona.

Fretta
Vi mando il mio romanzo perché voglio partecipare a un concorso per libri editi. Mi preme segnalarvi che detto concorso scade il 2 marzo p.v.



P.S. Personaggi tanto insospettabili quanto denunciabili (Mr Beneforti e Mr Vitzbank) mi segnalano la nascita di questo, a opera di Ilaria e Carla. Ora, al di là del drammatico problema che tale gruppo mi pone (posso esistere io come membro all’interno di esso oppure, se mi iscrivessi, creerei un cortocircuito ontologico-formale?), mi preme comunicare agli stimatissimi membri – sperando di non essere monotona – che la semplice idea di qualcuno che abbia prima pensato di creare un simile gruppo e che poi abbia messo in pratica tale idea (troppi che, lo so) mi onora oltre ogni dire. Ma soprattutto mi imbarazza assai (più la seconda che ho detto). Grazie a tutti, anche da parte di un orgogliosissimo Mr Potts.

20

01 2009

Psichedelia

C’erano una volta la carta, i dattiloscritti, le penne, le matite, le gomme. Testi italiani o stranieri, traduzioni o prodotti autoctoni, tutto era concreto. Il segno era visibile, la correzione (giusta, sbagliata, inutile) brillava in tutta la sua evidenza.
Poi, un giorno, arrivò una traduzione. Fatta molto di fretta e da un incapace che, non contento di aver massacrato l’italiano, si era pure inventato di sana pianta la maggior parte dei termini tecnici. Fu così che il dattiloscritto diventò un’esplosione psichedelica di colori. Usai addirittura una penna viola disgustosamente profumata, dato che era l’unico modo per rendere leggibile l’ennesima correzione.
Arrivata a un terzo del libro, mi impuntai. C’era bisogno di un computer. E lo ottenni.
Da allora, la psichedelia è scomparsa. Frasi asmatiche riprendono fiato come se fossero state sempre sanissime. Maiuscole e minuscole si ordinano in un lampo, come ligi soldatini. Le bozze sono intaccate da qualche pigro segno a matita e poco più.
Mi manca la psichedelia? Niente affatto.
Però, quando leggo frasi del tipo: “La rianimarono anche se la donna era priva di polso”, per un istante mi viene voglia di riportarla in auge. Così da poter usare di nuovo la penna viola profumata e disgustare qualcun altro oltre a me.

Tags:

19

01 2009

Soltanto oggi (LII)

Sicurezza
[...] In allegato troverete le prime due pagine di abbozzo delle note iniziali del mio romanzo [...]

Bisogni
dove posso trovare feromoni per un delitto di charlie charles? ho urgente bisogno di trovarlo oggi! perchè lo devo regalare!

15

01 2009

Lanugine

Arriva per tutti, dopo un po’ di anni. E non è semplicemente quella sensazione da lanugine sotto il letto che ti coglie quando i nuovi arrivati ti incontrano sulle scale e ti dicono “Buongiorno, signora.” E’ più una sensazione da faldone un po’ ammuffito e con i legacci consunti. Oppure da floppy da 5¼ riemerso da dietro un cassetto, con l’etichetta “Testo-1″ che quasi si sbriciola.
Insomma è quella sensazione che ti investe nel momento in cui qualcuno entra nel tuo ufficio e dice “Scusa, Catriona, tu che sei un po’ la memoria storica della CE…”

Tags:

14

01 2009

Miei

A volte li odio, i miei libri. Li odio perché, per esistere, spesso richiedono un’energia sproporzionata.  Li odio perché sono tutti uguali e io ho poche, spuntatissime armi per rivelare la loro unicità. Li odio perché passano rapidi, mentre io li ricordo tutti, a uno a uno. Li odio perché sono stati scelti per passione oppure per calcolo e poi comunque diventano un inestricabile groviglio di amore e commercio. Ma soprattutto li odio perché non sono affatto “miei”: appartengono ai lettori e all’autore (sì, in quest’ordine).  E ciò che di mio ho lasciato in loro temo sia perso per sempre.

13

01 2009

Accessoria

Sarò ottimista. No, non lo sono, quindi molto più probabilmente sono scema. Perché mi lascio commuovere o, meglio, mi lascio “muovere”  troppo spesso alla lettura dei manoscritti arrivati via posta o via email invece di dar loro un’occhiata distratta. O forse talvolta sento più forte la minaccia della proverbiale imprevedibilità di questo lavoro, un’imprevedibilità così radicata da essere quasi noiosa.
Comunque.

“[...] scivolò con abbondante dolore [...]”
“[...] Era un progetto che arrideva a tutti. [...]
“[...] girovagai con aria accessoria [...]“

E mi fermo qui.
Cos’è successo? Quale tortuoso percorso hai imboccato, gentile (spero) signora che hai mandato il tuo romanzo? Dove hai preso queste espressioni? Possibile che la fatica quotidiana di esprimersi con efficacia sia stata ormai messa da parte perché, appunto, fatica? Stiamo dissolvendo anche quelle banali, umili, ma in fondo utili, coppie sostantivo+aggettivo che abbiamo imparato fin dalla più tenera età?
Però forse hai ragione tu. E io sto semplicemente invecchiando, dunque mi sto sclerotizzando.
Se è così, temo che nel mio futuro mi ritroverò spesso a girovagare con aria accessoria.

Tags:

11

01 2009

Zero per due

Me l’hanno detto gli uomini e le donne “dei numeri” quindi ci credo. C’è questo libro, uno dei tanti. Non è Esegesi del Abhijñānaśākuntalam, ma neppure Nababbo anche tu! (con un assegno da un milione di euro come segnalibro). Non è troppo strano né troppo normale. Non ha una copertina orribile né affascinante. Appunto: un libro, uno dei tanti.
E questo libro, da due settimane, non vende neppure una copia.
Zero, Null, nada.
Sarebbe quasi normale se fosse “vecchio”. Invece è nato da meno di sei mesi e, intorno a lui, i suoi “fratelli di uscita” sono ancora discretamente vivaci.
“Perché?” ci siamo chiesti allora noi, io e gli uomini e le donne dei numeri.
E ci siamo dati l’unica risposta possibile: sono arrivati gli alieni con un carico di occhiali da sole.
Però, quando si guarda quel libro, gli occhiali non rivelano scritte del tipo: OBBEDITE, SPENDETE o GUARDATE LA TV.
Bensì il monito: SCEMO CHI LEGGE.

Tags:

09

01 2009

Illuminazioni

By the age of five, children have acquired 85 per cent of the language they will have as adults.

Presa da qui, la cosa sembra confermata, per esempio, anche dall’Hearing and Speech Agency.
Adesso capisco molte cose.

Tags:

08

01 2009

Soltanto oggi (LI)

Non (1)
[...] pubblicate anche testi di autori non esperti? [...]

Non (2)
Buonasera. Vorrei proporVi un romanzo non esordiente [...]

07

01 2009

Indicativo futuro

Sarò più tollerante con chi lascia un refuso abnorme dopo la terza lettura di un testo di venti righe.
Sarò più clemente con chi mi spedisce un manoscritto di genere “misto giallo-thrilling-misteri-suspence”.
Sarò più buona con l’autore che mi manda la versione “DEFINITIVA” del suo libro due giorni dopo avermi mandato quella “definitiva”.
Sarò più paziente con l’autore che mi vorrebbe al lavoro sul suo testo benché sappia che sto così male da non riuscire neppure a usare correttamente il congiuntivo.
Sarò più mite con il traduttore che mi consegna il lavoro in ritardo di un mese senza avvertirmi e dopo essersi reso irreperibile nel suddetto mese.
Ma ai buoni propositi di inizio anno non ci crede nessuno.
Quindi temo (?) che sarò la solita.

stormynight

Tags: ,

05

01 2009

Segni

[Casa Potts, ora di cena. Il telegiornale in sottofondo]

Speaker: “Adesso vediamo questo video di YouTube che ci mostra…”
Catriona [seccata]: “No, il video non è di YouTube. Qualcuno l’ha girato e poi l’ha messo su YouTube. Fosse l’articolo di un quotidiano, direbbero: ‘Adesso vediamo questo articolo di Ciccino Cicci, apparso sull’Eco della Valdisottosopra…’ E poi non è neanche questo il discorso. E’ che Internet, per certi giornalisti, è ancora un pozzo nero, in tutti i sensi. Mi sorprendo che non abbia detto: ‘Vediamo questo video che impazza sul web…’”
Mr Potts [con un sospiro di sollievo]: “Meno male, sei guarita!”

Insomma: un malanno tanto improvviso quanto seccante mi ha tenuto lontana dal secondo piano, in questi giorni. Se sono di nuovo qui, lo dovete alle amorevoli cure di Mr Potts. Se scompaio (o quasi) fino al nuovo anno, lo dovete a ovvi impegni stagional-familiari. Decidete voi a chi dire grazie.
Se volete, ci si rilegge all’inizio del 2009.
Voi, intanto, state lontani dai malanni, siano essi del corpo o dello spirito.

Tags:

20

12 2008

Ritenta

Già è difficile dire quello che si fa. Figuriamoci poi, nel mio mestiere, trovarsi a dire quello che non si fa.
Almeno, però, chiedimi direttamente cosa faccio, ammetti che non lo sai, invece di annaspare.
No, non scrivo libri (ti ho detto che sono un autore?)
No, non li impagino (ti ho detto che sono un impaginatore?)
No, non correggo le bozze con la matita rossa e blu (per quanto…)
No, non disegno le copertine (per quanto…)
No, non stampo libri (ti ho detto che sono uno stampatore?)
No, non li vendo (ti ho detto che sono un libraio?)
Pausa.
L’interlocutore è comunque troppo educato per andare al di là di uno sgranamento di occhi in cui passa in sovrimpressione la domanda: “Ma allora che diamine fai?”
Così lo anticipo. “Accompagno il libro da quando viene ideato fino al suo arrivo in libreria.”
“Sei una specie di baby-sitter, allora. Oppure…” Si illumina, ridacchia, ride. “O, se l’autore è un cane, di dog-sitter!”
Non credo che sarà l’inizio di una bella amicizia.

Tags: ,

15

12 2008

Bilancio

Guardando le classifiche dei titoli più venduti di fine anno, viene fuori che il (piccolo) popolo dei lettori desidera sapere tutto di vampiri glabri, di sfigati solitari e di criminali incalliti, ma anche di potenziali suicidi, di topi sedentari e di draghi blu. Idolatra la televisione e gli oroscopi, eppure è religiosissimo. Vuole togliersi il vizio del fumo mangiando a quattro palmenti. Ama ridere, ma diventa serissimo se si parla di calcio, di magia o di bagna caôda.
E adesso ditemi voi se il mio è un lavoro che può essere fatto da persone normali.

Tags: ,

12

12 2008

Soltanto oggi (L)

Alternative
[...] vi mando solo un pezzo perchè non l’ho ancora finito però magari così mi dite se posso continuare o darmi all’ippica come si dice [...]

Voglio la domanda di riserva
[...] allora mi son detto giacchè tutti scrivono perchè io no? [...]

11

12 2008

Dissolvenze

    [Dissolvenza in apertura. Un ufficio pieno di scatoloni;
    una melodia d'arpa in sottofondo]
    VOCE OFF

Un tempo arrivava solo la carta. Bozze rilegate o pesantissime risme legate con elastici o poderose clip uscivano da scatoloni contusi, sofferti, talvolta pure umidicci. E tu li sollevavi, entrando poi nel tuo ufficio onusta di carta, con la sensazione che stavi facendo qualcosa, che non ti limitavi a leggere. Circondata dal potere fisico della parola cartacea.

    [Dissolvenza incrociata. Una scrivania;
    la melodia d'arpa continua]
    VOCE OFF (cont.)

Oggi c’è il pling continuo dell’email, vero. Ma i libri continuano ad arrivare, eccome. Però sono libri tristi. Perché non sono stati comprati quando erano ancora soltanto un allegato a un’email, perché sono – orrore! – usciti da un bel po’ nel loro Paese d’origine e nessuno – a parte forse qualche CE bulgara o polacca – li ha voluti portare nel proprio. Il potere fisico della parola cartacea continua a circondarti, ma è un potere infiacchito, e si sente.

    [Dissolvenza incrociata. Una libreria stipata di volumi;
    la melodia d'arpa continua]
    VOCE OFF (cont.)

Sennonché, un giorno, proprio lì, tra “i cartacei”, trovi un libriccino dall’aria normale, con le solite frasi in copertina, con l’usuale riassunto in quarta. E decidi di leggerlo e ti piace e lo compri e lo pubblichi.

    [Dissolvenza al nero]

Questo cortometraggio (?) non ha una morale e non ha neppure una fine, lieta o triste che sia.
Serve solo a ricordarmi che, nel mio mestiere, ci vuole soprattutto culo. Virtuale o cartaceo che sia.

Tags:

10

12 2008

Passa tempo

Mr Potts: “Dazed and confused, ma nella versione di How the West Was Won.”
Catriona: “E magari una foto di Pessoa.”
Mr Potts: “Certo. E tu?”
Catriona: “Mah, sicuramente Il grande Gatsby. In versione originale, eh?”
Mr. Potts: “Non andrebbe bene il Meridiano?”
Catriona: “In mancanza dell’originale, sì.”
Mr Potts: “E per il cinema?”
Catriona: “Scegli pure tu. Direi tre-quattro DVD. Basta che ci sia I Know Where I’m Going.”

Forse per spirito di contrasto con il periodo di euforia natalizia, Mr Potts e Catriona, l’altra sera, si sono divertiti a confutare il detto “You can’t take it with you when you go”. Certo, si spera che, quando arriverà il momento, abbiano messo a punto le bare col rimorchio, altrimenti la vedo grigia. O, meglio, nera.

Tags:

09

12 2008

The best time of the year

Email n. 1 [autore straniero, mai incontrato]

Cara Catriona,
la mia CE mi ha passato il tuo indirizzo email […] Sono felicissimo che pubblicherete il mio libro e sono convinto che sarà un successo […] Volevo dirti che sarò in Italia dal 23 al 27 dicembre e mi farebbe molto piacere incontrarti e magari parlare con qualche giornalista per promuovere il mio libro anche se so che uscirà a maggio 2009 […]

Email n. 2 [autore italiano, ben conosciuto]

Sono stufo e vado via per un po’ e non sarò raggiungibile per un bel pezzo, almeno fino a fine gennaio credo. Lo so che abbiamo quel progetto, ma tu fanne pure quello che vuoi. Ci darò un’occhiata quando torno. Ma non stancarti, capito?

E poi dicono che non c’è più fiducia nel mondo…

Tags:

08

12 2008

Dolenti declinare

Per solidarietà o per cattiveria.
Per nutrire o affondare la speranza.
Per curiosità o per essere preparati.
Literary Rejections on Display. A vast public collection of real-life rejection
Due esempi:
La scarpa di Andy
Una persona sincera
Io, ovviamente, le userò come ispirazione.

Tags:

05

12 2008

Rettili

Il refuso è molesto. È un rettile (Lacerta paginae) che striscia sulla carta e morde a casaccio le lettere, rovinandole. Certe volte (copertina, documenti ufficiali, lettere di presentazione, curriculum…), il suo morso è particolarmente fastidioso e richiede cure immediate, spesso dolorose. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi, non bisogna dargli troppa importanza, perché il senso del testo rimane comprensibile. È un apostrofo rosso messo tra le parole un’altro. Sbagliato, sì. Brutto, sì. Ma ci impedisce di capire cosa si sta dicendo? No.
Com’è nella natura della natura, inoltre, esistono anche i predatori di refusi, i correttori di bozze. Che ogni tanto si lasciano sfuggire la preda. E non soltanto perché i libri si fanno in tempi più stretti rispetto al passato, ma perché è naturale che qualcosa sfugga, anche al loro occhio allenato. Non è possibile mantenere lo stesso livello di attenzione per tre-quattrocento pagine o anche più. Lo sanno tutti quelli che hanno davvero a che fare con i testi, che li lavorano (dall’autore all’editor, dal traduttore al correttore). È facile sostenere: “Io vedo tutti i refusi.” Messi alla prova, questi millantatori sono ben presto costretti a rifugiarsi nelle loro tane, a leccarsi in silenzio le ferite.
Non mi indigno per un refuso. Mi secco, cerco di evitarlo. Ma devo ancora trovare un libro uscito indenne dall’attacco di una Lacerta paginae.
Mi indigno invece per un altro rettile, la Vipera absurdi, che avvelena la comprensione. Che, per esempio, mi costringe a rileggere un intero capitolo di un romanzo perché i tempi verbali sono messi così a casaccio da impedirmi di capire la corretta successione degli eventi. O che mi mette davanti frasi di questo tipo: “L’aria astiosa del suo viso si contrasse, agonizzata”.
E qui non c’è siero che mi salvi dallo sconforto.

Tags:

04

12 2008

In Italia 640

Con le copertine, grosso modo, succede così. O si adotta lo stile matrimoniale (“Tutti i libri sono fedeli a un’impostazione e a una soltanto”) o si adotta lo stile playboy (“Ci provo con una nuova ogni volta”). Il primo è assai allettante, perché fa balenare la speranza di chiudere una volta per tutte l’odiato, faticoso, snervante processo decisionale. Certo, l’iniziale scelta del colore passerà attraverso un’analisi di tutti i pantoni conosciuti, mentre quella dei segni grafici richiederà una conoscenza della geometria iperbolica e di qualsiasi font dall’Helvetica al Kitchen Kapers II (regular). Quanto al risultato, non ci sono mezze misure: trionfo (la copertina trasformata in un marchio di eccellenza) o disfatta (la copertina trasformata in un marchio d’infamia). Va da sé, tuttavia, che la prima eventualità è piuttosto rara.
Nel secondo caso, invece, ci si tuffa nel tempestoso mare dei tentativi, delle varianti e delle incomprensioni. E si affronta un battaglione di grafici decisi a scrivere autore e titolo in un corpo leggibile solo con un microscopio elettronico a scansione; a usare proprio quell’immagine che costa come una manovrina correttiva; a intestardirsi su una combinata font+immagine declinata in tutti i viraggi possibili e impossibili e a puntare sempre nella direzione opposta a quella indicata in riunioni in cui la ridondanza concettuale ha regnato sovrana. Anche qui, di solito, il risultato oscilla tra due estremi: “Oh!” e “Bleah!”, ma è più facile lasciarsi i fallimenti alle spalle e ricominciare.
Ecco perché i prudenti uomini e le sagge donne delle CE, che per inclinazione sceglierebbero sempre la via del “finché macero non vi separi”, si ritrovano spesso costretti a fare i libertini.
Senza neppure un Leporello che tenga i conti.

Tags: ,

03

12 2008

Soltanto oggi (XLIX)

Targ(h)et
[...] un romanzo rivolto ai teen hager [...]

Ambizioni
[...] trattasi di un romanzo di genere medio evo [...]

02

12 2008

La domanda

Catriona: “Grazie, sono lusingata che tu lo abbia pensato. Ma lo escludo.”
Autore: “E perché mai?”
Catriona: “In primo luogo, non ho idee.”
Autore: “Ma come, con tutto quello che leggi?”
Catriona: “Appunto. Troppe vicende, troppi personaggi, troppi stimoli… E poi, non ho la voce.”
Autore: “Cioè?”
Catriona: “Anni e anni a sistemare, raddrizzare, correggere. Ogni volta diventi quell’autore, quello stile o almeno ci provi. Cambi, ti adatti, non hai il diritto di essere te stessa. O, meglio, rimani te stessa, ma non sei mai in primo piano, non parli mai con la tua voce.”
Autore: “Però sai quello che vende, potresti…”
Catriona: “No, non lo so. Magari lo sapessi. In realtà, non lo sa nessuno. E il fatto di ‘vendere’ è un altro ostacolo. Anche qui, anni e anni di pitch hanno lasciato il segno. Anzi ne hanno lasciati parecchi e assai confusi.”
Autore: “Ma non ti viene mai voglia?”
Catriona: “Mah, ogni tanto. Poi passa. Magari, quando mi sarò disintossicata da questo lavoro…”

L’autore ridacchia. So che non me l’ha chiesto soltanto per farmi un complimento, che era (abbastanza) sincero. Tuttavia la mia risposta alla domanda: “Ma perché non scrivi tu un romanzo?” è sempre stata e sempre sarà questa.

Tags:

01

12 2008

Notes to myself

Se ti ricapitasse di passare quattordici ore filate in compagnia di un autore (e del suo testo) – e ti ricapiterà, oh, se ti ricapiterà – ricordati che:
1) Puoi anche correggere a tappeto, ma ci sono certe orribili fissazioni stilistiche che non devi neppure sfiorare con la freccetta del mouse e men che meno pensare di cambiare. Fattene una ragione.
2) Il senso dell’ironia è molto soggettivo. Nel caso di molti autori, poi, è anche molto basso. Trattieniti.
3) Devi essere in grado di cogliere tutti i suoi riferimenti, da Genis-Vell a Levinas, da Croce a Rubicondi. Pena: una faticosissima risalita sulla montagna della sua stima nei tuoi confronti.
4) Qualsiasi modifica necessaria tu proponga, riceverai, in successione, le seguenti risposte:
a) No.
b) Non mi convince.
c) Non mi piace.
d) Ci avevo già pensato.
Il tuo compito è far passare l’autore dalla risposta a) alla risposta d) nel minor tempo possibile. Allenati.

Tags:

28

11 2008

Della perduta arte

Quando si parla delle cose imparate a scuola, c’è sempre qualche giovane virgulto che esclama: “Che me ne faccio, nella vita, delle equazioni parametriche?” “Perché mai dovrei ricordarmi le coltivazioni principali del Burkina Faso?”[1] “E una volta che so quando Cesare ha fatto la campagna di Lerida, cosa me ne viene in tasca?”
Si possono dare risposte semplici o complesse, convincenti o incerte.
Ma c’è (almeno) una cosa che s’impara a scuola e la cui utilità dovrebbe risultare ovvia, lampante, gloriosa.
Il riassunto.
L’umile, onnipresente riassunto. Che ci hanno imposto in tutte le sue forme: “Esponi la trama dei Promessi sposi in dieci righe”, “Descrivi cosa succede nel canto V dell’Inferno”, “Tratteggia le vicende che portarono Napoleone a diventare imperatore” eccetera.
Ne abbiamo fatti tanti, tantissimi, sbuffando e faticando.
E ne facciamo ancora, tutti i giorni, raccontando un film, un incontro, una vacanza…
Ma, se si arriva al riassunto scritto, allora sembra che anni e anni di sintesi, di compendi, di epitomi e di riepiloghi siano stati tristemente inutili.
Ho a che fare con riassunti ogni giorno. Perché non posso leggere tutto quello che mi arriva, dunque ho bisogno che qualcun altro mi dica di cosa parla un certo libro. In una-due paginette di riassunto. Perché – ribadisco – quel libro io non l’ho letto.
Invece arrivano riassunti di quindici pagine, in cui ogni sospiro del protagonista viene riportato con precisione maniacale. Oppure riassunti di poche righe, in cui la frase più pregnante è: “Un giallo con un investigatore americano che indaga su un omicidio” (evidentemente è l’”americano” che dovrebbe fare la differenza). O riassunti in cui il finale non viene spiegato (per il timore di rovinarmi le sorprese nascoste in un libro che non ho letto). O riassunti che ripercorrono ogni azione nel modo esatto in cui l’autore l’ha scritta, anche se la storia si svolge su quattro piani temporali che s’intersecano continuamente.
Molte sono le arti perdute, ma quella del riassunto è quella che mi manca più spesso.

[1] “Millet, sorghum, rice, peanuts and cotton.” (The West Wing, stagione 2, The Drop-in)

Tags: ,

26

11 2008

Soltanto oggi (XLVIII)

Apostrophes
[...] mi dice a’ll’attenzione di chi devo mandare il mio romanzo una volta che sono arrivato a’ll’a fine?

Finale a sorpresa
Il mio romanzo rompe tutti i luoghi comuni [...] disegna un cerchio complicato tra le vite dei singoli [...] non ha paura delle espressioni dell’impulso [...] In somma è un romanzo molto erotico ma col cuore.

25

11 2008

Emergente

Grazie al satellite, è facile imbattersi in inchieste televisive realizzate negli anni Sessanta-Settanta. Ciò che mi colpisce ogni volta è che, da quelle interviste, emerge spesso un’Italia corretta. Un’Italia che magari esita, che ha bisogno di tempo per tirare fuori un congiuntivo o per costruire una frase compiuta, ma che alla fine ci riesce. Con un’economia espressiva talvolta ammirevole.
Non ho bisogno di raccontarvi nei dettagli né il tono né la forma delle interviste di oggi, né di dirvi che un certo modello televisivo ha sclerotizzato la capacità espressiva di molte persone, che si limitano a sciorinare frasi a effetto o a replicare formule sentite chissà dove e quando, senza badare troppo alla forma. E spesso con una tale disinvoltura da far quasi dimenticare la vacuità delle loro affermazioni, una vacuità peraltro utilissima, perché consente di sviluppare il discorso all’infinito (ma questa è un’altra storia).
Mi sento invece di dirvi che tale inconsistenza espressiva sta diventando sempre più palpabile anche nei testi italiani che ricevo. Addirittura nella presentazione. Pochissimi ormai scrivono: “Sono un esordiente” oppure: “Vi mando il mio primo romanzo”. No, l’attuale formula magica è: “Sono un autore emergente”. Ma emergente da cosa? mi viene sempre da pensare. Da quale ipotetico mare, da quale supposto abisso? Sono fissata, lo so. E dovete pure credermi sulla fiducia se vi dico che i testi degli “emergenti” sono quelli più densi di cliché, più incerti, più derivativi, più mariadefilippiani, più lucignoliani.
Si stava meglio quando si stava peggio? Certo che no. La televisione è il nemico? Ovviamente no. Però tu, caro “autore emergente”, non potresti guardarti alle spalle e renderti conto che forse, prima di emergere, bisogna tuffarsi, sprofondare, annegare in qualcosa che rispecchia davvero la tua interiorità e non soltanto il suo riflesso deformato?

Tags:

24

11 2008

Barche contro corrente

Buffo mestiere, quello di chi lavora in una CE. Tra l’acquisto di un libro e la sua pubblicazione possono passare anche un anno e mezzo, due anni (e, per alcuni libri, pure di più). Diciotto-ventiquattro mesi: ecco il tempo in cui sei stato accanto a quelle pagine, a quelle idee, a quella ispirazione; in cui hai discusso, corretto, approvato; in cui hai promosso, spinto, esaltato. Anche il lancio di un nuovo modello di lavatrice prende tempi lunghi, ma l’oggetto finale è “unico”, inequivocabile. Il libro, invece, è tutt’altro che unico e certamente non è inequivocabile. Buffo mestiere, quello che ti chiede di scegliere adesso il campo futuro in cui l’immaginazione si dovrà confrontare con la realtà – o la realtà con se stessa – senza neppure darti la possibilità di stuzzicarla, quell’immaginazione (avete mai visto una campagna pubblicitaria per un libro che fosse anche solo vagamente paragonabile a quella per certi film?), e senza sapere come sarà la realtà.
È per questo che molti trovano faticoso leggere? Perché il libro è un oggetto carico di una (breve o lunga) storia/Storia e visionario nel contempo?
“Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.” Come al solito, difficile dirlo meglio di Fitzgerald.

Tags: ,

21

11 2008

Soltanto oggi (XLVII)

Obiettivi
[...] oramai stò per arrivare a 65 capitoli [...]

Binari
[...] siccome ho scritto una storia vera vorrei sapere se questo tipo di storia può incorrere in un vostro scartamento [...]

20

11 2008

Effetti collaterali

Se rivedi un libro per 12 ore consecutive, alla fine non soltanto scrivi come l’autore, ma pensi addirittura come lui. E la tua psiche potrebbe non esserne troppo contenta. Anche perché è improbabile che tu abbia assorbito l’immaginario di un novello Proust.

Se esclami: “Ah, proprio come succede in quel romanzo, no?” e ti accorgi che nessuno capisce a quale libro ti riferisci, è meglio che torni a leggere qualche testo pubblicato e accessibile a tutti.

Se qualcuno ti parla e tu continui a fare piccoli cenni nervosi, pensando: Avrei sostituito “umile” con “modesto”… Avrei girato la frase per renderla un po’ più chiara… Qui avrei messo il trapassato e non il passato prossimo… forse è arrivato il momento di accendere un bel falò. Con le bozze.

Tags:

19

11 2008

Piccolo mondo antico

Sarà che al centro della nostra vita quotidiana c’è qualcosa di “nobile” come il libro, sarà che gli autori vengono spesso guidati da una scintilla di follia, sarà che la nostra immaginazione gira a mille per via delle letture continue… fatto sta che le CE talvolta somigliano a un “piccolo mondo antico”, in cui possono ancora avere un senso cose un po’ démodée come la fiducia, l’attaccamento, la fedeltà. Un autore che ti affida senza timore il suo libro, sebbene ti abbia conosciuto da poco e magari sia reduce da esperienze non positive; un traduttore che ti chiama per dirti: “A maggio sono libero. Prima che si faccia vivo qualcun altro, volevo sapere se hai tu qualcosa da darmi”; un AA che ti ha venduto un libro difficile e che ti rassicura: “Non importa quando lo pubblichi, anche tra un anno va bene. Sono contento che ci hai creduto.”
Sarà pure un’illusione, un minuetto sociale, non discuto. Però, in quell’istante, ci si sente davvero un po’ fuori da questo mondo così individuale e individualistico. Ed è una bella sensazione.

Tags:

18

11 2008

Bozza

Benvenuti alla 23454a puntata del nostro corso Perché #@§! scrivere?
Oggi trattiamo una cosa importantissima, che a quanto pare non vi è ancora entrata nella zucca ben chiara: l’insicurezza.
Ne parlo perché è una piaga caratteristica della stragrande maggioranza degli scritti che mi trovo a esaminare. Inconsapevole delle Ancora incerto nel gestire le più elementari efficaci strutture narrative, l’autore esordiente sembra troppo spesso convinto che la semplice ridondanza di elementi caratterizzanti (dai tratti somatici del protagonista ai suoi tic linguistici; dalle condizioni atmosferiche alle sensazioni psicologiche) costituisca, di per sé, un tratto stilistico di grande presa sul povero lettore. Abbiamo così romanzi in cui splende costantemente un sole “abbagliante” (73 ripetizioni su 240 pagine) personaggi che “si lanciano all’inseguimento” (52/180), brividi che corrono lungo molteplici schiene (103/380) eccetera.
Tutto ciò evidentemente nasce da una forma radicata d’incapacità d’insicurezza, di giustificata scarsa fiducia nei propri mezzi espressivi. Se si mira a un protagonista “tenebroso”, non si raggiunge lo scopo evidenziando a ogni piè sospinto che ha occhi “scuri e profondi” e poi facendolo agire come un deficiente in modo incredibilmente goffo.
Per fortuna, c’è un rimedio a questa insicurezza. Smettere di scrivere. Ed è un rimedio che voi ben conoscete, perché ne abbiamo parlato fino alla nausea molto spesso durante il nostro corso: leggere. Leggere molto e di tutto, scoprire come altri veri autori hanno affrontato e risolto il problema. Magari per imitarli prima e per superarli poi.
Non che abbia qualche speranza, eh? Ma almeno si limitano i danni…
Grazie e alla prossima.

Tags: ,

17

11 2008

Lastricata

La Library of Unwritten Books è composta soltanto da libri “in potenza”, raccolti attraverso interviste – casuali – a persone che “spiegano” quale libro sognano di scrivere (di vedere pubblicato).
La versione letteraria della proverbiale strada per l’inferno, insomma.
Al di là dell’indubbia suggestione dell’idea in sé, mi sembra che Shirley Dent, in questo articolo sul Guardian, abbia ben colto l’atteggiamento mentale che emerge da questa (non)biblioteca:

Instead of peddling the lie that we are all authors now and that the only tale that matters is our own, why not put trust in that literary culture? Beyond the individual, beyond community, society needs to believe in and recognise great literature. This belief is about reading not writing, it is about society rather than community.

Tags:

14

11 2008

Soltanto oggi (XLVI)

Domanda impegnativa (1)
Da: Pippino Pippini [[email protected]]
Inviato: martedì 4 novembre 2008 15.32
A: CE [email protected]
Oggetto: libri

Come posso comprare i libri che voglio?

Domanda impegnativa (2)
Da: Paolini Paolino [[email protected]]
Inviato: lunedì 10 novembre 2008 23.18
A: CE [email protected]
Oggetto: info

Voglio sapere se c’è un libro che mi spiega come fare come evitare problemi ecc. quando si vende una macchina

13

11 2008

Reazioni

Mr. Potts “Catriona? Catriona, tesoro, ti sei addormentata leggendo…”
Catriona “Yawn… Oh… Yawn…”
Mr. Potts “Eh, dev’essere davvero un libro pallosissimo.”
Catriona “Yawn… Al contrario, è molto, molto bello… Yawn… Domani lo finisco e poi provo a comprarlo.”
Mr. Potts “Tanto per sapere… Se addormentarsi è la tua attuale reazione ai libri belli, con quelli brutti ti metterai a vomitare zuppa di piselli?”

Devo ammettere che non ha tutti i torti.

Tags:

12

11 2008

M et moi

M “Ciao, sono un manoscritto e sono molto felice di essere qui perché sono convinto che tu sia la persona più adatta per… Scusa, ti disturbo, per caso?”
Catriona “Be’, dipende. Prima di tutto mettiti in coda. Non hai notato, lì, tutti i tuoi simili?”
M “Oh, è vero. Guarda quello… veniamo dalla stessa casa, sai? [Abbassa la voce] Ma io sono meglio.”
Catriona “E chi lo dice?”
M “Hai letto la mia presentazione? ‘Una voce fresca e innovativa… Una storia affascinante…’”
Catriona “Non mi sembra poi così originale. La presentazione di ‘quello’ comprende anche una frase molto lusinghiera di Charlie Charles.”
M “Charlie Charles? Ormai è così disperato che scrive bene di chiunque!”
Catriona “Ehi, Charlie Charles è un mio autore! Però, a dirla tutta, negli ultimi tempi mi sono arrivati ben sette manoscritti con suoi giudizi positivi. Ed erano sette schifezze. Li ho buttati via dopo venti pagine.”
M [Rabbrividisce] Oh. Ragione di più per dare un’occhiata prima a me, no?”
Catriona “Hmmm…”
M “Dai, ti chiedo solo pochi minuti. Ma ti avverto: una volta che avrai cominciato, non potrai smettere.”
Catriona “Sei davvero testardo. Va bene, vieni qui.” [Tra le proteste degli altri manoscritti, comincia a leggere. Venti minuti dopo...] “Hmmm… Ma sei tutto così?”
M “Oh, sì. Anzi andando avanti divento ancora più…”
Catriona “Ti rendi conto di essere la copia di una copia di una copia?”
M “Nel senso che prendo un po’ da questo e un po’ da quello? Certo, ma prendo solo il meglio e lo elaboro…”
Catriona “… male.”
M “Ma non vedi che…”
Catriona “No, non lo vedo proprio. Addio.”
M “Ma chi ti credi di essere, sputasentenze che non sei altro? Mi hai dato solo un’occhiata distratta, ti sei interrotta due volte per rispondere al telefono… Sei cieca, forse? E’ impossibile non cogliere l’incisività del mio stile e lo straordinario potere commerciale della mia storia, da cui però traspare una ficcante metafora della società odierna e…”
Catriona “Ho detto addio.”
M “Te ne pentirai!”
Catriona “Fosse la prima volta…”
[Offeso, M se ne va.]
Catriona [Sospira] “Avanti un altro…”

Tags:

11

11 2008

Nel tuo futuro…

La fisso. Una paginetta in bianco e nero. Una pitch in fondo abbastanza simile a quella che la segue e quella che la precede. La foto dell’autrice, una donna del tutto normale, con uno sguardo un po’ impallato. Brevi recensioni positive – riferite ai suoi libri precedenti – tratte da quotidiani e periodici non di primo piano. Informazioni tecniche: codice ISBN, pagine, dimensioni, prezzo, data di pubblicazione.
Facendo pulizia, mi è capitato tra le mani il catalogo della CE straniera che ha pubblicato uno dei più grandi bestseller degli ultimi tempi. E la presentazione del suddetto.
Anonima, banale, trascurabile.
Quasi quasi mi riciclo come “Catriona la bibliomante“.
Non ci azzeccherei comunque, ma farei certamente più soldi.

Tags:

10

11 2008

Soltanto oggi (XLV)

Informazioni necessarie

Spettabili responsabili della CE,
Io sottoscritto, Paolini Paolino, nato a Giunellavalle (BX), il 29 febbraio 1976, Cod. Fisc. PLNPLN76B29Z110J, residente a Giunellavalle (BX), in possesso del diploma di Ragioniere dichiaro di essere autore dell’opera: La casa a Giunellavalle così composta:
Pagine 174 dimensioni A4 (210 X 297 mm)
Parole 114.498
Caratteri (spazi esclusi) 593.986
Caratteri (spazi inclusi) 705.672
Paragrafi 2.902
Righe 7.559
L’opera è rilegata con copertina a colori semi rigida.
In fede,
Paolini Paolino


Infomazioni (Un Po’) Confuse

GENTILI SIGNORI SONO UN AUTORE NON ANCORA PUBBLICATO (UN ESORDIENTE) PERO’ HO APPENA FINITO UN LIBRO FANTASTICO CHE INSEGNA OLTRE CHE DIVERTIRE PERCHè E’ ANCHE UNA BELLA STORIA DI INSEGUIMENTI E DI SORPRESE ANCHE SE APPUNTO NON SI FERMA QUI MA FA’ ANCHE RIFLETTERE SUL DESTINO FISICO DELL’UMANITA’. VE LO POSSO MANDARE SUBITO.

06

11 2008

[OT] Cantilene

Sono cresciuta – di certo non unica – al ritmo di “nessuno ti dà niente per niente” (frase che non pochi problemi logici scatenò nella mia mente infantile), “non è tutto oro quello che luccica”, “tra il dire e il fare…” eccetera. Con le cantilene sentenziose va spesso così: cerchi di cancellarle, ma sempre troppo tardi, quando ormai hanno formato una patina appiccicosa sulla tua razionalità. L’importante, ovvio, è sapere che c’è, quella patina.
Quindi capisco i cinici, quelli che “vedrete”, “in realtà”, “non crediate che” e persino quelli più amari ancora, quelli del “ma non vi rendete conto che”. E’ un atteggiamento che ha radici profonde, sempre nella propria esperienza e talvolta pure nel fango italico.
Sono spesso anch’io tra i cinici, i disincantati. Non tiro fuori le cantilene – non più – ma sento che in molti casi la patina del cosiddetto buonsenso si ispessisce.
Ecco: oggi no.
Magari solo per oggi, ma oggi no.

[La foto è stata presa da qui]

Tags:

05

11 2008

Loro già

If Santos wins the presidency, he would be the first Hispanic to do so, on TV or otherwise. And, says Smits, it’s about time life started imitating art. “There are some wonderful politicians out there who are, first of all, good public servants who have dedicated their lives to doing better for the community [and who] happen to be Hispanic. I don’t see a problem with that kind of transition happening in this country, and that goes whether they be Hispanic or a woman or an African-American. “I think there are a lot of Latino public servants that I know who are ready to make that leap. It’s gonna happen.” – Jimmy Smits

“Will Smits stay in D.C.?”
by Marisa Guthrie
March 24, 2005
New York Daily News

[da qui]

Tags:

05

11 2008

La serpe in seno

Casa Potts, lunedì sera.
Catriona “… insomma, di botto lei ’sente’ una voce…”
Mr. Potts “Hmmm…”
Catriona “E lentamente, molto lentamente, si capisce che è la voce della nonna morta.”
Mr. Potts “La nonna massacrata dagli indiani?”
Catriona “No, l’altra, quella che faceva la contorsionista nel circo Barnum.”
Mr. Potts “Hmmm…”
Catriona “Ma non è tutto: la nonna contorsionista le dice di tornare a casa…”
Mr. Potts “A Bruxelles?”
Catriona “No, a Bruxelles è rimasta l’amica paralizzata, di cui non si sa più niente, peraltro. Ci vogliono una ventina di pagine, ma poi viene fuori che la casa è quella in Patagonia. E lei deve andare lì perché l’uomo della sua vita la sta aspettando. Lo riconoscerà perché ha gli occhi azzurri.”
Mr. Potts “Hmmm…”
Catriona “Senza neanche batter ciglio, lei molla tutto, compreso l’uomo di cui si è detta follemente innamorata per oltre quattrocento pagine. Seguono almeno trenta pagine di viaggio, identiche o quasi a quelle dell’inizio.”
Mr. Potts “Hmmm…”
Catriona “Lei arriva alla casa in Patagonia e non la trova più perché è andata distrutta in un incendio doloso, anche se non si capisce il motivo.  Di uomini, poi, manco a parlarne. Strazio e disperazione per dieci-quindici pagine. Però poi lei alza gli occhi al cielo e dice: ‘Grazie, nonna.’ Fine.”
Mr. Potts “Fine?”
Catriona “Già. La storia di Peter e della sorella gemella, l’avventura in Medioriente che ha preso metà libro, lo scambio d’identità fra le due cugine restano in sospeso. Per tacere dell’amica paralizzata a Bruxelles, come ti dicevo.”
Mr. Potts “Hmmm…”
Catriona “Già.”
[Pausa]
Mr. Potts “Be’, un libro così io lo comprerei.”
Catriona scoppia a piangere.

Tags:

04

11 2008

Aspetta, aspetta

[pagina 5]

  • citazione [colta]
  • citazione [camp]
  • citazione [oscuro poeta del XVIII secolo]

[pagina 6]

  • dedica ["A mia cugina"]

[pagina 7]

  • brano evocativo [in corsivo - autore ignoto]

[pagina 8]

  • citazione [canzone rock - 1969]
  • citazione [canzone pop - 1982]
  • citazione [canzone rock (italiana) - 2001]

[pagine 9-11]

  • Ringraziamenti

[pagina 12]

  • “… e a Ciccipucci per tutto.”

Per tutti i fucili di Hemingway, ma lo vuoi cominciare, ’sto libro, oppure no?

Tags: ,

03

11 2008

Nothing more than feelings

Talvolta ho la sensazione che La cognizione del dolore, La luna e i falò e Il grande Gatsby che tengo nel mio ufficio mi guardino con un’aria a metà tra l’offesa e la compassione.

Talvolta mi viene voglia di prendere in mano un libro “sfortunato” e chiedergli: “Si può sapere perché non hai venduto una cippa? E’ colpa mia o è colpa tua? Parliamone, dai. Pacatamente. Serenamente.”

Talvolta vedo un libro che mi piaceva ma che è stato pubblicato da qualcun altro e mi viene da dire alla prima persona che passa: “Compra quello. Vuol dire che la prossima volta, per ringraziarmi, ne comprerai due dei miei.”

Tags:

31

10 2008

Con parole tue

Con la scuola non c’entro più da molto tempo (benché anche lì sia stata spesso a un “secondo piano”. Vedi un po’ il destino).
Mi occupo di parole. Della loro chiarezza, del loro essere adatte al contesto in cui appaiono e soprattutto del loro significato.
Perciò, se leggo un testo, mi chiedo anzitutto: “Cosa vuol dire?”
Vediamo:

Nell’ambito degli obiettivi di contenimento di cui all’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nei regolamenti di cui al relativo comma 4 è ulteriormente previsto che le istituzioni scolastiche costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di ventiquattro ore settimanali. Nei regolamenti si tiene comunque conto delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola.

E interpreto così:

“In seguito a una legge che parla di tagli del 17 per cento del personale della scuola, ogni classe elementare sarà affidata a un unico insegnante, che assicurerà 24 ore settimanali. Il resto sarà gestito dalla singola scuola.”

E sintetizzo:

Meno soldi, meno insegnanti, meno tempo. A meno che non abbiate i soldi.

C’è qualcosa di difendibile in questo?
Non credo.

N.d.R. Lo so, la sto facendo semplice, parziale, affrettata e banale. Perdonatemi: è soltanto un piccolo sfogo.

Tags: ,

30

10 2008

Soltanto oggi (XLIV) [web edition]

Periodico florilegio [commentato] delle chiavi di ricerca che hanno “aperto” il secondo piano

barzellette sulla cavallina [se è storna, le so]
come correggere un refuso stampato [si recuperano tutte le copie e con pazienza, a una a una…]
come faccio a sapere qual’è la mia rune? [che ne dici di "sapere" prima l’ortografia?]
come si scrive in fede su un curriculum [buttati, rischia, osa!]
componenti famiglia moira orfei elenco [se mi dici perché, giuro che te lo trovo]
il testo i still haven’t found what i’m looking for gli u2 a cosa vogliono illudere [eh, i lapsus rivelatori…]
lavorare nell’editoria cosa si fa? [Senti, Gerry, faccio la telefonata a casa]
no alle collette in ufficio [grido di dolore, eh?]
poche righe poetiche adatte ad un messaggio in ufficio [che ne dici di: “Te ne vai o no, te ne vai sì o no?”]
quali canti potrei usare per canto di natale di dickens [la mia mente vacilla]
se invio il mio curriculun via mail lo leggeranno? [non lo saprai mai]
freccia supponente presentazione power point [grazie, è un’immagine bellissima]
horror vacui sfera cavalli [spero per te che sia un sogno]
lettera accompagnamento curricolum come correttore di bozze [dai, riprova]
corretttore bozze curriculum lettera [ehm… ancora uno sforzo] / correttore b ozze lettera curriculum [no, non ci siamo. Ancora una?] / letera correzione bozze [vabbè, ciao]
pagina dove fare equivalenze e poi la correzione [i sogni proibiti di un novenne]
pubblica un annuncio di pappagalli in itali [e poi? Mi lasci così?]
riassunti libri dei tokio hotel [riassunti?? libri??]
relazione capitolo 1 l’ascensore vola troppo in alto del libbro il grande ascensore di cristallo / riasunto in 100 parole del libbro il grande ascensore di cristallo / riassunto completo del libbro il grande ascensore di cristallo / riassunto “grande ascensore di cristallo” [lo stai cercando da mesi, te ne rendi conto?]
ancora fuori di testa come un balcone pero adesso conosco la diagnosi [sicuro sicuro?]
vendo casa con riserva di fare uno o più piani senza dare niente ai sottostanti [mi hanno sempre affascinato le menti diaboliche]

30

10 2008

Prendere/perdere

Avanti il prossimo.
Come sempre, l’ho guardato con diffidenza, l’ho scorso, rapida, sono andata un po’ avanti e un po’ indietro e poi, sì, ho deciso di leggerlo. E, piano piano, scalando pareti di dubbi e di domande, di perplessità e di paure, mi sono vista mentre ne parlavo agli altri, mentre sceglievo la copertina, mentre scrivevo la presentazione, mentre lo difendevo o lo esaltavo, mentre cercavo di staccarlo dalla massa, mentre lo citavo con fintissima disinvoltura a un giornalista…
Così, alla fine… Va bene, lo prendo.
Avanti il prossimo.

Altri in amar lo perde, altri in onori,
altri in cercar, scorrendo il mar, ricchezze;
altri ne le speranze de’ signori,
altri dietro alle magiche sciocchezze;
altri in gemme, altri in opre di pittori,
ed altri in altro che più d’altro aprezze.

Se devo perderlo (e succederà, come succede a quasi tutti), oggi mi va bene perderlo anche in questo modo.

Tags: ,

29

10 2008

Order, red?

Scusate, ma oggi vado particolarmente di fretta (cling! Oh, che bello, è arrivato un altro manoscritto!) e il programma editoriale per il 2010 [sì, il 2010] si stende davanti a me come un terreno roccioso da dissodare). Vi lascio quindi a riflettere su un bell’articolo sulla traduzione che avevo messo da parte e quasi dimenticato. Sarebbe bello trovare un luogo in cui raccogliere tutte le definizioni del mestiere del traduttore…
Ah, già che sono in vena di consigli di lettura, prima o poi procuratevi questo libro: Cesare Pavese, Officina Einaudi. Lettere editoriali 1940-1950, pubblicato da Einaudi. Uno sguardo al mondo editoriale “da dentro”, doloroso come un’operazione chirurgica e tagliente come un diamante. In più, non è che le cose siano granché cambiate, neh?

Tags:

28

10 2008

Occhio di lince drago

“Ah, questo l’abbiamo fatto stampare in Cina.”
“Bello, mi sembra venuto davvero bene. Ci sono stati problemi?”
“No, tutto liscio. Anche se… Be’, sì, è stata un’esperienza un po’ umiliante, in un certo senso.”
“Umiliante? Perché?”
“Noi abbiamo dato il visto si stampi. Abbiamo visto le ciano, insomma, e le abbiamo mandate indietro. E a quel punto è arrivata un’email dallo stampatore.”
“Qualcosa non andava?”
“Ecco… lui… aveva trovato due refusi.”
“Lo stampatore cinese aveva trovato due refusi nel testo italiano?”
“Già.”
“Oh.”

[L'ho sentita per caso a Francoforte, quindi non chiedetemi spiegazioni e/o approfondimenti. Certo che un po' inquieta...]

Tags:

27

10 2008

Pitch

In America e in Inghilterra, all’interno del mondo delle CE, la parola pitch identifica quella descrizione (un po’) a effetto che l’autore (o l’AA o la CE) fa di un libro per “venderlo”. Deve essere chiara, sintetica,  allettante, andare al punto, incuriosire, svelare qualcosa ma non troppo. Un vero tour de force, insomma.
Ecco due pitch diverse per lo stesso, celeberrimo romanzo.

  1. “Murder! Intrigue! An insular circle of wealthy friends play a more and more dangerous game, resulting in deadly consequences for all. A must-read political thriller.”
  2. “A jaded but witty look at the shell-shocked ‘Lost Generation’ after WW1, examining the apathy and nihilism of the age through a clever noir plot and tight minimalist dialogue.”

Non l’avete indovinato? La soluzione è in questo post di Jason Pettus sul blog Authonomy. Se l’avete indovinato, leggetevi lo stesso il post ( e magari date un’occhiata all’intero progetto di Authonomy). Neppure io (!) avrei saputo illustrare così bene “the fine art of the book pitch”.
E poi non dite che non vi svelo i segreti del mestiere, eh?

Tags:

23

10 2008